In Italia sono state individuate 36 diverse zone sismogenetiche nelle quali, statisticamente, si originano circa 2.000 terremoti l’anno aventi magnitudo superiore ai 2.5 gradi Richter. Di questi, almeno uno all’anno è sopra la soglia del danno significativo, compreso quindi tra 5 e 6 gradi e uno ogni 10-20 anni è gravissimo, tra 6 e 7 gradi Richter.
È quanto affermano i geologi italiani che tornano a ribadire l’importanza degli studi di micro zonazione sismica. “4.600 morti, 500.000 senza tetto e 150 miliardi di euro spesiper il dopo emergenza negli ultimi 40 anni – ha affermato Giovanni Calcagnì del Consiglio nazionale dei geologi (Cng) – . Adesso però qualcosa si sta muovendo. Sul fronte della prevenzione sismica nel nostro Paese è in attoun’importante iniziativa su tutto il territorio nazionale,coordinata e controllata dal Dipartimento Nazionale Protezione Civile, per finanziare il rafforzamento degli edifici strategici e procedere alla realizzazione degli studi di microzonazione sismica a scala comunale dell’intero territorio italiano”.
Il progetto nazionale, che riceve dunque il pieno apprezzamento del Consiglio nazionale dei geologi, si ripromette di individuare e quantificare le amplificazioni sismiche dei siti, oltre che mappare i luoghi in cui, in caso di terremoto, si potrebbero verificare fenomeni amplificativi del danno, quali frane sismicamente indotte, sprofondamenti, liquefazione dei terreni di fondazione degli edifici.
“È un passo in avanti – ha detto Gian Vito Graziano , presidente del Cng – per una nazione come l’Italia dove, entro il 2016, si investiranno 960 milioni di euro per interventi di rafforzamento emiglioramento sismico degli edifici e infrastrutture strategiche, per l’attuazione dei piani diprotezione civile e per la microzonazione sismica. Risorse pari tuttavia solo all’1% di quanto si stima occorrerebbe per mettere in sicurezza sismica il Paese”. Secondo i geologi bisogna quindi fare di più e, per questo, rivolgono un ennesimo appello alle istituzioni affinché si possa accelerare sulla prevenzione dal rischio sismico.
La vulnerabilità sismica italiana è soprattutto quella dei fabbricati esistenti, edificati fino agli anni Ottanta, che in genere sono stati progettati e realizzati senza criteri antisismici o in zone spesso geologicamente poco idonee. Oltre al miglioramento dell’edificato esistente e alla microzonazione sismica, secondo i geologi, sono fondamentali i Piani Comunali di Protezione Civile e la loro corrispondenza con i reali rischi del territorio locale, l’adeguatezza delle strutturee delle connessioni fisiche degli edifici e delle aree deputate a svolgere funzioni strategiche operative in caso di emergenza e l’educazione sismica della popolazione. “In tal senso bisogna impegnarsi molto – ha concluso Graziano – e soprattutto i Comuni devono agire, poiché, oltre al rischio sismico vi è da gestire quotidianamente, localmente, il pesantissimo dissesto idrogeologico del nostro Paese”.