Gravi inondazioni sommergono diverse aree dell’Arabia Saudita e dello Yemen, forti temporali e allagamenti anche nel deserto

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Gli effetti delle inondazioni che hanno recentemente colpito il territorio saudita

Diviene sempre più pesante il bilancio delle inondazioni che hanno colpito diverse aree dell’Arabia Saudita, dello Yemen e dell’Oman. Secondo quanto riportato dalle autorità saudite gli allagamenti e le inondazioni avrebbero provocato la morte di almeno 13 persone, mentre 4 risulterebbero disperse. Purtroppo altre due vittime si registrano anche nel sultanato dell’Oman. Le forti precipitazioni, spesso a sfogo di rovescio o temporale, hanno provocato la rapida piena dei “Uadi”, ossia quei lunghi canaloni in cui scorrono i corsi d’acqua a carattere non perenne, nel momento in cui si verificano intense precipitazioni (il Sahara ne è pieno). Gli effetti di queste rapide inondazioni sono stati esacerbati dalla particolare acclività del territorio e dalla presenza dei “Uadi” che hanno permesso l’incanalamento dell’acqua piovana, generando delle furiose ondate di piena che sono scese fino alle vallate sottostanti, inondando tratti di deserto, località e città poste lungo la parte più bassa di queste valli. Le moviole satellitari di questi giorni hanno messo in evidenza come buona parte di queste “Cellule temporalesche” e imponenti “Clusters” si siano sviluppati lungo il versante occidentale della catena montuosa del Jabal Al-Hijaz, la quale taglia di netto il settore occidentale della penisola Arabica, separando l’altopiano desertico interno (altopiano di Najd) dalle coste affacciate al caldo mar Rosso.

Del resto non per caso i temporali più forti si formano a ridosso delle grandi montagne affacciate sul mar Rosso, in presenza di umide correnti occidentali nella media troposfera, le quali scaricano quella poca umidità raccolta sopra il caldo mar Rosso sulle pareti occidentali del Jabal Al-Hijaraz, venendo poi costrette a sollevarsi verso l’alto dopo aver impattato con i primi comprensori montuosi presenti dietro la costa occidentale saudita e yemenita. Durante il sollevamento forzato verso l’alto la massa d’aria tende ad espandersi e a raffreddarsi, salendo di quota e favorendo la rapida condensazione del vapore acqueo e la formazione di grossi annuvolamenti a sviluppo verticale (cumuli, congesti e cumulonembi) che vengono ulteriormente alimentati dal calore latente presente nei bassi strati, tanto da assumere un importante sviluppo verticale. Ma un altro fattore che esalta l’instabilità diurna lungo le montagne dell’Arabia Saudita occidentale e dello Yemen è senza dubbio legato al passaggio del ramo principale della “getto sub-tropicale” in quota, nell’alta troposfera.

Difatti, la “corrente a getto sub-tropicale”, transitando sopra lo strato di aria molto calda e secca che in questo periodo comincia a formarsi sopra le vaste superfici desertiche della penisola Arabica, soggette ad un prevalente regime anticiclonico in quota (anticiclone sub-tropicale), tende a produrre forti turbolenze atmosferiche (per il vuoto d’aria in alta quota prodotto dallo scorrimento veloce del ramo principale del “getto sub-tropicale”) che innescano la nascita di violenti moti convettivi (correnti ascensionali). In questo caso l’attività convettiva sul territorio saudita è stata ulteriormente esaltata da una notevole divergenza esistente fra le deboli correnti dai quadranti orientali (o da SE), che soffiano nei bassi strati sopra il vasto entroterra desertico Arabico, e il fortissimi “getto sub-tropicale” occidentale (proveniente dalla regione sahariana), che scorre nella medio e alta troposfera, con massimi di velocità superiori ai 200-230 km/h sopra i 9000 metri, sui cieli dell’Arabia Saudita centrale e del golfo Persico.

Questa rilevante divergenza, inasprita dal passaggio del ramo principale del “getto sub-tropicale” nell’alta troposfera, mentre nei bassi strati insiste una debole ventilazione dai quadranti orientali o sud-orientali, crea molte turbolenze, soprattutto in quota, esaltando i moti ascensionali in seno alla colonna d’aria. La caratteristica di questi temporali è quella di essere caratterizzati da forti “Updrafts”, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale) che fanno esplodere verso l’alto il cumulonembo, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 10-12 km di spessore (anche più). A tali quote le incudini dei cumulonembi tendono ad essere spazzate dai violentissimi venti della “corrente a getto sub-tropicale” (di solito provengono da Ovest o O-SO) e si portando a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, divergendo verso est e assumendo il tipico asse obliquo, ben identificabile dalle moviole satellitari.

Evidenti accumuli di grandine dopo un forte temporale

Lo sviluppo di questo asse obliquo comporta una importante perdita di aria (dalla sommità) che tende ad essere dispersa dal “getto“ stesso. In questi casi, a causa della perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali, la “Cellula temporalesca” o il sistema convettivo a mesoscala è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “downburst” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni). Alcune di queste “Cellule”, piegate in quota dal forte “getto sub-tropicale” verso est, si sono dissipate sopra l’entroterra desertico Saudita, apportandovi dei rovesci e dei temporali sparsi, localmente anche intensi. Sui rilievi dell’Arabia Saudita occidentale i temporali sono stati accompagnati anche da brevi ma intense grandinate che hanno tinto di bianco l’arido paesaggio che caratterizza questi luoghi, con accumuli anche consistenti. Nei metar di alcune stazioni meteo i fenomeni grandinigeni sono stati catalogati come delle nevicate. In realtà non si tratta di un errore. Difatti i servizi meteorologici di molti paesi arabi, come quello saudita, non fanno la distinzione fra le precipitazioni nevose e quelle grandinigene, codificando i differenti fenomeni meteorici alla stessa maniera. Molti di questi temporali, dopo essersi sviluppati sui rilievi del Jabal Al-Hijaraz si sono poi spostati molto velocemente fino al cuore dell’entroterra desertico saudita, interessando da vicino pure la capitale Ryadh, con dei rovesci di pioggia e dei brevi temporali, che sono stati accompagnati pure da forti colpi di vento violenti e turbolenti (come capita nei temporali ad asse obliquo), generalmente dai quadranti occidentali, e attività elettrica, anche intensa. La situazione dovrebbe cominciare a migliorare nei prossimi giorni, anche se nei prossimi giorni nuovi temporali, di carattere “termoconvettivo”, cominceranno a prendere forma lungo catena montuosa del Jabal Al-Hijaz, venendo poi stirati in quota verso est dal transito del ramo principale del “getto sub-tropicale”.

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