Utilizzando le informazioni raccolte da campioni di sedimenti marini in profondita’, un team di ricercatori dell’Universita’ di Bristol ha effettuato nuove scoperte sulla dinamica dell’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia nel 1815, una delle piu’ grandi eruzioni vulcaniche degli ultimi mille anni. L’interpretazione e la comprensione delle eruzioni del passato sono importanti per la valutazione dei rischi legati alle eruzioni future. Durante l’eruzione del Tambora nel 1815, la maggior parte del materiale piroclastico eruttato ando’ disperso per depositarsi successivamente nell’oceano Indiano e nel Mar di Giava. Il nuovo studio condotto da Jessica Kandlbauer si e’ concentrato sulla granulometria della cenere depositata nel mare profondo in comparazione alla granulometria della cenere caduta a terra. La valutazione della granulometria di questi depositi vulcanici ha fornito informazioni utili per calcolare piu’ efficacemente le implicazioni ambientali delle eruzioni, in particolare in termini di salute umana e di sicurezza aerea. Prima di questa ricerca, il confronto tra i campioni di cenere di terra e di mare non era stato mai effettuato, dato che l’elevata turbolenza dell’ambiente oceanico e la bassa velocita’ di sedimentazione della cenere avevano indotto a pensare che porzioni di cenere fine non potessero essere pienamente conservate in questi contesti. “Il risultato piu’ sorprendente della nostra ricerca – ha spiegato la Kandlbauer – e’, invece, la prova di una continuita’ tra i campioni di terra e di mare e della preservazione persino dei sottili strati di cenere nelle aree piu’ profonde del mare. La scoperta svela un nuovo ambito di indagine per ricostruire la storia di altre eruzioni vulcaniche avvenute nel mondo, di vitale importanza per la valutazione dei rischi delle future eruzioni“. Lo studio “The 1815 Tambora ash fall: Implications for transport and deposition of distal ash on land and in the deep sea” e’ stato pubblicato sul Bulletin of Volcanology.