In questo articolo cercheremo di capire perché sulle coste occidentali dell’isola di Hokkaido, la più settentrionale dell’arcipelago giapponese, abbiamo le città di mare più nevose del mondo, con accumuli invidiabili per qualsiasi altra località del pianeta. Quasi ogni inverno qui si possono verificare delle tempeste di neve, di straordinaria violenza, alle volte accompagnate pure da una intensa attività elettrica, capaci di sommergere intere città e villaggi, sotto metri di neve fresca. Ma andiamo a capire il perché. La grande nevosità dell’isola di Hokkaido deriva dalla particolare esposizione di quest’ultima alle gelide masse d’aria che dall’altopiano della Siberia orientale scivolano verso il mare di Ohotsk e il mar del Giappone, per umidificarsi e riscaldarsi sensibilmente nei bassi strati. Molto spesso, durante l’inverno, capita che il grande anticiclone termico siberiano posizioni il proprio baricentro, con massimi al suolo sopra i 1050-1060 hpa (raffreddamento pellicolare), nel cuore della Siberia centro-orientale, con il proprio bordo orientale pronto a distendersi verso le coste dell’estremo est della Russia, affacciate al mar di Ohotsk e la penisola di Kamcatka.
Con questo posizionamento le masse d’aria gelide, che stazionano sopra l’immenso altopiano della Siberia orientale, dalla Repubblica di Jacuzia (il polo del gelo siberiano per eccellenza) tendono a muoversi verso sud-est, scorrendo lungo il bordo orientale del poderoso anticiclone termico. L’aria molto fredda cosi si mette in moto verso la Manciuria (estremo nord della Cina) e le coste dell’estremo oriente russo sotto forma di sostenuti venti da O-NO e NO che scavalcano molto rapidamente i rilievi della regione del Sihote-Alin (a nord della città russa di Vladivostok) per gettarsi sopra le più miti acque del mar del Giappone. A contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida, di origini siberiane, si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, instabilizzandosi al proprio interno e determinando la rapida formazione di estesi corpi nuvolosi cumuliformi (cumulonembi) che vanno ad impattare e addossarsi sui rilievi più elevati dell’isola di Hokkaido e Honshù, determinando fitti rovesci e temporali nevosi sulle coste occidentali di tali isole. Bisogna anche dire che l’aria fredda siberiana, pur umidificandosi, è costretta a transitare sopra un tratto di mare non molto ampio, tanto da raggiungere le coste occidentali nipponiche conservando buona parte delle proprie origine gelide, specie negli strati più alti. Ciò alimenta l’attività convettiva (correnti ascensionali) e la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi che danno la stura ai rovesci nevosi e intensi temporali, fin sulle coste. In questi casi è rilevante anche la presenza dei rilievi piuttosto elevati sulle aree più interne dell’isola di Honshù e Hokkaido (le Alpi giapponesi) che costringono le masse d’aria fredde, di lontane origini siberiane, a sollevarsi per raffreddarsi e condensarsi, favorendo la genesi di grandi annuvolamenti lungo il versante occidentale, affacciato al mar del Giappone.
Per questo le grandi nevicate si concentrano sulla parte occidentale di Hokkaido e di Honshù, mentre le coste orientali rimangono in piena “ombra pluviometrica” con correnti da Ovest o NO. Dal punto di vista “teleconnettivo” si è visto che i grandi eventi nevosi sulle coste di Hokkaido si manifestano con particolare frequenza durante gli anni di “Nina”. Questo perché la “La Nina”, con la sua azione, determina un sensibile riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico tropicale occidentale, nel tratto a sud dell’arcipelago giapponese. Questo intenso riscaldamento favorisce la stagnazione di masse d’aria molto più calde e umide nel tratto di oceano poco a sud del Giappone. Le masse d’aria calde e umide della fascia tropicale spesso vengono costrette, dalle particolari configurazioni bariche (saccature o profondi cicloni extratropicali che avanzano dalla penisola di Corea), a salire verso le isole di Kyushu, Shikoku e il sud di Honshù, interagendo con le più fredde correnti, da O-NO e NO, che dall’altopiano siberiano scivolano verso il mar del Giappone e l’Hokkaido.
Quando le differenti masse d’aria si scontrano fra di loro si generano intensi moti convettivi che agevolano la formazione di grandi corpi nuvolosi cumuliformi, carichi di precipitazioni, lungo la linea di confluenza. In genere tale linea di confluenza, fra le differenti masse d’aria, si attesta tra il settore più meridionale del mar del Giappone e l’isola di Honshù, dove si verificano abbondanti precipitazioni nevose che possono coinvolgere pure le grandi metropoli della costa orientale, come la stessa capitale Tokyo, particolarmente avvezza alla “dama bianca” nei mesi invernali (ora molto meno). Le abbondanti nevicate incrementando pure il rischio valanghe, alcune anche di grosse dimensioni, che spesso minacciano i centri abitati. Per questo le autorità nipponiche spesso eseguono delle evacuazioni preventive. Del resto le masse nevose che cadono e si accumulano sui rilievi dell’isola di Hokkaido sono davvero ingenti, si parla di metri e metri. Bastano piccole turbolenze, prodotte da folate di vento o una semplice scossa tellurica moderata (che in questa zona del Giappone sono di casa) per generare valanghe gigantesche, in grado di seppellire case e abitazioni.