Il mondo e’ sulla buona strada per aumentare la temperatura media globale di 3,8-4,2 gradi, a lanciare l’ennesimo allarme e’ Artur Runge-Metzger direttore per la strategia climatica e dei negoziati internazionali della Commissione europea, durante una tavola rotonda tenuta nei giorni scorsi nella capitale belga e che ha visto riuniti esperti internazionali provenienti da tutto il mondo. Provocatoriamente, rivolgendosi ai rappresentanti statunitense e giapponese, il funzionario europeo ha chiesto cosa stessero facendo per preparare i cittadini e le industrie nei loro Paesi ad adattarsi ad un innalzamento della temperatura di 4 gradi nei prossimi decenni. La provocazione non era casuale, infatti il Giappone ha rifiutato di sottoscrivere una seconda tornata di impegni conseguenti all’applicazione del protocollo di Kyoto, mentre gli Stati Uniti il trattato non lo hanno ancora ratificato. La replica dei rappresentanti dei due Paesi chiamati in causa non si e’ fatta attendere, il rappresentante giapponese Jun Arima ha risposto di avere seri dubbi sull’efficacia delle misure in discussione mentre Dale Eppler, il rappresentante Usa ha replicato di non essere a conoscenza di studi che prevedano innalzamenti della temperatura cosi’ significativi per gli Stati Uniti ed ha poi affermato che c’e’ “una notevole opposizione (negli Usa) a lavorare sulla politica climatica e membri del Congresso hanno anche bloccato dei tentativi di istituire un servizio di monitoraggio sul clima“.
Lo scorso anno un rapporto della Royal Society ha evidenziato come un innalzamento della temperatura di 4 gradi sia probabile in diverse aree del pianeta, questo comporterebbe l’inaridimento, con conseguente impossibilita’ di utilizzazione, di vastissime aree agricole, un aumento del livello del mare di circa 2 metri e l’estinzione del 40% delle specie, tra vegetali ed animali, del mondo. Il tutto accompagnato da severe siccita’ ed incendi devastanti. Runge-Metzger ha detto anche di dubitare che gli Stati Uniti possano arrivare all’autosufficienza energetica nel 2030 grazie allo shale gas che permettere anche di arrivare ad una significativa riduzione delle emissioni.