Ricorre oggi l’anniversario della morte del grande Michelangelo Buonarroti. Sono trascorsi ben 450 anni da quando egli spirò, nella sua casa romana di Macel de’ Corvi, zona all’imbocco dei Fori Imperiali, distrutta a inizio secolo per la costruzione dell’Altare della Patria.
Oggi resta solo una targa commemorativa, in un angolo recondito di Piazza Venezia: “Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del divino Michelangelo”.
Studiosi, giornalisti, scrittori, appassionati hanno scritto ormai tutto sul “divino”, autore de La Pietà, il David, il Giudizio Universale, la Creazione della Cappella Sistina, ma anche i Prigioni, il Mosè, il Tondo Doni. Con la morte del Michelangelo scompariva quel tempo straordinario che aveva visto muoversi e incrociarsi i 3 geni assoluti dell’arte italiana: il “nemico” Leonardo da Vinci, che se n’era andato nel 1519, confortato dai lussi del Castello di Amboise messogli a disposizione dal re di Francia e, a soli 37 anni, nel 1520, era scomparso Raffaello Sanzio, uno spirito amabile e dolcissimo, esatto contrario del ruvido e scontroso Michelangelo. I tre avevano ammirato in segreto l’uno il lavoro dell’altro, consapevoli della rispettiva genialità, ma solo il giovane Raffaello aveva reso pubblico omaggio ai più anziani maestri.
Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, piccolo paese toscano vicino ad Arezzo, era figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e Francesca di Neri del Miniato del Sera e apparteneva ad una famiglia di piccola nobiltà. Dimostrò la sua particolare inclinazione verso l’arte sin dall’adolescenza. Dopo aver intrapreso gli studi umanistici, iniziò come apprendista la carriera artistica presso la bottega di Domenico e David Ghirlandaio; periodo di cui Il Michelangelo non parlò mai, talmente era forte la divergenza di temperamento tra il maestro e l’allievo. Più importante è il periodo che egli trascorse nel “Giardino di San Marco”, dove Lorenzo il Magnifico aveva raccolto le opere antiche e dove giovani artisti studiavano sotto la guida dello scultore Bertoldo di Giovanni, allievo di Donatello, apprezzando presso di lui, la levigatezza e il calore del marmo, la grana e la compatezza dei marmi antichi. E’ in questo periodo che si rivela la sua spiccata personalità e la sua innata propensione verso la scultura. Grazie a Lorenzo, invece, Michelangelo apprezza la conoscenza dell’Umanesimo classicista, la filosofia platonica, l’amore per la poesia. Sono questi gli anni della convivenza del giovane artista con alcune delle massime personalità culturali dell’epoca, ospiti, come lui, in casa Medici (Poliziano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino).
Michelangelo lavorò fino agli ultimi istanti della sua vita, mantenendo fede ad una lettera diretta a Tommaso da Pistoia, dove diceva: “Voglio morire scolpendo, scolpendo morir”. Fu così che, il 18 febbraio 1564, venne trovato a terra ai piedi dell’ultimo suo lavoro, “La Pietà Rondanini”, una scultura marmorea iniziata nel 1552, che l’artista aveva desiderato per l’ennesima volta ritoccare, a 89 anni. Buonarroti fu un “toscanaccio” bizzoso, a volte prepotente, che addirittura osava misurarsi faccia a faccia col potere dei Papi e degli Imperatori del suo tempo, conscio del suo talento e della sua grandezza fisica, lacerato intimamente da passioni contrastanti e irrefrenabili. Stando alle testimonianze e agli studi storici, si dice che non possedeva né la tipica “divina indifferenza” del grande Leonardo da Vinci, né la gloriosa e dedicata febbre di vivere di Raffaello Sanzio da Urbino, grandissimi artisti suoi contemporanei. Eppure Michelangelo riuscì ad imporsi ugualmente all’ammirazione dei grandi potenti dell’epoca e anche alle persone più umili, grazie al suo geniale stile nella scultura, nella pittura e nell’architettura…un uomo unico, che farà per sempre la gioia e la gloria del popolo italiano.
Oggi e per tutto l’anno, l’Italia lo celebrerà con una serie di mostre e iniziative che ricordano il suo genio: nella Galleria dell’Accademia di Firenze apre al pubblico “Ri-conoscere Michelangelo” (18 febbraio-18 maggio) e sempre a Firenze, a Casa Buonarroti :” La forza del mito- i progetti per la facciata di San Lorenzo a Firenze” (18 marzo-2 giugno 2014) e “Michelangelo e il Novecento” (18 giugno-20 ottobre 2014). Gli Uffizi lo ricordano con un nuovo allestimento delle Sale 33 e 34, con cui si completa il nuovo assetto della sala 35, detta “di Michelangelo” che conserva al suo interno il Tondo Doni. Da febbraio ad aprile 2014, al Museo Casa Vasari di Arezzo, la mostra “Il rapporto tra Michelangelo e Vasari nelle lettere e nei disegni”.