La prevenzione contro i terremoti ”e’ per ora impossibile anche se va insistentemente perseguita”, ma gli esempi dell’Emilia dimostrano quanto sia ”preoccupante l’atteggiamento degli amministratori: non c’e’ nessuna giustificazione possibile per le deroghe che essi concedono alla corretta edificazione, peggio se nei luoghi dove il rischio sismico e’ particolarmente frequente e, spesso, devastante”. E’ questa la posizione dell’Accademia dei Lincei, che oggi ha chiuso l’anno accademico con una relazione tecnica del geologo Annibale Mottana sulla realta’ geologica italiana. ”Il nostro Paese -ha detto tra l’altro Mottana– non ha fin qui dimostrato di saper coniugare la prevenzione dai rischi naturali con il suo sviluppo, soprattutto urbanistico. Ce lo insegnano le recenti esperienze dell’Aquila e dell’Emilia. E la giurisprudenza non aiuta: che senso ha applicare il principio del ‘diritto acquisito’ per evitare la messa a norma degli edifici, quando sono le costruzioni antiche e anche quelle recenti, ma costruite prima dell’estensione a una certa zona delle norme del rischio sismico, le prime a crollare uccidendo abitanti e lavoratori”. Secondo i Lincei, tuttavia, non sono solo i terremoti a preoccupare: anche il rischio geochimico puo’ riservare amare sorprese. ”I valori europei di soglia massima oggi in vigore -spiega Mottana– sono assolutamente arbitrari, perche’ derivano da parametri statistici determinati nell’Europa del nord, non applicabili alla nostra realta’. In Italia, a fronte di un rischio subdolo e silenzioso, anche se diffuso e continuo, manca una conoscenza estesa e capillare del fenomeno. Recentemente, questo rischio si e’ ripetutamente manifestato: per l’arsenico nelle acque potabili, ma anche per altri tenori di elementi chimici tossici rari come berillio, vanadio e cromo nei suoli. Che fa ora lo Stato? Poco, quasi nulla”, conclude Mottana.