Habibullo Abdussamatof è un docente universitario annoverato tra i più importanti astrofisici russi soprattutto per i suoi studi sul comportamento del sole e le conseguenze sul clima del pianeta. Abdussamatof, infatti, guida il progetto “Astrometria” presso il rinomato osservatorio della Accademia delle Scienze Russa di Pulkovo, a San Pietroburgo, analizzando le misurazioni relative al comportamento del sole. I cicli solari vengono associati da Abdussamatof a variazioni del diametro del Sole. Da essi dipende l’irradiazione Solare Totale (TSI) che, secondo l’esperto russo, determina in modo diretto le temperature sul nostro pianeta e il loro andamento. La periodicità di queste variazioni permette di dar conto delle glaciazioni passate e di prevedere il futuro. Ebbene, secondo il prof. Abdussamatof siamo all’inizio di una glaciazione che raggiungerà un massimo attorno al 2055. Lo scienziato ha spiegato le sue teorie in un articolo intitolato “Bicentennial Decrease of the Total Solar Irradiance Leads to Unbalanced Thermal Budget of the Earth and the Little Ice Age” e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Applied Physics Research. In questa pagina si può trovare una dettagliata descrizione del progetto.
Per la raccolta dei dati, i suoi studi si avvalgono del Service Module del segmento Russo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che permette misure non distorte dall’atmosfera e dall’instabilità della terra. Lo studio ha un obiettivo più ampio: comprendere grazie al Sole, il comportamento delle stelle, e quali siano le variazioni della intensità di radiazione ed del diametro. Un aspetto importante sono le connessioni con la geofisica, la meteorologia, la biologia, la medicina. Infatti tutte le sorgenti di energia tradizionali o rinnovabili, usate dall’umanità sono collegate al sole. La vita sulla terra dipende quasi esclusivamente dalla Irradiazione Solare Totale (TSI). Ogni cambiamento di questo fattore si ripercuote sulla terra e nello spazio ad essa circostante. Il flusso energetico del sole definisce dinamicamente il clima della terra e degli altri pianeti; esso a sua volta è definito dall’area della superficie solare o, in altre parole, dal diametro del sole. Una valutazione esatta delle variazioni del diametro solare è strettamente correlabile alle variazioni nel tempo della TSI ed alle macchie solari.
Il professore ha spiegato che “il bilancio termico annuale nel lungo periodo determinerà in modo affidabile il corso ed i valori sia dell’eccesso di energia accumulata dalla terra che del deficit energetico del budget termico rispetto all’irradiazione solare (TSI), e questo permetterà di predire con largo anticipo l’ampiezza dei prossimi cambiamenti climatici. Dall’inizio degli anni 90 noi osserviamo una diminuzione bicentennale della TSI e della relativa energia assorbita dalla Terra che avrà da ora in poi un bilancio termico negativo che porterà come conseguenza ad una caduta della temperatura fino ad un minimo attorno al 2055”.
Abdussamatof ha anche esaminato il fenomeno del Niño e della Niña, trovando una correlazione coerente con il suo sistema. “I nostri risultati – ha spiegato – indicano che esiste una comune azione del ciclo di 11 anni, e del ciclo bicentennale della TSI sul cambiamento dello stato superficiale e sub-superficiale della parte tropicale dell’Oceano Pacifico. Questa è accompagnata dalla comparsa di correnti calde o fredde (cicli del Niño o della Niña), che influenzano pure il cambiamento climatico. Le caratteristiche da noi 0sservate sul Niño durante gli ultimi 31 anni hanno mostrato cambiamenti in direzione opposta rispetto alle previsioni dei modelli climatici che assumono una importanza predominante dei gas serra”.
Secondo queste previsioni, quindi, il nostro pianeta potrebbe sprofondare in una nuova “piccola era glaciale”. Sarebbe la quinta dell’ultimo millennio, dopo quelle di Wolf nel secolo XIII, di Sporer nel XV, di Maunder nel XVII e di Dalton nel XIX, ad intervalli quasi bicentennali, che confermerebbero la teoria di Abdussamatof. L’aggettivo “piccola” però non ci deve portare a sottovalutare: le conseguenze sarebbero gravissime, come le mostrano esperienze precedenti, segnate da terribili carestie, epidemie, e mortalità diffusa che decimarono molte popolazioni, e costrinsero ad esodi in massa.
Oggi, nel mondo delle tecnologie, probabilmente siamo ancora più deboli e fragili di fronte a simili eventi, anche perchè la propagandistica campagna ormai ultradecennale sui cambiamenti climatici e sul global warming sta portando popolazioni e governi, sia con misure concrete che con approcci psicologici, ad affrontare la “minaccia” di caldo e siccità piuttosto che quella di eventuali glaciazioni con freddi estesi e maggiori nevicate.