Ecco un vademecum di domande e risposte sul rischio sismico preparato dalla Protezione civile. – È possibile prevedere i terremoti? Ad oggi non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza che consentono di prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà il prossimo terremoto. L’unica previsione possibile è di tipo statistico, basata principalmente sulla conoscenza dei terremoti del passato. Sappiamo quali sono le aree del nostro Paese interessate da una elevata pericolosità sismica, dove cioè è più probabile che si verifichi un evento sismico di forte intensità, ma non possiamo stabilire con esattezza il momento in cui si verificherà. La mappa di pericolosità sismica è tuttora lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione. – Come si può prevenire? La prevenzione – che si realizza principalmente attraverso la riduzione della vulnerabilità sismica delle costruzioni, ovvero il rafforzamento delle costruzioni meno resistenti al sisma – resta la migliore difesa dai terremoti e l’unico modo per ridurne le conseguenze. Solo in Italia, ogni giorno si verificano decine di terremoti e più di diecimila ogni anno, di cui la quasi totalità sono registrati solo dagli strumenti, senza alcun effetto sulle costruzioni. – Cos’è la magnitudo? La magnitudo è la grandezza con la quale si misura l’energia liberata da un terremoto. Questa si ricava dall’ampiezza delle onde sismiche una volta nota la distanza dall’epicentro (il punto sul suolo dove si registra il maggior scuotimento provocato dal passaggio delle onde sismiche). La magnitudo non è una scala lineare e a ogni incremento di una unità corrisponde un aumento dell’energia di 30 volte. Per esempio un terremoto di magnitudo 8 rispetto a uno di 5 è 30x30x30= 27.000 volte più energetico. Che differenza c’è tra magnitudo e intensità? La magnitudo è la grandezza con la quale si misura l’energia liberata da un terremoto. L’intensità misura gli effetti provocati da questo rilascio di energia. Gli effetti dei terremoti sono misurati dalle scale di intensità. In Italia si usa la scala Mercalli-Cancani-Sieberg (Mcs). I danni sono una proprietà locale del terremoto che dipendono dalla distanza dall’epicentro, da quanto è profonda la sorgente (ipocentro), dalla direzione principale di propagazione dell’energia, dalle caratteristiche dei terreni di fondazione e dalla qualità delle costruzioni. Fino al quinto grado non ci sono gravi danni agli edifici, ma effetti sempre maggiori sulle persone (da ‘non avvertito’ a spavento, terrore) e su oggetti (spostamenti, ribaltamenti, rottura). Dal sesto al settimo grado iniziano danni agli edifici, e dall’ottavo in poi ci sono crolli in percentuali crescenti. – Quali sono le zone più pericolose dal punto di vista sismico in Italia? L’Italia è un paese sismico. Tutti i comuni italiani possono subire danni da terremoti, ma i terremoti più forti si concentrano in alcune aree ben precise che corrispondono alla ‘Zona 1’ indicata nella classificazione sismica del territorio nazionale (dorsale appenninica nelle province di L’Aquila, Campobasso e Potenza; cosentino e piana di Gioia Tauro; entroterra trapanese). – C’è una ciclicità storica dei terremoti? I terremoti non capitano a caso: tendono a ricorrere sempre nelle stesse zone. È quindi importante studiare quelli già avvenuti, tramite le informazioni registrate dagli strumenti, gli effetti prodotti sugli edifici e le tracce che hanno lasciato nell’ambiente: in questo modo possiamo definire la “sismicità” del nostro territorio, cioè la forza e la frequenza dei terremoti che lo caratterizzano. Per i terremoti più recenti abbiamo i dati dei sismometri, ma solo da pochi decenni esiste una moderna ed efficiente rete di osservazione. Per gli eventi più vecchi non resta che studiare i documenti storici o le tracce lasciate nelle opere dell’uomo e nel paesaggio. Non esiste comunque una regolarità negli intervalli di tempo che intercorrono tra un terremoto e il successivo: i terremoti possono avvenire in tempi ravvicinati oppure possono passare molti anni tra uno e l’altro. – Ci sono collegamenti tra i vari terremoti che si verificano in Italia? Tutti i terremoti che si verificano in Italia sono causati dalle stesse ragioni, e cioè da processi di deformazione della crosta causati, su scala più grande, dalla spinta della placca africana contro la placca euroasiatica. Su scala regionale, i processi geologici che producono i diversi terremoti sono vari e diversi fra di loro e possono essere prodotti dallo stesso sistema di faglie. Ma, in generale, terremoti che avvengono in aree lontane del Paese non sono collegati fra di loro: vale a dire che non c’è nessuna relazione causale, ad esempio, fra un terremoto che si verifica in Emilia, e un terremoto in Sicilia. Perché i siti stranieri indicano con diversi valori di magnitudo lo stesso terremoto? Perché usano reti strumentali – e quindi dati di base – diverse, utilizzano sistemi di calcolo differenti e spesso indicano tipi di magnitudo diverse (locale, durata, momento). Inoltre, le magnitudo indicate sui siti web a volte possono essere calcolate in modo automatico e successivamente riviste manualmente. Ad esempio, il sito web del Servizio sismologico svizzero (www.seismo.ethz.ch/index_IT), fornisce per ciascun forte terremoto una tabella con tutte le diverse magnitudo stimate da agenzie e centri di ricerca, e i valori risultano sempre molto variabili. – Perché ci sono diversi tipi di magnitudo (per esempio magnitudo momento, magnitudo locale) per misurare un terremoto? Perché esistono diversi metodi di calcolo, basati su diversi tipi di onde sismiche (onde P, onde S, onde di superficie). Una descrizione sintetica dei numerosi tipi di magnitudo utilizzati al mondo è fornita dal sito del Servizio geologico americano USGS (http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/glossary.php#magnitude). I due principali tipi di magnitudo utilizzati in Italia sono la magnitudo locale (Ml), altrimenti denominata magnitudo Richter, e la magnitudo momento (Mw). La Ml si calcola dall’ampiezza massima delle onde S del sismogramma, mentre la Mw si calcola sull’intero sismogramma ed è più rappresentativa della grandezza del terremoto. La Ml si calcola in pochi minuti, mentre la Mw richiede alcune ore. Le due stime “misurano” la stessa cosa in modo diverso, come la lunghezza di un oggetto può essere misurata in metri, piedi, braccia e così via. – Le trivellazioni possono provocare un terremoto? No, le trivellazioni di per sé non possono produrre terremoti, anche perché normalmente raggiungono profondità modeste e non possono interferire con processi geologici estremamente complessi e forze in gioco incomparabilmente più grandi. Esiste però una cosa diversa, il fracking, una tecnica di estrazione di idrocarburi in particolari condizioni geologiche attraverso l’iniezione di fluidi (acqua e solventi chimici) ad alta pressione che fratturano le rocce consentendo, quindi, l’estrazione di idrocarburi. Le condizioni geologiche per l’utilizzo di questa tecnica in Pianura Padana non ci sono e questa tecnica, che può indurre sismicità di energia moderata (micro sismicità), non è mai stata utilizzata in Italia. – Perché con le forti scosse di terremoto si sente un boato? Quando le onde P raggiungono la superficie, soprattutto nella zona dell’epicentro può essere percepito un sordo boato: sono le onde P che si propagano nell’aria. Il boato può essere percepito anche prima che si avvertano le scosse, perché i terremoti vengono riconosciuti come tali solo all’arrivo delle onde S, che sono quelle che causano le oscillazioni più forti, ma che viaggiano più lentamente.