La Piccola era glaciale è un periodo che va dall’inizio del 1300 alla metà del 1800, durante il quale si è verificato un duraturo abbassamento della temperatura terrestre su tutta la Terra ed in particolare nell’emisfero settentrionale.
Ed in effetti, dal 1300 si è assistito ad un graduale avanzamento dei ghiacciai che, specialmente nelle Alpi svizzere, avanzarono gradualmente inglobando alcune fattorie e distruggendo interi villaggi.
E non furono solamente questi gli esempi più evidenti dell’avanzare del freddo. Il fiume Tamigi in Inghilterra e i molti canali dei fiumi che scorrono nei Paesi Bassi, si congelarono spesso durante gli inverni di quel periodo, tanto che fu possibile pattinare e perfino tenere fiere sul ghiaccio. Nell’inverno del 1780 il porto di New York ghiacciò, consentendo di andare a piedi da Manhattan a Staten Island. Il mare ghiacciato circondante l’Islanda si estese per molti chilometri in tutte le direzioni impedendo l’accesso navale ai porti dell’isola. Una testimonianza di quegli inverni sono i quadri di Bruegel che rappresentano in genere dei paesaggi ghiacciati.
Ma il freddo intenso non causò solo episodi caratteristici, da ricordare come delle curiosità. Le carestie divennero più frequenti (quella del 1315 uccise 1,5 milioni di persone) e le morti per le malattie aumentarono. In particolar modo, viene ricordato l’inverno 1709 che, secondo gli esperti, è considerato il più freddo degli ultimi 500 anni per il continente Europeo.
Molti studiosi hanno cercato di individuare le possibili cause di questo lungo periodo freddo, durato circa 500 anni. Nel periodo compreso tra il 1645 e il 1715, proprio nell’intervallo centrale della piccola era glaciale, le macchie solari rilevate furono insolitamente poche, con alcuni anni senza la rilevazione di alcuna macchia. Questo periodo di ridotta attività solare è conosciuto come minimo di Maunder e combaciò con il periodo più rigido della piccola era glaciale. Un altro periodo di ridotta attività solare, noto come minimo di Spörer, corrisponde a un significativo periodo freddo tra il 1460 e il 1550.
Inoltre, durante la piccola era glaciale il mondo ha sperimentato un aumento dell’attività vulcanica. Nel 1580 si verificò l’eruzione del “Mount Parker” nelle Filippine e nel 1641 fu la volta del Long Island, nella Nuova Guinea. Ma le eruzioni più disastrose si ebbero verso la fine del periodo freddo. L’eruzione nel 1815 del vulcano Tambora in Indonesia ricoprì l’atmosfera di ceneri; l’anno seguente, il 1816, è conosciuto come l’anno senza estate: gelo e neve furono segnalati in giugno e in luglio sia nella Nuova Inghilterra (la parte nord-est degli Stati Uniti) che nel Nord Europa.
Secondo la maggior parte degli studiosi, la piccola era glaciale poteva dirsi conclusa nel 1850, quando i ghiacciai sono arrivati al culmine della loro estensione e le temperature ripresero ad aumentare causando una nuova riduzione della massa dei ghiacci. Questa fase, che è tuttora in corso, comporta una conseguente riduzione dell’estensione delle superfici ghiacciate e, secondo molti studiosi, siamo già in un periodo di riscaldamento globale e alcuni lo vedono già come un nuovo cambiamento climatico, questa volta in senso positivo nel campo delle temperature. Ma non tutti sono d’accordo su questa visione del clima dei giorni nostri.
Un illustre studioso della piccola era glaciale può essere considerato Theodor Landscheidt, astronomo e climatologo tedesco, scomparso nel 2004, il quale si può considerare un antesignano del raffreddamento climatico globale che sta per schiudersi tra pochi anni. Le sue teorie non sono facilmente condivisibili, tuttavia meritano di essere citate.
Landscheidt fu sicuramente uno studioso a 360 gradi, parlava correttamente cinque lingue (tra cui l’italiano), aveva studiato filosofia, astronomia, scienze naturali e perfino giurisprudenza. Si laureò nel 1955 a Göttingen, ma fu sempre un ricercatore indipendente con un’ampia cultura interdisciplinare.
Subito dopo la sua morte lo Schroeter Institute for Research in Cycles of Solar Activity ha pubblicato il suo straordinario trattato dal titolo “New Little Ice Age – Instead of Global Warming?”.
Nel suo lavoro Landscheidt sin dal titolo poneva un interrogativo inquietante: ci sarà una Nuova Piccola Era Glaciale invece di un Riscaldamento Globale?
Egli, dopo un’accurata analisi della variabilità dei cicli solari, ponendosi in netto contrasto già all’inizio degli anni 2000 con le speculazioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che prevedeva un innalzamento della temperatura planetaria di quasi 6°C nei futuri 100 anni, suggeriva al contrario la prossima insorgenza di un periodo di raffreddamento climatico globale che avrebbe avuto il suo apice intorno al 2030.
Secondo i suoi studi i comportamenti futuri di questi ciclo e le loro ampiezze possono essere calcolati e previsti, tanto da poter supporre che i prossimi minimi solari porteranno forti raffreddamenti climatici con apice intorno al 2030 e al 2200 e che saranno molto simili al minimo di Maunder registrato in Europa tra il 1645 e il 1715. Avrà ragione lui? Oppure tutti gli altri? Bè, il 2030 in effetti, è ormai vicino, non resta che aspettare.
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