Dopo la brutta fama, l’apertura verso il mondo: le favelas di Rio de Janeiro, in cui vive il 20% dei cittadini di Rio, 1 milione e 300 mila persone, sono entrate nel progetto di riqualificazione sociale e urbana e cominciano ad attrarre anche investimenti immobiliari, anche di italiani. C’e’ infatti chi sceglie di investire nel mattone di queste citta’ nella citta’ che, in alcuni tratti, offrono una vista mozzafiato. Come Stefano, 36 anni, di Catania, che ha comprato 100 metri quadrati per circa 70mila euro. ”Ho scelto di vivere qui”, racconta. L’Italia e’ in prima linea in questa riqualificazione. Il progetto e’ tutto in chiave ambientale e a sponsorizzare una parte di investimento e’ il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Ci lavorano architetti e ingegneri italiani che affiancano quelli brasiliani. L’occasione per andare a vedere l’avanzamento del progetto e’ il summit Onu sullo sviluppo sostenibile, Rio+20. La scelta e’ caduta sulla favela Chapeu Mangueira e Babilonia dove vivono 4.000 persone. Tutte le strade di accesso sono state murate per impedire entrate ”indesiderate”. Ne e’ rimasta una pedonale, che si apre in un vicolo strettissimo con una ripida scalinata, e una strada viaria solo per i mezzi da lavoro o di soccorso. Le auto nella favela sono off limits. Non c’e’ traffico, non c’e’ inquinamento e le case sono adatte per ristrutturazioni ‘verdi’. Per questa favela sono stati stanziati 25 milioni di dollari. ”Stiamo cercando di individuare insieme con il comune di Rio de Janeiro – ha detto il ministro Clini durante il sopralluogo nella favela – alcuni progetti pilota da realizzare che sono dimostrativi per far vedere in che modo si possono utilizzare nella ristrutturazione di questo sito tecnologie sostenibili, leggere, poco costose che rispettano il contesto ambientale. Abbiamo gia’ speso circa 300 mila euro ma stiamo allocando risorse per circa 6 milioni di euro per realizzare progetti pilota”. Entrare in una favela fa effetto. Le strade sono piccole e strette. Spesso tortuose. L’asfalto quasi non esiste. Si respira un’aria di una comunita’ unita. A Chapeu Mangueira e Babilonia sono in corso lavori edili importanti. Tra questi il primo edificio di edilizia pubblica del Brasile costruito con tecniche tutte sostenibili: dall’efficienza energetica e quindi isolamento termico dal caldo, all’energia con pannelli solari e all’uso di materiali green. A portare su per le scale ripide i materiali che servono una lunga fila di ragazzi con i pesi sulle spalle. Non esistono ascensori o altre forme di aiuto. La mobilita’ e’ a piedi. La favela nasce in alto, proprio a ridosso della montagna ricoperta da una rigogliosa foresta dove un tucano si aggira indisturbato. Le case poi degradano fino in basso e lambiscono i confini dei quartieri che si affacciano sul quartiere Leme che divide la favela dalla spiaggia di Copacabana. Il progetto di riqualificazione rientra in un piano piu’ ampio del comune di Rio chiamato ‘Morar Carioca” (abitare carioca) che in 20 anni, dal 2000 al 2020, prevede uno stanziamento di 4 miliardi di dollari. Il Progetto sperimentale di riqualificazione della Favela Chapeu Mangueira e Babilonia, promosso dal ministero Italiano dell’Ambiente in collaborazione con la Prefettura di Rio del Janeiro, e’ curato da Marco Casamonti e Massimiliano Giberti (docenti della Facoltà di Architettura di Genova)