Una decisione ”assurda” e ”pericolosa”. Gli scienziati di tutto il mondo sono allibiti per la sentenza del Tribunale dell’Aquila che ha condannato i componenti della commissione Grandi Rischi per aver sottovalutato il pericolo e fornito informazioni ”imprecise e incomplete” sul sisma che sconvolse il capoluogo abruzzese nell’aprile del 2009. Una decisione considerata talmente incomprensibile da spingere i ricercatori Statunitensi a chiamare in causa lo stesso capo dello Stato, Giorgio Napolitano: il presidente italiano, affermano, ”dovrebbe intervenire”. Il mondo scientifico e’ dunque compatto nel contestare la sentenza del Tribunale dell’Aquila, partendo da un unico presupposto valido a livello mondiale: allo stato attuale e’ impossibile prevedere i terremoti. Netta la posizione espressa dagli scienziati Usa della Union of Concerned Scientists, una influente Ong: ”Dopo che l’Aquila e’ stata investita da terremoti di piccola intensita’, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l’incertezza in questo campo”, si legge sul sito della Ong. Quando il forte sisma ha colpito, causando vittime, gli scienziati, affermano i ricercatori statunitensi, ”sono stati messi sotto processo. In quell’occasione l’American Geophysical Union ha messo in guardia sul fatto che le accuse potevano mettere in crisi gli sforzi internazionali per capire i disastri naturali, perche’ il rischio di un contenzioso scoraggia gli scienziati e i funzionari dall’avvisare il proprio governo o anche lavorare nel campo della previsioni rischi in sismologia”. Immaginate, e’ l’esempio fatto dagli esperti, ”se il governo accusasse di reati criminali il meteorologo che non e’ stato in grado di prevedere l’esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus”. Gli scienziati, afferma la ong Usa, ”devono avere il diritto di condividere cio’ che sanno e cio’ che non sanno senza la paura di essere giudicati criminalmente responsabili se le proprie previsioni non si avverano”. Polemica la conclusione: ”Cio’ arriva dalla terra natale di Galileo. Crediamo che alcune cose non cambieranno mai”. Prendono le distanze dalla sentenza anche gli scienziati giapponesi: ”Se fossi stato io li’ avrei detto le stesse cose perche’ non e’ possibile stabilire quando puo’ verificarsi una forte scossa sismica”, afferma Shinichi Sakai, professore associato dell’Earthquake Research Institute di Tokyo. Non e’ chiaro, rileva, ”se la sentenza debba essere imputata ai componenti del comitato perche’ avevano la responsabilita’ di dare informazioni su provvedimenti e misure da prendere o perche’ i componenti sono colpevoli di valutazioni sbagliate come scienziati”. Resta il fatto che ”in Giappone non ci sono mai stati processi simili”. Si tratta di una sentenza ”da shock”, incalza Koshun Yamaoka, ordinario di sismologia all’Universita’ di Nagoya: ”Se si arriva ad attribuire responsabilita’ eccessiva agli studiosi – avverte – si apre una strada che rischia di limitare la liberta’ di espressione e il dibattito reale”.