Molto probabilmente i forti temporali autorigeneranti che per una intera giornata hanno letteralmente devastato il messinese tirrenico, in particolare fra la dorsale peloritana, l’Etna e il sud dei Nebrodi, dove sono caduti sino a 300-400 mm di pioggia, sono stati enfatizzati dalla risalita di un ramo secondario della corrente a getto presente sopra l’entroterra nord-africano. Come avevamo scritto nella serata di ieri, in un precedente articolo, sovente, la presenza di un forte “Jet Stream” nella media-alta troposfera costringe l’aria, quella più vicina alla superficie terrestre, a risalire in modo turbolento verso l’alto, per colmare l’effetto “vuoto” indotto proprio dalle correnti più intense del getto stesso. Proprio per questo motivo alle volte la corrente a getto può rappresentare un fattore fondamentale per lo sviluppo e lo scoppio delle temibili “Supercelle” o degli ormai noti “sistemi temporaleschi a mesoscala”, con la classica forma a V. Questo processo è favorito in seno a impetuosi flussi meridionali (sciroccata) nei medi e bassi strati che raccolgono molta umidità durante il passaggio sopra le ancora calde acque superficiali del mare Mediterraneo. La corrente a getto inoltre determina molto spesso un forte “Wind Shear”, un elemento indispensabile per la costruzione dei sistemi convettivi a mesoscala. In questi casi le imponenti nubi temporalesche che si vengono a formare, alte anche più di 10-12 km, tenderanno ad inclinarsi su se stesse. Tale inclinazione rende la nube potenzialmente più vigorosa, in quanto le correnti ascendenti sono sostituite da quelle discendenti, agevolando in questo modo l’insorgenza del sistema temporalesco autorigenerante dalla tipica forma a V.
In effetti dando una occhiata alle immagini radar e alle moviole satellitari si nota molto bene come alla base dell’esplosione temporalesca, avvenuta proprio tra il crinale dell’Etna, i Peloritani meridionali e i Nebrodi, vi siano tutte le condizioni appena riportate. Inoltre il forte getto da SO, che scorreva in alta quota (tra i 500 e i 300 hpa) sopra il comprensorio etneo-peloritano, convergendo nei bassi strati con il flusso sciroccale da SE in sfondamento dalle valli dell’Alcantara e d’Agrò (vallate lunghe e strette aperte agli umidi afflussi sciroccali dallo Ionio), ha fatto inclinare l’imponente cumulonembo orografico nato sottovento al massiccio dell’Etna, favorendo al contempo una sua estensione verso le coste tirreniche del messinese, fra la zona di Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e Saponara, dove ha continuato a piovere in modo fitto e battente per l’intero pomeriggio fino alla serata successiva, quando il mega temporale si è spostato sulle coste calabresi. In questa situazione l’ammasso temporalesco ha assunto piene caratteristiche autorigeneranti (stazionario), essendo rifornito di continuo da masse d’aria molto umide e instabili, provenienti dal mar Ionio, spinte a gran velocità dall’impetuoso Scirocco che ha battuto i crinali dei Peloritani, con raffiche prossime ai 90-100 km/h. Non per caso il vertice del sistema temporalesca a mesoscala, li dove si concentrano i fenomeni temporaleschi estremi, è rimasto per varie ore pressochè stazionario sopra la dorsale peloritana e l’area del longano, dove si sono scatenati gli eccezionali diluvi monsonici che hanno poi inondato la valle del Mela e le zone limitrofe, con un successivo interessamento dei comuni di Saponara, Monforte, Venetico e Villafranca tirrena. Riguardo alle disastrose esondazioni dei torrenti Longano e Mela (ecc..) bisogna dire che la causa delle ondate di piena è da ricercare nell’enorme mole d’acqua caduta lungo la cintura montuosa che sovrasta l’abitato di Castroreale. Basti pensare che sopra il paese del comprensorio tirrenico gli apporti pluviometrici stimati ammonterebbero ad oltre 400 mm, in meno di 12 ore. Una autentica “valanga d’acqua” riversata tutta di un colpo sui monti Peloritani. Un quantitativo davvero impressionante che può dare una idea di quello che realmente accaduto in questa folle giornata di Novembre.