Il numero di luglio di GeoItalia, di cui pubblichiamo un estratto in coda all’articolo in formato .pdf, è dedicato alle scienze della terra e in modo particolare ad alcune interessanti riflessioni sui temi più moderni e discussi nelle ultime settimane, dopo il terremoto in Emilia Romagna.
Innanzitutto un bellissimo editoriale di Cesare Roda, intitolato “Comunicazione e informazione”, pone alcune tematiche molto importanti spiegando che “La capacita acquisita dall’uomo di intervenire sulla natura si è grandemente accresciuta nel secolo appena trascorso, sino a raggiungere dimensioni comparabili con quelle dei processi naturali. Da questa constatazione consegue questo corollario: quando si intraprendono attività che hanno un forte impatto sulla natura è necessario che gli scienziati, in particolare gli scienziati della Terra, forniscano modelli previsionali sulle conseguenze che potranno derivare da queste attività. I modelli previsionali possono essere recepiti solo se esiste un substrato di informazione diffusa, o forse sarebbe meglio dire di conoscenza diffusa o, ancora meglio, un substrato di cultura scientifica. Ne discende una conclusione: deve essere promossa la diffusione della conoscenza scientifica in modo che la stessa diventi un patrimonio comune, cioè diventi cultura”. […] Perché la scienza entri nel patrimonio culturale di una comunità non bastano i riconoscimenti internazionali. È necessario riempire lo spazio molto ampio esistente tra gli scienziati e i giornalisti. […] Gli scienziati, e nel nostro caso gli scienziati della Terra, hanno la maggiore responsabilità del vuoto di informazione, e solo gli scienziati possono riempire molta parte dello spazio tra ricerca scientifica e giornalismo. Se gli scienziati non svolgono questo ruolo, spesso non facile e non gratificante, essi non possono meravigliarsi se hanno scarsa udienza presso i decisori politici. In fin dei conti la cultura dei decisori politici non comprende, se non in pochi casi, la componente scientifica. La comunicazione non è solo uno degli strumenti con i quali si alimenta e si diffonde la cultura, ma è anche lo strumento per trasferire conoscenze specificamente richieste dai decisori per elaborare leggi e regolamenti e lo strumento per informare la popolazione in occasione di eventi estremi e disastri. […] Nelle comunicazioni ai decisori per la stesura di norme è necessario applicare ai risultati delle ricerche un coefficiente di sicurezza allo scopo di assorbire le incertezze che sempre, anche applicando le più sofisticate procedure, non si possono evitare; anzi, più le procedure sono sofisticate più è alto il rischio di introdurre incertezze nelle conclusioni. Nelle comunicazioni alla popolazione è necessario non dimenticare di esplicitare il grado di incertezza delle conclusioni comunicate, senza timore di non essere sufficientemente autorevoli. Anche questo è un modo di fare cultura. .
Molto molto interessanti, poi, i riassunti sottoforma di “Segnalazioni” che riportano i contenuti di un lungo articolo pubblicato da Max Wyss sul numero di Giugno della rivista Earth dell’American Geosciences Institute e il lavoro di Antonella Peresan, Vladimir G. Kossobokov e Giuliano F. Panza sulla previsione operativa dei terremoti dai “Rendiconti Lincei, volume 22, n°4, Dicembre 2011 e le relative interessantissime conclusioni.