Un nuovo studio suggerisce che i primi buchi neri supermassicci dell’universo sono cresciuti così velocemente da inghiottire un flusso costante di gas freddo. I ricercatori si sono a lungo chiesti cosa abbia alimentato la rapida crescita di questi enormi oggetti, che erano già massicci poco dopo la formazione delle prime galassie. Il nuovo studio, basato su simulazioni di supercomputer, può fornire a quanto pare una risposta plausibile. Il coautore dello studio Rupert Croft, della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, ha detto in un comunicato 12 dicembre che “è stato incredibile misurare le loro masse e determinarne le dimensioni esatte. E’ senza dubbio un successo per la teoria della cosmologia moderna.” Si pensa che risiedano buchi neri supermassicci al centro della mggior parte, se non in tutte le galassie, compresa la nostra Via Lattea. Recentemente due scienziati hano scoperto che raggiungono una massa pari a 10 miliardi di soli. I buchi neri supermassicci sono esistiti sin dagli albori dell’universo, a soli 700 milioni di anni dopo il Big Bang, dicono gli scienziati (L’universo è nato circa 13,7 miliardi di anni secondo le attuali conoscenze). “Questo è sorprendente” – ammettono gli scienziati, – “in quanto le prime stelle e le galassie si erano appena formate qualche centinaio di milioni di anni prima e rappresentano un vero e proprio mistero”. Alcuni scienziati hanno voluto risolvere questo enigma. Quindi hanno usato supercomputer per eseguire una simulazione su larga scala cosmologica che hanno ricreato il primo miliardo di anni dopo il Big Bang. “Questa simulazione è davvero gigantesca. E ‘la più grande in termini di livello di fisica e di volume effettivo“, ha detto Tiziana Di Matteo, scienziata anch’essa alla Carnegie University. “Lo abbiamo fatto perché eravamo interessati ad osservare i primi buchi neri. Per trovare una risposta al perché siano così rari, è necessario cercare in un più grande volume di spazio“. Normalmente, quando il gas freddo scorre verso un buco nero, si scontra con altri gas della galassia circostante, provocando un surriscaldamento prima di entrare nel buco nero. Questo processo di riscaldamento, mette un freno alla crescita del buco nero un po’ di tempo. Ma le simulazioni del team suggeriscono che i primi buchi neri supermassicci non hanno subito alcun freno alla loro crescita. Piuttosto, i flussi di gas freddo sono stati probabilmente incanalati direttamente nelle loro gole lungo i filamenti che strutturano l’universo, provocando la crescita più veloce di qualsiasi altra cosa nell’universo primordiale. I risultati saranno pubblicati sull’ Astrophysical Journal Letters.