Aumento delle temperature atmosferiche e delle acque, riduzione della crescita delle foreste, prolungamento delle stagioni vegetative. Sono alcune conseguenze dei cambiamenti climatici che emergono dal volume ‘La Rete italiana per la ricerca ecologica a lungo termine (Lter-Italia)’, curato da Roberto Bertoni dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Ise-Cnr) di Verbania. Nel volume si descrivono obiettivi e risultati di 22 siti afferenti alla Rete, veri e propri laboratori all’aperto. Si tratta di siti distribuiti su tutto il territorio nazionale e che rappresentano le principali tipologie di ecosistemi del Paese, oltre a due siti remoti in Antartide e in Himalaya, e sono studiati da ricercatori e ricercatrici di Universita’, Corpo forestale dello Stato, istituti del Cnr e altri Enti di ricerca. Lo studio sara’ presentato nel corso della sesta assemblea annuale di Lter-Italia che celebra i primi cinque anni di vita, giovedi’ e venerdi’ prossimi, presso la sede centrale del Cnr, a Roma. “Si possono citare i risultati del progetto internazionale ‘Gloria’ che, ponendo sotto osservazione 764 specie di piante e utilizzando i dati di oltre 130 termometri digitali, ha rilevato una contrazione degli habitat alto montani in 42 vette europee su 60, tra cui alcune vette appenniniche studiate dall’Universita’ del Molise” spiega Giorgio Matteucci dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Cnr, segretario della Rete. “Le serie storiche -spiega Matteucci– indicano che la temperatura minima in quota, nell’arco di dieci anni, e’ aumentata di 0,76°C“.
E se le montagne si riscaldano, gli alberi rallentano la crescita. “Un altro monitoraggio, relativo alle foreste del Tarvisio in Friuli seguite dal Cfs, -prosegue il ricercatore- mostra negli ultimi 5-10 anni un rallentamento del tasso di crescita di circa il 27% rispetto al periodo 1995-2000, dovuto agli stress climatici e in particolare alla minore piovosita‘”. “Risultati -dice lo scienziato- confermati dalla diminuzione dell’assorbimento di CO2 nelle annate secche, rilevata nella foresta abruzzese di Collelongo“. “Va anche segnalata -continua Matteucci– la tendenza al prolungamento delle stagioni vegetative, evidenziata nella faggeta abruzzese e in un lariceto della Val d’Aosta monitorato da Arpa e Universita’ di Torino“. “Anche il Lago Maggiore sta cambiando” sottolinea Roberto Bertoni, vice coordinatore della rete Lter-Italia. “Negli anni ’70 -spiega- era affetto dall’eutrofizzazione. Oggi, in seguito all’entrata in funzione di numerosi impianti di depurazione, la concentrazione di clorofilla si e’ ridotta di circa il 60%. La temperatura degli strati d’acqua superficiali e profondi, tuttavia, dal 1980 e’ salita progressivamente“. La tendenza al riscaldamento e’ ben visibile in mare. “Lo mostrano -riferisce Bertoni– i dati raccolti dal 1991 dall’Universita’ di Genova, sulla temperatura di superficie delle acque del Promontorio di Portofino, e quelli dell’Istituto di scienze marine del Cnr relativi all’Alto Adriatico“.
Lter-Italia celebra i primi cinque anni di vita. I 22 siti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e rappresentano le principali tipologie di ecosistemi del Paese, oltre a due siti remoti in Antartide e in Himalaya, e sono studiati da ricercatori e ricercatrici di Università, Corpo forestale dello Stato, istituti del Cnr e altri Enti di ricerca.