A Milano dall’8 al 10 maggio il primo congresso italiano sul “Rinascimento Spaziale”

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Space Renaissance 2Il congresso che si terra’ l’8 e 9 maggio al Politecnico di Milano Bovisa sara’ un grande evento. Basta dare un’occhiata al programma, estremamente ricco di presenze importanti. Vorrei dire, con una punta di orgoglio, che personalita’ di un certo rilievo hanno per la prima volta acconsentito a venirci a sentire e ad aiutarci. Segno che qualcuno comincia a pensare che, tutto sommato, non siamo inutili (:-). Oltre ai cari amici del Politecnico di Milano, Professoressa Michéle Lavagna e Professor Franco Bernelli, e di Torino, Professor Sergio Chiesa, abbiamo personalita’ del calibro di Bignami e Caprara, ed esponenti di aziende per noi di grande interesse, quali Fabrizio Boer di Ship In Space, Luca Rossettini di D-Orbit, Franco Fossati di Aviospace, Valerio Striano e Franco Cearbolini del consorzio Antares. La cosa per noi piu’ interessante, parlando delle imprese, e’ la diversita’ delle loro mission, rispetto ai partecipanti alle convention di qualche anno fa. Allora si trattava quasi esclusivamente di aziende orientate al satellitare (telecomunicazioni, osservazione della terra, esperimenti scientifici), quindi, lasciami dire, ad un uso dello spazio per la terra, totalmente unmanned. Le aziende partecipanti a Space Renaissance Italia 2014 hanno invece mission decisamente diverse, dal turismo spaziale al recupero di rifiuti spaziali, all’esplorazione lunare, ai sistemi di supporto alla vita umana nello spazio. Segno che la rivoluzione iniziata ormai vent’anni fa con l’X Prize di Peter Diamandis e Gregg Maryiniak ha messo radici anche nel nostro paese, dando vita ad un’imprenditoria aerospaziale non piu’ esclusivamente aggiogata al carro delle agenzie spaziali (e quindi subalterna alle loro strategie), ma anche rivolta al mercato.

Space Renaissance Italia e’ nata, piu’ di un anno fa, il 22 Marzo 2013, a Napoli a Citta’ della Scienza, e si e’ costituita come associazione non profit nel novembre del 2013, ad opera del presidente Rino Russo, e di altri soci fondatori, tra i quali il sottoscritto.

SR Italia, come chapter italiano di Space Renaissance International, ha scelto di implementare la filosofia espressa nel Manifesto (http://www.spacerenaissance.org/papers/The_Space_Renaissance_Manifesto.pdf), dandosi un piano strategico basato sul Turismo Spaziale, come linea portante.

Il primo obiettivo del congresso e’ proprio quello di approvare formalmente il nostro piano, e di presentarlo ai media ed a potenziali investitori. Una volta approvato, il piano sara’ pubblicato in volume e reso disponbile sia su carta che come e-book. Il piano comprende alcuni progetti strategici, che saranno illustrati durante il congresso.

Hyplane, un veicolo ipersonico per trasporto passeggeri punto a punto a quota quasi sub-orbitale (60 – 70 km), su una distanza di 600 km. Tale macchina rappresenta un sostanziale passo avanti concettuale, rispetto al volo balistico sub-orbitale fornito da Virgin Galactic, che prevede il decollo e l’atterraggio da uno stesso spazioporto. HyPlane infatti inaugura la stagione di quello che abbiamo chiamato Space Tourism 2.0, che prevede di far viaggiare effettivamente i passeggeri da uno spazioporto ad un altro sulla superficie terrestre, distanti migliaia di km.

La Space Renaissance Academy, e’ il progetto principale del progetto Education di SR Italia. Si tratta in sostanza di un’universita’ privata, avente la mission di formare i filosofi dell’era spaziale, partendo da materiale didattico perlopiu’ inedito e sinora disatteso dai programmi di istruzione istituzionali, privilegiando autori che consideriamo i precursori dell’umanesimo astronautico, e materie quali storia della scienza e degli scienziati, storia ed evoluzione del pensiero scientifico e filosofico, astronomia, eso-biologia, eso-marketing, eso-sviluppo, eso-ingegneria, in un programma di ricerce ed insegnamento ricchissimo e rivolto al futuro.

Ma un aspetto tra i piu’ interessanti del congresso e’ la multiculturalita’, aspetto perlopiu’ inedito, nel contesto delle iniziative pro-space. Space Renaissance Italia non si compone infatti esclusivamente di tecnici, scienziati ed ingegneri, bensi’ comprende esponenti della cultura umanistica, dell’arte e della musica, a dimostrazione del fatto che l’interesse per il futuro della civilta’ travalica abbondantemente i confini del comparto scientifico, e forse in certi casi si sviluppa persino maggiormente al di fuori di tali contesti, a volte troppo chiusi in se stessi e nello stato di relativa “beatitudine intellettuale” in cui vive chi fa ricerca scientifica.

Verra’ quindi presentato il progetto Outreach di SR Italia, che copre il prossimo triennio, di cui parte sostanziosa e’ costituita dal progetto Artistic View, diretto da Elena Cecconi, flautista di fama mondiale e Direttore Artistico di Space Renaissance Italia, ricchissimo di eventi musicali e non, in un fiorire di iniziative in collaborazione con Conservatori ed altre srtutture di formazione musicale.

1475798_10151819884078513_1311461907_nE’ Roberto Guerra a spiegare, in un’intervista ad Adriano Autino – cocuratore del congresso – i dettagli dell’evento.

 L’Enterprise… Space Renaissance da quando è comunque… in volo?

Vedi anche quanto detto nel self-bio di A. Autino, presidente di Space Renaissance International. Possiamo dire che SRI e’ nata nell’autunno 2008, contemporaneamente alla crisi, come antidoto ed anticorpi alla stessa!

Renaissance, “logo” significativo: al di là delle Necessità probabili futuribili, sovrappopolazione, inquinamento, easurimento delle risorse “terrestri” le nuove frontiere spaziali non riflettono semplicemente quasi quell’istinto della conoscenza che differenzia appunto se non l’umano, l’eccellenza umana dal resto della biosfera vivente e animale?

Anche a questa domanda ho ampiamente gia’ risposto piu’ sopra. Qui si tocca un punto particolarmente importante, dal punto di vista filosofico, importante soprattutto nella discussione con i sedicenti sostenitori della “natura” nei confronti dell’uomo inquinatore e devastatore.

Diversi pensatori, ben prima del sottoscritto, hanno riflettuto sulla peculiarita’ e sulla stranezza dell’evoluzione: Robert Pirsig, Krafft Ehricke, Steven Wolfe, lo stesso Darwin. E’ come se in natura agissero due principi contrapposti: da un lato la legge dell’entropia, che tende a sciogliere ogni cosa in un magma indistinto ed indifferenziato, un punto in cui tutta l’energia spendibile sia stata ormai spesa, un punto di riposo totale in cui piu’ nulla si muove perche’ tutto ha raggiunto la posizione del massimo riposo. Vale a dire la morte totale, l’eterno riposo, appunto.

D’altro canto, sempre in natura, opera un principio evolutivo che agisce in senso opposto. Tale principio ha originato addirittura la vita intelligente, che si oppone all’entropia, progetta costruisce ed ingegnerizza un ordine delle cose che non e’ quello del riposo statico indifferenziato, bensi’ un ordine chiaro, utile, improntato alla bellezza, all’armonia, alla gioia suprema dell’opera dell’ingegno, utilizzando le stesse leggi naturali, ma per superarle, e per poter di conseguenza avanzare verso uno status esistenziale pienamente umano, dove siano superate le leggi naturali feroci dell’uccisione, della sottomissione con la forza e dello sfruttamento brutale.

Questo principio opera in natura fin dal big bang, ed ha portato fino all’uomo, in questo angolo sperduto dell’universo… ed opera dentro di noi, contraddistinguendoci dal resto della biosfera.

Posso affermare che questa e’ la radice del mio umanesimo, e dell’umanesimo astronautico, che identifica nell’espansione al di fuori dei confini terrestri il passo evolutivo ormai prossimo ad un break event. Il risultato non e’ pero’ scontato: se dovessimo fallire la nostra civilta’ ne sarebbe probabilmente distrutta, e la nostra stessa specie sarebbe a rischio di prematura estinzione, ad opera di minacce sia endogene che esogene (impatti cosmici tuttaltro che infrequenti) contro le quali, come specie monoplanetaria, saremmo del tutto indifesi.

Renaissance Spaziale significa anche… sulla Terra, esatto? Alla ricerca dello Spazio perduto come rivoluzione economica possibile?

Anche qui vedi le risposte gia’ date. Vorrei solo aggiungere, poiche’ in passato sono stato accusato di voler “abbandonare la Terra” (!), che la prospettiva del Rinascimento Spaziale si basa sul concetto della espansione della civilta’ nello spazio, e non del trasferimento totale (o deportazione) della popolazione. Siccome siamo realisti, non possiamo neppure immaginare di muovere qualche miliardo di persone nello spazio in pochi anni. Questa e’ l’immagine di che affronta il problema con l’intento di sminuire e disprezzare questa idea, e non di discuterla per capire. I nodi che e’ necessario affrontare sono nodi complessi, di carattere sociale, con forti implicazioni psicologiche di massa. Occorre porsi diverse domande, esempio: e’ davvero la sovrappopolazione, il problema principale della civilta’? quali sarebbero le conseguenze di una diminuzione del numero degli umani in assoluto? Cosa succedera’ se continueremo a crescere in un sistema chiuso? E’ la denatalita’ preferibile alla crescita in un sistema chiuso? Alcune risposte. La denatalita’ e’ gia’ in corso, il nostro numero globale continua a crescere, ma cresce sempre meno. Tuttavia questa crescita decrescente, se compressa in un sistema chiuso, sara’ sufficiente per creare problemi sociali enormi, tali da portare a conseguenze devolutive anche verticali, entro il 21mo secolo. Il punto di inversione del vettore demografico, anche in assenza di eventi implosivi, sarebbe comunque causa di crisi irreversibile, portando alla decrescita gloabale dei mercati, ad una societa’ sempre piu’ vecchia e priva di spinte vitali. L’apertura della frontiera spaziale sembra poca cosa, in confronto a questi processi, in realta’ fa la differenza, perche’ l’apertura di un orizzonte di sviluppo e di ricchezza talmente vasto riaccende il bene piu’ prezioso: la speranza. Sara’ dura comunque, ma lavoreremo per un obiettivo, consapevoli che i nostri figli e nipoti vivranno meglio di noi… in tre dimensioni, la mente libera di spaziare nelle galassie…

Asimov e Toffler, ma non solo parlavano di shock del futuro o complesso di Frankenstein.. possibile leggere la crisi contemporanea come effetto di tale sindrome misconosciuta? Un Novecento tecnoscientifico rivoluzionario fino al Web e Curiosity ecc… ha sconvolto diciamo l’inconscio collettivo cosiddetto?

La domanda e’ interessante, perche’ mi porta al concetto della tecnologia, che io vedo come unico sostegno possibile alla morale ed alla stessa psiche umana…

Questa idea, che il progresso tecnologico sia andato avanti troppo velocemente, a scapito del progresso morale, e’ una bufala di dimensioni cosmiche. Riconosco che per voi giornalisti e’ pane quotidiano… basta ascoltare le dissertazioni quotidiane sulle onde di Rai Radio 3, a proposito di quanto la tecnologia abbia distrutto i supposti “valori” di una volta…..

Rendiamoci conto che stiamo segando il ramo su cui noi scimmie antropomorfe siamo seduti. Verra’ il giorno che gli scienziati ed i tecnologi, stanchi di sentirsi sbeffeggiare, diranno “sapete che c’e’? fatevela voi la tecnologia, se pensate di essere piu’ bravi e di saperne fare una piu’ “morale”….” E la tecnologia morira’. A quel punto, e non siamo poi cosi’ lontani, visto il ritmo della de-industrializzazione galoppante, tutti torneranno finalmente ai tanto compianti lumi a petrolio, le lavatrici ed i frigoriferi si ammasseranno agli angoli delle strade, viaggeremo di nuovo a dorso di mulo, gli odiosi telefonini marciranno nelle discariche… Leggeremo la sera, alla luce delle candele? Niente affatto, perche’ le nsotre giornate di lavoro dureranno dodici ore, non avremo (come non ce l’avevano i nostri nonni) la forza di leggere, ne’ elettricita’ per ascoltare musica o vedere la tv… Torneremo a mandare messaggi scritti a mano per mezzo di messaggeri? Naaa, quello lo facevano i nobili, nell’antichita’, quei pochi che avevano i mezzi, la maggioranza tornera’ a non comunicare, ed a de-culturarsi… Come avviene anche oggi nelle societa’ pre-industriali, non ci sara’ dignita’ umana, i padri torneranno a schiavizzare i figli e vendere le figlie per pochi soldi. Cosi’ quei pochi che avranno conservato la capacita’ di riflettere avranno la prova provata del fatto che la tecnologia, e lo sviluppo industriale, costituivano gli unici fattori di sostegno allo sviluppo della morale e dell’etica, in quanto conferivano ai produttori i mezzi per vivere con diginita’, ed accrescere la propria cultura e quella dei propri figli.

La critica della tecnologia e dello sviluppo industriale, che pure ha avuto nel secolo scorso una sua utilita’, nel denunciare l’inquinamento evitabile (peraltro mediante l’uso di nuove tecnologie) e l’eccessivo sfruttamento dei lavoratori, ha pero’ completamente perduto ogni utilita’ sociale quando aggiunge la propria carica distruttrice alla violenza della crisi.

Sono quindi assolutamente allergico a qualsiasi discussione che tenda anche velatamente ad additare la tecnologia, la scienza e lo sviluppo industriale come colpevoli dei mali del mondo.

Asimov ha descritto un mondo, Trantor, capitale di un impero galattico, in cui la natura era stata completamente distrutta e rimpiazzata dal cemento e dall’acciaio: una visione piuttosto statica delle condizioni sociali e dell’etica, che non condivido. Asimov del resto e’ certamente uno di coloro che piu’ hanno cercato di immaginare il nostro futuro, scrivendo non solo fiction, ma anche saggistica di grande valore. Tuttavia, anche per noi umanisti astronautici, e’ tempo di andare oltre i nostri “santi”, e di prendere atto dei limiti del loro pensiero. Nel caso di Asimov, mi pare che si sia spesso concesso di ragionare per iperboli. Oltre ad ipotizzare mondi completamente ricoperti di acciaio e cemento, Asimov si e’ spinto a calcolare gli effetti di una crescita demografica costante, al ritmo di progressione geometrica del 20mo secolo: nell’anno 3000 la Terra avrebbe 75 mila miliardi di abitanti. Come potrebbe la civilta’ nell’anno 3000 essere ancora confinata al solo pianeta Terra? E, ammesso che invece la specie umana si fosse espansa al di fuori della Terra, come potrebbe il tasso di crescita non essere stato influenzato limitato dalle condizioni che le comunita’ migranti troveranno nel corso della diaspora nel sistema solare? Asimov, genio visionario e grande futurologo, non era pero’ umanista, nel senso che noi diamo al termine, nel senso che trattava comunque la variabile umana con sufficienza e superficialita’, senza l’attenzione analitica, scientifica e filosofica che l’umanita’ si merita.

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