Non ci sono prove che gli esseri umani abbiano causato il cambiamento climatico e nemmeno dimostrazioni scientifiche che giustifichino l’allarmismo generato dal riscaldamento globale. Ad affermarlo è stato il cofondatore di Greenpeace, Patrick Moore, che si è scagliato contro i gruppi ambientalisti durante un’audizione al Senato statunitense. A riportarlo è il Guardian.
“Non ci sono prove scientifiche che le emissioni di diossido di carbonio siano la causa dominante,” ha dichiarato. Ha poi criticato l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), per aver sostenuto che “è estremamente probabile” che le attività umane siano “la causa dominante” del riscaldamento globale.
“Estremamente probabile” non è un termine scientifico, ha dichiarato, aggiungendo che i dati presentati dall’IPCC non sono il risultato di calcoli matematici o analisi statistiche e che potrebbero essere stati “inventati” per sostenere “i giudizi degli esperti“. Secondo Moore, l’aumento della temperatura risale all’Era glaciale, quando la CO2 era “dieci volte superiore“. Ha poi aggiunto: “So che i miei commenti vanno contro molte congetture sul clima di oggi. Ma sono fiducioso che la storia avvalorerà le mie tesi, sia quella sull’inutilità di fare affidamento sui modelli al computer per predire il futuro, sia quella secondo cui le temperature più calde sono meglio di quelle più fredde per la maggior parte delle specie.“
Moore fu tra i fondatori di Greenpeace nel 1971, ma lasciò l’organizzazione nel 1986 perché ormai più interessata alla politica che alla scienza: “Dopo 15 anni ho dovuto lasciare, perché Greenpeace aveva preso un’improvvisa piega politica di sinistra, cominciando ad adottare politiche che non potevo accettare dalla mia prospettiva scientifica. Il cambiamento climatico non era un problema quando ho abbandonato Greenpeace, ma lo è sicuramente ora,” ha concluso.