”Ben 3 milioni di persone abitano in zone ad alto rischio sismico, 21 milioni quelle che abitano in zone a rischio medio. Le zone ad elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale. I comuni potenzialmente interessati da un alto rischio sismico sono 725, quelli a rischio medio sono 2.344. Gli edifici che si trovano in zone a rischio sismico sono poco piu’ di 6 milioni mentre le abitazioni sono piu’ di 12 milioni. In Em,ilia Romagna la popolazione residente in aree potenzialmente a rischio sismico e’ di 1.308.443 abitanti”. Questi sono dati del rapporto Terra e Sviluppo del Consiglio Nazionale dei Geologi (Cng) che sono stati diffusi oggi da Gian Vito Graziano, il presidente del Cng, intervenendo sul terremoto verificatosi in Emilia Romagna. I geologi, nel rilevare che ”in Italia i terremoti sono circa 2.000 l’anno”, puntano l’accento su un aspetto fondamentale riguardante l’Italia: ”il nostro e’ un Paese sismicamente vulnerabile, con edificati in larga parte ancora poco idonei a resistere bene ai terremoti e/o ubicati in zone geologicamente poco idonee. Il 60% degli 11,6 mln di edifici italiani a prevalente uso residenziale e’ stato realizzato prima del 1971 mentre l’introduzione della legge antisismica per le costruzioni in Italia e’ del 1974”. Le regioni a maggiore rischio sismico, rileva Graziano, ”sono la Sicilia con 22.874 Kmq con 4.665.992 residenti in aree potenzialmente a rischio sismico, la Calabria con 15.081 Kmq e 2.009.330 residenti, la Toscana con 14.408 Kmq di aree a potenziale rischio sismico e 2.768.539 residenti e la Campania con 12.319 Kmq e 5.318.763 residenti in aree a potenziale rischio sismico”.
I geologi rivolgono un ennesimo appello alle istituzioni affinche’ si possa accelerare sulla prevenzione dal rischio sismico. Ad affermarlo in una nota e’ sempre Graziano, il presidente del Cng, intervenendo sul terremoto verificatosi in Emilia Romagna. ”La vulnerabilita’ sismica Italiana -sottolinea- e’ soprattutto quella dei fabbricati esistenti, edificati fino agli anni ottanta, che in genere sono stati progettati e realizzati senza criteri antisismici e/o in zone spesso geologicamente poco idonee dal punto di vista sismico. Si tratta di percentuali rilevantissime di edificato che, in ogni comune di ogni regione italiana (esclusa forse solo la Sardegna), pesa come un macigno sul ischio sismico attuale. Prendiamone atto e sensibilizziamo l’opinione pubblica, i politici ad essere consapevoli della situazione”. In Italia, rileva Graziano, ”dobbiamo accelerare con la microzonazione sismica su tutto il territorio nazionale che e’ uno strumento consolidato e cercare di affrontare anche un problema legato al passato riguardante la sicurezza sismica di quegli edifici costruiti prima della legge del 1974”. Prevenzione sismica dunque ”sempre piu’ necessaria e coerente”, sottolinea Graziano. ”Bisogna impegnarsi molto, e soprattutto i comuni devono agire, poiche’, oltre al rischio sismico vi e’ da gestire quotidianamente, localmente, il pesantissimo dissesto idrogeologico del nostro Paese”.