In questi giorni di diluvi e terremoti nell’Emilia proviamo ad alleggerire per un momento i pensieri parlando del clima e dei proverbi regionali.
Parlare di Emilia-Romagna è parlare di tante realtà climatiche e geografiche, essendo la Regione estesa da Est a Ovest per centinaia di chilometri, praticamente dal mar Ligure (cui non giunge per una manciata di chilometri) all’Adriatico. Attraversata dal Po e caratterizzata per gran parte dalla pianura Padana, non manca di alti monti, che bordano quasi tutta la parte meridionale. A Est poi risente dell’influsso del mare Adriatico e, in misura ancora maggiore, degli sbuffi gelidi che spesso giungono tramite la porta della bora e si sfogano prima sul mare e sul Veneto.
Il proverbio che prendo in esame è relativo al bolognese, nel cuore della Regione: “Quand che al nuval al va a Bulogna e piòv c’un s’vargogna!”. In italiano significa: quando le nuvole vanno verso Bologna è segno di pioggia abbondante.
Per capire se questo proverbio “predice” il tempo dobbiamo prima chiederci da dove le nubi provengono. E’ chiaro che non avrebbe senso dire che da qualunque zona venissero le nubi allora pioverà. Ma qui ci si riferisce verosimilmente alle nuvole del tipo cumulonembo che giungono dal vicino Appennino bolognese, visibili anche da lontano, dalla pianura. In tal caso il proverbio rappresenta una giusta osservazione: se le nuvole non si limitano a torreggiare sulle montagne è segno che l’instabilità è in aumento, oppure che i venti stanno spostando le nubi verso la città. In ogni caso, si tratta di una situazione che verosimilmente porterà la pioggia anche in diverse altre zone pedeappenniniche e di pianura, alleviando magari le calde e afose giornate estive (i cumuli sono caratteristici della stagione calda).
A proposito di caldo afoso, l’Emilia-Romagna è caratterizzata da estati calde, prolungate, spesso afose, interrotte da temporali di forte intensità e a volte grandinigeni e accompagnati da tornado. Un clima tecnicamente sub-continentale, tendente al litoraneo verso l’Adriatico, che non influisce significativamente a causa della sua ristrettezza. Gli inverni sono freddi e spesso nevosi, sia per i fronti occlusi che spesso lasciano il resto del Nord sotto il cielo sereno ma che riescono a giungere da Est/Sud-Est (“ritornante”) fino a causare nevicate abbondanti fino al bolognese. In altri casi è il cuscino freddo delle aree fra Piacenza e Parma che genera generose nevicate e giornate di ghiaccio a determinare parti lunghe di inverni. Un comune denominatore invece è la nebbiosità elevata.
Le precipitazioni sono fra 650 e 800 mm, fino a 2000 mm sull’Appennino. La nevosità comunque diminuisce in generale spostandosi dall’alto a basso Appennino e da Ovest verso Est.
Il clima Appenninico è ovviamente variabile in funzione dell’altitudine fino a montano.
Bologna, il capoluogo, presenta una media di 670 mm di pioggia in 74 giorni, di cui 208 mm in autunno, la stagione più piovosa. Notiamo anche una media delle massime superiore ai 30 gradi (30,4°C in luglio) e una media delle minime inferiore allo 0°C (-0,5°C in gennaio) a confermare la continentalità di gran parte della Regione.
- Nadèl al sòl, Pascua aj stis (Parma): Natale al sole, Pasqua al tizzone
- Aria ed satta, fa rimpir la pazza: (l’aria da Nord fa riempire la pozzanghera)
- Zéeirc’ avsén, aqua luntèna (bologna): cerchio vicino, pioggia lontana
I dati di questo articolo sono tratti ampiamente dal libro “Rosso di sera” di Marcello Poggi e Rino Cutuli. Ulteriori informazioni sul sito http://www.prontometeo.it