Il passaggio del super-tifone “Haiyan” ha causato un disastro senza precedenti negli arcipelaghi centrali delle Filippine. La tempesta, fin dalla sua nascita ed evoluzione nel tratto di oceano a ridosso degli atolli della Micronesia, presentava al suo interno un impressionante forza centrifuga, rinvigorita da un “gradiente barico orizzontale” esplosivo e molto ristretto, che ha cosi permesso al potentissimo ciclone tropicale di colpire l’arcipelago centrale filippino mantenendo per un paio di ore la temibile categoria 5^, il massimo grado della scala Saffir-Simpson, con violentissimi venti medi sostenuti che hanno raggiunto la fatidica soglia dei 314 km/h nel tratto di mare antistante l’isola di Samar, la prima a finire dentro la potentissima circolazione ciclonica, costantemente alimentata dall’immenso calore latente che la profondissima circolazione depressionaria tropicale aveva già risucchiato nelle ore precedenti dalle caldissime acque superficiale del mar delle Filippine meridionale. Secondo i dati forniti dal Joint Typhoon Warning Center ( JTWC ), tre ore prima del passaggio sulle Filippine centrale, all’interno del nucleo del super-tifone venti medi sostenuti davvero distruttivi, che avrebbero raggiunto le 195 miglia/orarie, circa 314 km/h. Si tratta di valori a dir poco impressionanti, prossimi ai record assoluti mai registrati sulla Terra.
Prima di raggiungere le varie isole delle Filippine centrali, il grande tifone ha perso un po’ di forza, indebolendosi sia per l’attrito esercitato dai rilievi delle isole filippine sull’immensa e compatta circolazione ciclonica, che da sempre ha espresso una forza centrifuga micidiale, che per il passaggio del nucleo di “Haiyan” su acque meno profonde. Nonostante l’indebolimento, dalla temibile 5^ categoria alla 4^ categoria, il super-tifone ha spazzato le isole filippine centrali, a partire da Samar, con venti ciclonici violentissimi, che hanno abbattuto intere foreste e villaggi, strappando tutte le palme esistenti in loco. In alcune isole, specie fra Samar e Leyte, le raffiche di vento sono risultate violente, con punte che hanno superato la soglia dei 200-220 km/h, ma con picchi assoluti ben superiori che hanno causati ingentissimi danni ad infrastrutture ed abitazioni. Molte le case letteralmente scoperchiate o sradicate dai potentissimi venti ciclonici. Alcune città molto importanti, come Tacloban, sono state completamente devastate dai fortissimi venti tanto che persino la locale stazione meteorologica automatica ha interrotto gli aggiornamenti, poiché probabilmente danneggiata dal super-tifone. Sul basso settore del mar delle Filippine i violentissimi “venti di sbarramento”, che ruotavano a grandissima velocità attorno il super-tifone, hanno generato un moto ondoso impressionante, favorendo la formazione di ondate di “mare vivo”, ma con andamento piuttosto confuso (fluttuante attorno ad una direzione media di provenienza), alte anche più di 10-12 metri all’interno dell’area perturbata, nei pressi dell’occhio centrale. Malgrado i venti violentissimi, con una media di oltre i 314 km/h, e raffiche a dir poco impressionanti sui 370-380 km/h nell’area attorno l’occhio centrale, “Haiyan” passerà alla storia come uno dei tifoni più potenti mai osservati sulle Filippine. Ma non verrà mai ricordato come il super-tifone più potente di tutti, visto che negli ultimi 50-60 anni sulla Terra si sono sviluppati cicloni tropicali ancora più distruttivi di “Haiyan”, alcuni dei quali nel momento del “landfall” sulla terra ferma hanno cagionato una scia di devastazione ancora più grande di quella osservata oggi nelle isole centrali delle Filippine. Tra questi inseriremo nell’elenco solo i cicloni censiti, in modo ufficiale, dai vari uffici meteorologici. La classica dei cicloni tropicali più potenti mai osservati sul pianeta segue il criterio della forza stimata dei venti medi sostenuti (elaborata in mph) che caratterizzava la singola tempesta;
1) Super Typhoon Nancy (1961): venti ad oltre 215 mph con un minimo barico di ben 882 hpa stimato dentro l’occhio. La tempesta, dopo essersi indebolita sul Pacifico occidentale, ha effettuato il “landfall” sul Giappone , uccidendo 191 persone .
2) Super Typhoon Violet ( 1961): presentava venti medi sostenuti a 205 mph , ed un minimo barico di 886 hpa nei pressi dell’occhio . Ha fatto il “landfall” in Giappone come una tempesta tropicale , uccidendo 2 persone .
3) Super Typhoon Ida ( 1958): i venti medi sostenuti hanno superato le 200 mph, con un minimo barico centrale di 877 hpa nei pressi dell’occhio centrale . Ha effettuato il “landfall” in Giappone , uccidendo 1.269 persone.
4) Super Typhoon Kit ( 1966): i venti medi sostenuti hanno toccato le 195 mph , mentre la pressione centrale stimata è scesa a ben 880 hpa, il valore più basso mai toccato. Non ha fatto alcun “landfall”, rimanendo in mezzo al Pacifico occidentale, dove ha scatenato tutta la sua potenza .
5) Super Tifone di Sally ( 1964): venti medi sostenuti a 195 mph , e minimo barico centrale sceso a 895 hpa. Si è abbattuto come un super-tifone di categoria 4^ nelle Filippine .
6) Super Typhoon Haiyan ( 2013): venti medi sostenuti fino a 195 mph , e minimo barico centrale stimato sui 895 hpa. È approdato nelle Filippine come un devastate super-tifone di categoria 5^, il massimo sulla scala Saffir-Simpson.
Oltre a queste tempeste bisogna aggiungere anche altri mostri, come il super-tifone “Tip” del 1969, e i più grandi uragani osservati sull’Atlantico, come “Camille”, nel 1969, e “Allen” nel 1980, che raggiungerò per diverso tempo la 5^ categoria della Saffir-Simpson. A differenza dei primi i dati di questi 3 mega cicloni tropicali risultano essere molto attendibile, poiché l’aviazione militare degli Stati Uniti aveva organizzato delle missioni di sorvolo attorno ad essi (tramite aerei adottati per la ricognizione meteorologica, come il WC-130) per ottenere dati su movimento, grandezza ed intensità delle singole tempeste in questione. Cosa che manca per lo stesso super-tifone “Haiyan”, visto che i dati sul vento medio sostenuto sono stati solo stimati dal Joint Typhoon Warning Center ( JTWC ), attraverso le immagini satellitari. Tale stima però è molto approssimativa, visto la mancanza di dati certi, affidabili, pervenuti sul posto. Fin quando nel Pacifico occidentale, cosi come sull’oceano Indiano, i governi degli stati di queste aree (tranne il Giappone e la Cina) ancora non sono sufficientemente equipaggiati per effettuare missioni a cosi alto rischio, utilizzando al meglio le migliori tecnologie, sarà molto difficile avere dei dati meteorologici certi su questi mostri della natura.