Mentre festeggia in questi giorni i primi quarant’anni dalla sua fondazione, il Parco del Ticino deve fare i conti con un’orda di cinghiali che nell’ultima decade ha devastato sempre più i territori di Varese, Milano e Pavia. Nel 2013 appena concluso sono stati rilevati danni per oltre 300 mila euro, in aumento rispetto al 2012 che ha fatto registrare in media un assalto ogni tre giorni ai campi coltivati, con danni per 298 mila euro, in aumento di oltre il 40 per cento rispetto al 2011, quando il conto delle devastazioni superò i 200 mila euro. “La situazione sta diventando insostenibile – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – questi animali hanno una capacità riproduttiva incredibile. La Regione interviene per fortuna con risorse e progetti, ma bisogna rendere più incisivo il controllo della popolazione”. Fra Varese, Milano e Pavia, il Parco del Ticino ha creato 5 garitte di osservazione e abbattimento e altre 10 saranno realizzate nel corso del 2014. Alcuni agricoltori si sono attrezzati anche con recinti elettrificati per difendere campi e cascine. In Lombardia – spiega la Coldiretti – i danni riguardano quasi tutte le province (da Brescia a Milano, da Lodi a Varese, da Pavia a Como, da Lecco a Bergamo) e superano il mezzo di milione di euro all’anno nonostante che gli abbattimenti siano passati dai 1.836 del 2001 ai 5.470 del 2010, per un totale di oltre 34 mila capi. Durante il 2013 nel solo Parco del Ticino sono stati eliminati 600 esemplari. “Ma è sufficiente che sul territorio ci sia qualche cinghiale – spiega Ermes Sagula, responsabile Centro assistenza aziende della Coldiretti Lombardia – e nel giro di qualche anno si formano popolazioni sempre più numerose che, alla ricerca di cibo, si spingono dentro i campi coltivati e arrivano anche ai magazzini”.Il fronte più caldo della Lombardia – spiega la Coldiretti – sembra essere proprio quello occidentale, lungo tutta l’estensione del Parco del Ticino che comprende il territorio di 47 comuni su una superficie di oltre 91mila ettari, di cui il 60 per cento coltivati. Il problema in quella fascia di territorio – conclude la Coldiretti – è anche che durante i mesi estivi l’abbassamento del livello del fiume crea isolotti di ghiaia usati dai cinghiali per incursioni da una sponda all’altra fra Piemonte e Lombardia.