Infuriano le polemiche dopo che la Commissione Grandi Rischi della protezione civile, qualche ora fa, ha inviato una relazione al capo della Protezione Civile Gabrielli e al premier Monti sulla crisi sismica in corso in pianura Padana.
Andiamo per gradi e proviamo a capire innanzitutto COS’E’ LA COMMISSIONE GRANDI RISCHI – La Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del Capo Dipartimento e dare indicazioni su come migliorare la capacita di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi. Oggi i componenti della Commissione sono, per quanto riguarda l’ufficio di Presidenza, il Presidente Emerito on. Giuseppe Zamberletti, il Presidente prof. Luciano Maiani e il Vicepresidente prof. Mauro Rosi. I referenti di settore sono: il prof. Domenico Giardini per il settore del rischio sismico, il prof. Vincenzo Morra per il settore del rischio vulcanico, il prof. Franco Siccardi per il settore dei rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana, l’ing. Francesco Russo per il settore rischi chimico, nucleare, industriale e trasporti e il dott. Roberto Caracciolo per il settore del rischio ambientale e degli incendi boschivi.
Vediamo adesso COS’HA DETTO DAVVERO OGGI LA COMMISSIONE IN MERITO AL TERREMOTO IN PIANURA PADANA: “Non esistono a tutt’oggi – hanno spiegato gli esperti che compongono oggi la commissione – metodi scientifici attendibili di previsione dei terremoti nel breve periodo. Tuttavia la conoscenza del sottosuolo (le ‘faglie’) e gli eventi che si sono succeduti dal 20 maggio in poi permettono di formulare alcuni orientamenti per l’evoluzione futura“. La Commissione ha dunque fornito “le seguenti interpretazioni sugli elementi principali della possibile evoluzione dei fenomeni sismici in corso: nei segmenti centrale e occidentale della struttura che hanno gia’ registrato gli eventi di maggiori dimensioni – tra Finale Emilia e Mirandola – le scosse di assestamento stanno decrescendo in numero e dimensione; nel caso di una ripresa dell’attivita’ sismica nell’area gia’ interessata dalla sequenza in corso, e’ significativa la probabilita’ che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza; non si puo’ altresi’ escludere l’eventualita’ che, pur con minore probabilita’, l’attivita’ sismica si estenda in aree limitrofe a quella gia’ attivata sino ad ora“. La sequenza in Emilia, prosegue il documento della Commissione grandi rischi, “ha sollevato interrogativi nell’opinione pubblica sull’adeguatezza della mappa di pericolosita’ sismica usata per la normativa antisismica”. A questo riguardo la Commissione “nota che alla zona colpita dai recenti sismi era stata assegnata una magnitudo massima attesa di 6.2, e che i valori registrati dello scuotimento del terreno sono compatibili con i valori della mappa; a tutt’oggi non ci sono pertanto elementi per concludere che la sequenza sismica emiliana si collochi al di fuori della normativa vigente“. Nel commentare l’estensione e la tipologia dei danni osservati, la Commissione inoltre “nota che la maggior parte del patrimonio edilizio e’ stato costruito prima dell’aggiornamento della classificazione sismica avviato con l’ordinanza della Protezione civile 3274 del 2003. La migliore strategia per una efficace azione di prevenzione consiste in azioni mirate alla riduzione della vulnerabilita’ del patrimonio edilizio“. Insomma, parole semplici, chiare e assolutamente condivisibili.
IL FOLLE PROCESSO DI L’AQUILA CONTRO GLI ESPERTI “CHE NON HANNO PREVISTO IL TERREMOTO” – Sicuramente, però, fino a tre anni fa ed esattamente fino al drammatico terremoto di L’Aquila, nessuno si sarebbe mai sognato di diffondere una relazione del genere, già di per sè un pò allarmistica con la scontata considerazione che poi, dapprima, in parte i mass-media e infine soprattutto la gente, tende sempre a ingigantire ulteriormente ogni tipo di notizia. L’elemento che provoca, più di ogni altro, una grande difficoltà negli esperti a “tranquillizzare” la popolazione è senza ombra di dubbio il folle processo in corso a L’Aquila, dove la sete di “responsabili” voluta dalla gente dopo che 309 persone sono rimaste uccise dai crolli delle abitazioni in quella tragica notte del 6 aprile 2009, ha portato i magistrati a indagare i 7 componenti della Commissione grandi rischi di allora, che sono poi addirittura stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gnagnarella, con l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni in relazione agli eventi legati al terremoto. Gli accusati sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione grandi rischidi allora, Bernardo De Bernardinis, già capo del settore tecnico del Dipartimento di protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gianmichele Calvi, direttore di Eurcentre e responsabile del progetto C.a.s.e, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di protezione civile. La loro colpa? In sostanza, è quella di non aver previsto i terremoti. Ed ecco perchè oggi gli esperti sono restii ad annunciare frasi tranquillizzanti.
METTIAMOCI D’ACCORDO – Ma, come sempre, ci sono polemiche. Allora dovremmo metterci un pò tutti d’accordo. Poco ci manca che, adesso, il magistrato di turno apra un fascicolo per “procurato allarme” contro la Commissione Grandi Rischi di oggi. Sarebbe l’assurdo! E intanto la gente parla, chiacchiera, si incazza … ma è mai possibile che in Italia non ci va mai bene nulla? Se gli esperti non prevedono un terremoto, è colpa loro che non l’hanno previsto. Se dicono che potrebbe verificarsi, sono degli allarmisti. Dove sta la verità? L’unica realtà, come hanno spiegato bene tutti gli esperti interpellati, è che i terremoti non si possono prevedere con precisione, e che l’unica cosa che sappiamo è quali sono le zone altamente sismiche, e quelle cioè dove possono verificarsi le scosse più forti e distruttive. Non è possibile sapere quando in modo preciso, ma i dati storici non lasciano alcun dubbio: in molte zone del nostro Paese, prima o poi, il forte terremoto arriverà. Com’è arrivato a L’Aquila, com’è arrivato in Emilia. Anche altrove. E sono cose che sappiamo sempre, e che non dobbiamo dimenticare mai, anche quando passano i periodi in cui ci sensibilizziamo emotivamente perchè viviamo nuove tragedie analoghe. In realtà assistiamo a situazioni davvero paradossali; in Italia siamo così tanto presuntuosi da credere di saperne più degli esperti, persone preparate che hanno studiato con grandi sacrifici e dedicato la loro vita alla scienza. Ce ne accorgiamo anche dai commenti nei nostri articoli e nella nostra sempre più seguita pagina di facebook: quando gli scienziati spiegano, in modo dettagliato, inequivocabile e con contenuti precisi, che – ad esempio – questi terremoti non possono essere provocati in alcun modo da attività umane come l’estrazione di gas e petrolio, c’è sempre chi risponde accusandoli di menzogne e falsità, come se avesse la verità infusa pur non avendo compiuto studi specifici in merito. E quando uno scienziato spiega a che punto è la scienza sulle previsioni dei terremoti, gli si dà addosso allo stesso modo. Se un esperto dice di star tranquilli perchè lo sciame sismico si sta attenuando, c’è chi lo accusa di eccessiva leggerezza mentre al suo collega che dice che “ci potrebbero essere altre scosse”, gli si dice che è troppo pesante. Ma allora mettiamoci d’accordo una volta per tutte: proviamo ad essere meno presuntuosi e ad affidarci a chi, in ogni materia, sicuramente ne capisce più di noi.
IL PROBLEMA NON SONO I TERREMOTI – Una cosa che si fa fatica a capire nel nostro Paese è che i terremoti non sono un problema in sè. Il problema siamo noi esseri umani, e soprattutto la nostra mentalità fatalista, tipicamente italiana, che ci porta ad avere la memoria corta, a dimenticarci di fare le cose per bene salvaguardandoci e tutelandoci. I terremoti non uccidono, non sono un problema perchè sono un fenomeno naturale che sempre si ripete e a cui dovremmo solo adattarci. Il problema non sono le scosse, il problema sono le costruzioni fatte male. Chi muore per il terremoto muore sotto le macerie della propria casa o di un qualsiasi edificio che non regge, nella nostra Italia, a terremoti di magnitudo 5.5/6.0, che non sono terremoti “forti” su scala globale. In moltissimi altri Paesi del mondo, dagli Stati Uniti d’America al Cile, dal Giappone alla Nuova Zelanda, dall’Australia all’Indonesia, scosse così fanno appena il solletico, ma neanche con magnitudo superiori a 7 si muore. Addirittura con violentissimi terremoti superiori a magnitudo 8, in Cile o Giappone, ci sono stati solo pochi danni e niente vittime. Ma allora lo vogliamo capire che il problema non sono le scosse, ma gli edifici costruiti senza rispetto dei criteri e delle tecnologie antisismiche? Se proprio dobbiamo trovare colpevoli e responsabili da mettere alla gogna, prendiamocela con chi costruisce male e con chi – quindi a partire dagli stessi cittadini – se ne infischia dell’aspetto antisismico della casa in cui va a vivere, pensando invece per giorni al colore della facciata, all’architettura della villetta, al tipo di piastrelle, agli infissi e alle serrature. Che poi crollano in un istante se non si bada agli elementi ingegneristici fondamentali per un territorio antisismico com’è gran parte del nostro Paese.
Se inizieremo a costruire bene, i terremoti non saranno più un problema e non ci faranno più paura.