Il Canada e’ diventato il primo Stato che si ritira dal Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni inquinanti; e la Cina liquida la decisione come “deplorevole“, giudicandola contraria agli interessi della comunita’ internazionale. Secondo il governo di Ottawa, l’accordo “non funziona” e la ‘piattaforma di Durban’ e’ ormai il cammino verso il futuro. Di ritorno dalla conferenza sui cambiamenti climatici in Sudafrica, il ministro canadese dell’ambiente Peter Kent ha giustificato la decisione con il fatto che il Canada rischiava di pagare sanzioni per 14 miliardi di dollari se rimaneva tra i firmatari del protocollo: “Invochiamo il diritto legale del Canada di ritirarsi formalmente da Kyoto“, ha detto il ministro. L’accordo di Kyoto, firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005, e’ l’unico quadro giuridicamente vincolante mai siglato per frenare l’effetto serra, provocato dalle emissioni inquinanti. In base al Protocollo, il Canada si era impegnato a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 6% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012, ma queste emissioni sono notevolmente aumentate. Arrivato al potere nel 2006, il governo conservatore di Steven Harper aveva apertamente respinto i suoi obblighi e denunciato “l’errore” della firma siglata dal governo liberale che lo aveva preceduto; si era tuttavia impegnato a ridurre le emissioni del 17% entro il 2020 rispetto al 2005, un impegno giudicato dagli ambientalisti notevolmente insufficiente. Kent ha affermato che la piattaforma individuata alla conferenza sul clima a Durban rappresenta “il percorso in avanti“: Kyoto lascia fuori i due principali Paesi emettitori, gli Usa e la Cina, e pertanto -ha ribadito Kent– “non puo’ funzionare” e “non e’ una soluzione globale al cambiamento climatico, piuttosto un ostacolo“.