La prostata o ghiandola prostatica è una struttura anatomica che si trova poco al di sotto della vescica , davanti al retto e circonda l’uretra (condotto che permette la fuoriuscita dal pene dell’urina e del liquido seminale). La prostata produce gran parte del liquido seminale che viene riversato nell’uretra prostatica durante l’eiaculazione, pertanto è un organo essenziale per la funzione riproduttiva maschile. Nei soggetti di età superiore ai 4-50 anni, una patologia piuttosto comune è l’IPB (Iperplasia prostatica benigna), che non è un tumore maligno e non conduce al tumore della prostata. A differenza di quest’ultimo, che origina nell’80% dei casi a carico della porzione periferica della ghiandola, l’ IPB interessa la parte centrale della ghiandola che, crescendo di volume, restringe sempre di più l’uretra che l’attraversa, determinando una difficoltà ad urinare, che può far si che le sostanze disciolte nelle urine “ristagnino” nella vescica, provocando infezioni e calcoli vescicali. Il getto urinario si indebolisce, la minzione aumenta anche nelle ore notturne. Normalmente le cellule si riproducono uguali a loro stesse, per sostituire le cellule danneggiate o malfunzionanti, mentre la neoplasia è caratterizzata dalla crescita incontrollata di cellule anomale.
Il tumore alla prostata rappresenta la neoplasia più diffusa in Italia tra gli uomini, insieme al tumore al polmone e al tumore al colon e le probabilità di ammalarsi di cancro alla prostata aumentano con l’avanzare dell’età ( sono piuttosto scarse prima dei 40 anni, aumentando di molto dopo i 50 anni, fino ad arrivare ai ¾ di casi diagnosticati in ultrasessantacinquenni. Superati gli 80 anni, un’altissima percentuale di uomini ha un tumore alla prostata ma, essendo esso “silente”, ci si accorge della sua presenza spesso troppo tardi, dopo la morte, con l’autopsia).
Il fattore di rischio più importante è l’età, ma vi sono altri fattori, quali:
- la familiarità, con rischio doppio di ammalarsi per chi ha avuto un parente consanguineo (padre, fratello) colpito dal tumore prostatico,
- fattori ormonali : aumento dell’ormone testosterone, che favorisce la crescita di cellule prostatiche, aumento dell’oromne IGF1 , simile all’insuline, che lavora sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli zuccheri,
- fattori di tipo occupazionale : il tumore alla prostata è più frequente nei soggetti esposti all’ossido di cadmio per motivi occupazionali, che indirettamente influisce sullo status ormonale del soggetto,
- mutazioni genetiche : mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 , già coinvolti nell’insorgenza di tumori al seno e all’ovaio e del gene HPC1,
- fattori razziali : è più diffuso nei parsi occidentali, soprattutto tra gli afro-americani residenti negli Usa, mentre lo è meno in Giappone, Cina e altri paesi asiatici,
- stile di vita : alimentazione ( dieta ipercaloriche e iperproteiche, ricche di grassi saturi, tipiche dei paesi occidentali), obesità, mancanza di esercizio fisico.
Il tumore alla prostata viene classificato in base al grado( che indica l’aggressività della malattia) e allo stadio ( che indica lo stato della malattia) e non crea problemi fino a quando è di piccole dimensioni e non esercita pressioni sull’uretra.
Quando la massa tumorale si ingrossa, il primo sintomo che compare è la difficoltà ad urinare, accompagnata da un bisogno continuo di urinare, anche di notte, dolore o bruciore mentre si urina, dolore alle ossa, eiaculazione dolorosa, senso di pesantezza e di costante pienezza della vescica, sangue nelle urine. Ogni uomo al di sopra dei 50 anni deve eseguire una volta all’anno, una visita preventiva dall’urologo, partendo invece dai 40 anni se un suo parente di primo grado( padre o fratello) si è ammalato di cancro alla prostata.
La visita urologica consiste nell’esplorazione rettale, in cui il retto viene esaminato internamente. La procedura più semplice è l’esplorazione rettale digitale : il paziente viene messo nella posizione di decubito laterale sinistro ed il medico, indossando un guanto, inserisce il dito indice, ben lubrificato, attraverso l’ano, valutando la mucosa del canale anale, la contrattilità del muscolo sfintere interno e pubo-rettale in risposta a stimoli riflessi (colpo di tosse o stimolazione puntiforme della mucosa perianale) o a richiesta .
Si potrebbe quindi constatare la presenza di un nodulo o indurimento della regione periferica che potrebbe far sospettare la presenza di un cancro. L’interpretazione dell’esame del sangue del PSA(Antigene Prostatico Specifico), una proteina prodotta dalle cellule prostatiche e specifica di essa. Basta effettuare un semplice prelievo del sangue per misurarne la sua concentrazione, che nella norma è molto bassa. I suoi livelli elevati sono invece un segno della presenza di una malattia prostatica ( come l’iperplasia benigna, prostatite (infiammazione) o tumore alla prostata).
La biopsia della prostata viene eseguita in day hospital o ambulatorialmente, prelevano pezzettini ( frustoli) di tessuto prostatico mediante guida ecografia. Introducendo una sonda ecografia nel retto, viene visualizzata la prostata, misurato il suo volume e evidenziate le aree sospette, in modo da guidare con precisione l’operatore nella scelta delle aree in cui eseguire i prelievi prostatici con un ago sottile. Il prelievo è molto rapido, non doloroso ed evidenzia gli eventuali noduli sospetti e visibili ecograficamente in anestesia locale.
Come si interviene? Nei pazienti più anziani o affetti da altre gravi patologie con tumori piccoli, non viene attuato nessun trattamento, ma solo controlli abbastanza frequenti ( la cosiddetta “ vigile attesa”).
La chirurgia radicale (prostatectomia radicale ) si pratica nel caso in cui il cancro sia confinato alla prostata, rimuovendo l’intera ghiandola prostatica e i linfonodi della regione vicina al tumore.
L’intervento può essere effettuato in modo classico (prostatectomia radicale retro pubica aperta, per via laparoscopica o con laparoscopia robot-assistita.
Radioterapia a fasci esterni, che si avvale di radiazioni ionizzanti dirette sulla prostata, determinando la morte delle cellule tumorali
Brachiterapia, una forma di radioterapia mirata che consiste nell’impiantare, sotto guida ecografia, sorgenti radioattive nella prostata che, emettendo radiazioni, distruggono le cellule cancerose, minimizzando gli effetti sui tessuti circostanti.