Sono avvenuti sulla stessa placca del terribile sisma di magnitudo 9 dell’11 marzo 2011, i terremoti che hanno colpito oggi il Giappone, classificati dal Servizio per la sorveglianza geologica degli Stati Uniti (Usgs) come di magnitudo 6,9 e 5,7. La scossa piu’ intensa, avvenuta alle 9,08 di questa mattina a nord-est, nella prefettura di Honshu, e’ stata seguita a breve distanza da tre repliche piuttosto forti (una di magnitudo 6.1 alle 10,49, di magnitudo 5.7 alle 10,57 e una terza di magnitudo 5,4 alle 11,40). E’ su questa che i sismologi stanno concentrando l’attenzione in queste ore. Studi recenti hanno infatti permesso di ricostruire che il terremoto dell’11 marzo fu preceduto due giorni prima da una scossa intensa, di magnitudo 7.3. Questa avrebbe contribuito a far raggiungere un livello di tensione tale da scatenare il terremoto principale, con la rottura della faglia per oltre 500 chilometri. E’ stato cioe’ un foreshock, come i sismologi definiscono i terremoti che precedono un terremoto di intensita’ maggiore. ”Sarebbe interessante sapere se questo terremoto possa essere il foreshock di un terremoto piu’ intenso nel nord”, osserva il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Che prima o poi possa avvenire un violento terremoto nella parte piu’ settentrionale del Giappone, l’isola di Okkaido, i sismologi se lo aspettano sulla base dei dati storici: per questo guardano con interesse al terremoto avvenuto questa mattina. Considerando invece le due scosse principali di oggi, il primo dato evidente e’ che sono avvenute alle estremita’ nord e sud della faglia di 500 chilometri che si e’ rotta un anno fa. ”Generalmente – prosegue il sismologo – ad un terremoto violento come quello dell’11 marzo 2011 seguono nei primi mesi repliche di intensita’ notevole, poi queste cominciano a diradarsi e a spostarsi a nord e sud della faglia”. Tuttavia, rispetto al terremoto di un anno fa, quelli di oggi sono avvenuti al fuori della zona nella quale la placca del Pacifico scivola sotto la placca del Mar del Giappone, nel processo chiamato di subduzione. ”Prima del punto in cui la Placca del Pacifico – spiega Amato – si infila sotto quella del Mar del Giappone c’e’ una cresta nella quale avvengono terremoti normali”, ossia generati da un meccanismo diverso da quello di subduzione.