Ricordate il film ‘The Day After Tomorrow’ e le furiose tempeste di neve e ghiaccio che colpivano l’Europa e il Nord America? La causa, nel set cinematografico, era lo scioglimento dei ghiacci che, facendo diminuire la salinità dell’oceano Atlantico, rallentavano la Corrente del Golfo.
Oggi un prestigioso studio scientifico disegna uno scenario molto simile, per una causa analoga seppur non proprio identica. Infatti Cornell Charles H. Greene, professore di scienze della terra e dell’atmosfera, e Bruce C. Monger, ricercatore di scienze meteorologiche, hanno pubblicato nel numero di giugno della rivista Oceanography il loro studio spiegando che “tutti pensano ai cambiamenti climatici dell’Artico, certi che questo fenomeno a distanza avrà scarso effetto sulla nostra vita quotidiana. Ma ciò che sta succedendo nella regione artica cambierà il clima nelle nostre zone!” In sostanza i due esperti spiegano che il global warming provoca un maggiore scioglimento del ghiaccio marino del polo nord durante l’estate, esponendo la scura acqua dell’oceano alla luce solare. Questo provoca un maggior assorbimento della radiazione solare e il calore in eccesso viene rilasciato in atmosfera, soprattutto durante l’autunno, facendo crollare le temperature e i valori di pressione proprio tra l’Artico e le medie latitudini dell’emisfero nord. Secondo gli scienziati, ciò provocherebbe un indebolimento dei venti associati al vortice polare e alla corrente a getto, consentendo così all’aria fredda di proiettarsi molto più spesso alle basse latitudini, com’è già successo negli ultimi tre inverni in modo a volte drammatico, in termini di freddo e neve, sull’Europa e sul nord America.
Le osservazioni più recenti presentano una nuova svolta alla oscillazione artica: “quello che sta succedendo ora è che stiamo cambiando il sistema climatico, in particolare nella regione artica, e che sta aumentando le probabilità per le condizioni AO negative, che favoriscono invasioni di aria fredda e gravi tempeste meteorologiche invernali a latitudini più basse” ha detto Greene.
Inutile ricordare quanto accaduto a febbraio in Europa, o lo scorso anno a dicembre negli Usa e sulle isole Britanniche. Greene e Monger ha fatto notare che, però, il loro studio viene pubblicato subito dopo uno degli inverni più caldi negli Stati Uniti orientali, quello concluso pochi mesi fa. “E ‘una grande dimostrazione della complessità del nostro sistema climatico e di come vari elementi influenzano i nostri modelli climatici regionali“, ha detto Greene. In una regione particolare, molti fattori possono infatti avere un’influenza, tra cui il fenomeno del Niño e della Niña nell’oceano Pacifico. Ma gli esperti hanno spiegato che ogni regione ha un clima a sè e che se è vero, da un lato, che negli Usa è stato un inverno molto caldo, è anche vero che l’Alaska e l’Europa hanno avuto freddo e neve da record e che, nel suo complesso termico globale, il mese di marzo 2012 è stato il marzo più freddo degli ultimi 13 anni! “Ed è questo che ci dobbiamo aspettare per il futuro – conclude Green – con tempeste invernali, freddo e abbondanti nevicate sempre più frequenti nel nord America e in Europa“. Proprio come in The Day After Tomorrow…