Come previsto dalle previsioni emesse nelle scorse ore, questa mattina l’area attiva “AR1890” ha scatenato un altro forte brillamento di classe X1. L’evento, avvenuto alle 6:14 (ora italiana), è stato prontamente registrato dal Solar Dynamics Observatory della NASA, che ha notato un lampo di radiazione ultravioletta estrema dal luogo dell’esplosione. Quello avvenuto qualche ora fa è il terzo flare di classe X da questa macchia solare nell’arco di soli cinque giorni, e tutti hanno qualcosa in comune: la brevità dell’evento. AR1890 tende, infatti, a produrre flares impulsivi, con un picco che si evidenzia nel corso di pochi minuti. Spesso questi bagliori non producono espulsioni di massa coronale (CME), ma l’evento di questa mattina potrebbe rappresentare un’eccezione. Il video registrato da SDO mostra un pennacchio di materiale di sollevamento poco dopo il brillamento. Ciò potrebbe essere sinonimo di una CME in rotta nello spazio e verso il campo magnetico terrestre.
I brillamenti solari (in inglese Flare), sono gigantesche esplosioni che avvengono sul Sole che inviano energia, luce e particelle ad alta velocità nello spazio. Queste eruzioni sono spesso associate a tempeste magnetiche solari note come espulsioni di massa coronale (CME). Sono certamente i più comuni eventi solari, ma non gli unici: la nostra stella può anche emettere flussi di protoni molto veloci – noti come particelle solari energetiche (SEP) e disturbi del vento solare. Tutti questi fenomeni possono interferire, tra le altre cose, con le comunicazioni radio ad onde corte, con i segnali GPS e sulle reti elettriche terrestri. Sono inoltre in grado di disturbare i satelliti presenti in orbita intorno al nostro pianeta. L’attività solare aumenta ogni 11 anni circa in quello che viene definito ciclo di Schwabe, e il sole si sta muovendo verso un altro massimo solare, probabilmente previsto nel 2013. Ciò significa che queste attività risulteranno sempre in aumento, e che queste particelle cariche, alcune delle quali molto intense, raggiungeranno con sempre maggior frequenza la Terra. La National Oceanic and Atmospheric Administration ha ideato categorie tra le tempeste varie. I brillamenti più intensi sono conosciuti come “brillamenti di classe X”, in un sistema di classificazione che divide i brillamenti solari in base alla loro forza. Quelli più piccoli sono invece di classe A, seguiti dalla classe B, C, M. Ogni lettera rappresenta un aumento di 10 volte della produzione di energia.
Quindi un evento di classe X è dieci volte più violento di uno di classe M e 100 volte più intenso rispetto alla classe C. All’interno di ciascuna classe, vi è una scala suddivista da 1 a 9 che contraddistingue una sottosezione. I brillamenti di classe C sono troppo deboli per influenzare in modo significativo il campo magnetico della Terra. Quelli di classe M invece possono causare blackout radiofonici molto brevi ai poli, e tempeste di radiazioni che potrebbero mettere in difficoltà gli astronauti nello spazio. L’eruzione più violenta si è verificata nel 2003 durante l’ultimo massimo solare, così potente che ci fu un sovraccarico dei sensori di misurazione. I brillamenti di classe X sono di gran lunga le più grandi esplosioni del nostro sistema solare e sono bellissime da guardare. Nei più grandi eventi, questi processi possono produrre tanta energia quanto un miliardo di bombe all’idrogeno. In questi giorni stiamo assistendo ad una sempre maggiore attività solare. Il primo brillamento di classe X del ciclo solare in corso, si è verificato il 15 Febbraio 2011, seguito da molti eventi durante la scorsa estate. Lo scorso 23 Gennaio 2012 un’eruzione di classe M8.7, accompagnata da un’espulsione di massa coronale, ha creato una delle tempeste più violente degli ultimi anni. L’ente spaziale americano (La NASA) e la NOAA, così come la US Air Agenzia Meteo Force (AFWA), mantengono una vigilanza costante per il monitoraggio di brillamenti e tempeste magnetiche associate. Attraverso i preavvisi infatti, molte tecnologie, tra cui i satelliti e i veicoli spaziali, possono essere protetti da conseguenze più gravi.