”Quella del treno deragliato e’ un’immagine impressionante. Lo raccontavo ieri sera al sottosegretario Catricala’ quando sono andato a Palazzo Chigi per riferire dei miei spostamenti e sopralluoghi, e gli ho detto che veramente siamo usciti vivi da sotto un treno”. Lo ha detto il capo del Dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli, oggi in Calabria per l’avvio di un’esercitazione di tre giorni con simulazione di un terremoto. Gabrielli ha sorvolato la zona di Marcellinara, dove martedi’ un treno con 21 passeggeri e’ deragliato subito dopo un ponte che e’ crollato pochi istanti dopo il passaggio del convoglio mentre la Calabria era colpita dal maltempo. ”Quelle ventuno persone che erano nella littorina – ha aggiunto – hanno realmente rischiato la vita ed oggi per una assoluta casualita’ e fatalita’, questa volta in positivo, non contiamo dei morti anche se c’erano tutte le condizioni. Anche li’ di cosa stiamo a parlare? Si e’ consentita l’escavazione, l’asportazione di materiale inerte dal fiume e, ovviamente, nel tempo si sono creati i presupposti per rendere fragile la struttura. Arriva un’onda un pochettino piu’ impegnativa e si porta via la campata principale. Credo che qui ci voglia una seria riflessione su queste cose. In questi ultimi mesi abbiamo avuto degli eventi meteorologici particolarmente significativi. Nel messinese sono caduti 361 millimetri di acqua in 12 ore, quando mediamente in Italia cadono mille millimetri all’anno. La concentrazione in tempi cosi’ ristretti di masse d’acqua cosi’ ha un impatto significativo sui terreni soprattutto se i terreni sono violati, antropizzati in maniera non corretta, cementificati ed i greti dei fiumi sono ristretti oppure, come a Barcellona Pozzo di Gotto, sono addirittura tombati. Basterebbe il buon senso per evitare tutto cio”’. Gabrielli ha poi riferito che il Prefetto di Catanzaro, accompagnandolo oggi in auto, gli ha raccontato che durante l’ondata di maltempo dei giorni scorsi ”un sindaco lo ha chiamato e gli ha chiesto dove fosse la Protezione civile. Ora in Italia se c’e’ un’autorita’ conosciuta di protezione civile quella e’ il sindaco e se il sindaco chiama la protezione civile e’ una corto circuito. Il sindaco e’ giusto che chieda aiuto in un concetto di sussidiarieta’ ma intanto deve essere nella condizione di dare la prima risposta. Allora c’e’ qualcosa che non va e dobbiamo partire dall’abc. Se i candidati sindaci sapessero quali sono le incombenze che ne derivano dall’essere autorita’ di protezione civile forse avremmo anche qualche crisi vocazionale e dovremmo ricorrere all’estero per avere dei candidati”.