Il Presidente della Società Geologica Italiana, prof. Carlo Doglioni, ha inviato alla redazione del programma televisivo Report una lettera in merito alla puntata sugli shale gas e l’uso della tecnica del fracking andata in onda su Raitre il 12 maggio scorso.
Nella lettera Doglioni esprime disappunto per la costruzione della puntata, nella quale è stato insinuato che in alcune aree d’Italia la fratturazione idraulica sarebbe praticata (cosa che secondo Doglioni è del tutto falsa perché le leggi lo vietano). Doglioni esprime poi forti critiche per la semplificazione di un tema molto complesso, e per aver riportato in modo fuorviante le conclusioni della commissione voluta dalla regione Emilia Romagna sui rapporti fra estrazioni petrolifere e sismicità. In sostanza durante la puntata sarebbe stato insinuato che il sisma del maggio 2012 avrebbe avuto forti legami con le attività estrattive, cosa in realtà non dimostrata da nessun comitato scientifico. Il tema, molto complesso e che andrebbe analizzato caso per caso, è stato semplificato in maniera eccessiva.
Si ripropone così ancora una volta il grave problema della scorretta comunicazione delle notizie inerenti l’ambito scientifico: si tratta di temi complessi, la cui semplificazione eccessiva (richiesta però dai format televisivi) porta a interpretazioni sbagliate. Carlo Doglioni critica anche l’assenza nella trasmissione di esperti che spiegassero in maniera tecnica la metodologia della fratturazione. Comunque Doglioni non smentisce le possibili relazioni fra fratturazione idraulica e sismicità in alcuni casi (relazioni note già dagli anni ’60), pur invitando a non generalizzare su un tema molto complesso in quanto non sempre queste relazioni sono dimostrate.
Di seguito, la lettera.
p.c. Dott. Luigi Gubitosi
Vi scrivo in merito all’ultima puntata del 12 maggio in quanto presidente della Società Geologica Italiana, da voi chiamata in causa.
Sono sinceramente dispiaciuto perché si è persa l’occasione di fare luce su un argomento delicatissimo, anzi si è ingenerata una dannosa confusione.
Nel vostro servizio, purtroppo, non si è detto da subito che in Italia non si fa fracking perché non esistono riserve economicamente rilevanti di shale gas (i pareri espressi di potenzialità nella nostra nazione sono di persone non informate sul tema); inoltre, la ricerca di shale gas non è prevista dal Governo nel piano di Strategia Energetica Nazionale e nessuno può pensare di farla in incognito: lo dice anche uno dei vostri intervistati che per realizzare il fracking ci vorrebbe un numero infinito di camion ogni giorno. La situazione italiana non è dunque minimamente paragonabile a quella americana nè dal punto di vista geologico e nemmeno da quello normativo, ma lo spettatore è stato indotto a pensare che la stessa tecnica sia adottata o adottabile in futuro anche da noi.
E’ un campo estremamente complesso, in cui entrano in gioco le legittime preoccupazioni di sicurezza dei cittadini, le esigenze di approvvigionamento energetico nazionale, le conoscenze scientifiche e le decisioni politiche che devono bilanciare tutti questi elementi. Presentare in modo fuorviante le conclusioni della commissione voluta dalla Regione Emilia Romagna sui rapporti tra estrazioni petrolifere e sismicità, come se la relazione tra la coltivazione di un campo petrolifero in Emilia e il terremoto del maggio 2012 sia praticamente certa (mentre la commissione stessa sostiene che è solo un’ipotesi non dimostrabile), significa semplicemente dire che, per il principio di precauzione, si dovrebbero sospendere tutte le attività minerarie in Italia. E’ una scelta politica possibile, ma con le ovvie conseguenze. Se aveste chiesto a geologi esperti di sismotettonica, avreste potuto sentire che la relazione ipotizzata tra attività estrattive e terremoti, almeno nel caso emiliano, è poco realistica e basata su dati di quantomeno controversa interpretazione. Alimentare le paure di popolazioni già duramente colpite da eventi disastrosi in un territorio naturalmente soggetto ad eventi sismici rilevanti non è una scelta condivisibile perché i cittadini meritano di avere le informazioni più corrette e trasparenti possibili.
La Società Geologica Italiana ha organizzato a dicembre scorso il convegno sulla “Geologia per l’esplorazione petrolifera in Italia” e ha permesso a tutti di parlare, anche ai rappresentanti del movimento “no-triv” le cui dichiarazioni hanno avuto ampia visibilità anche nel vostro servizio. Gli interventi dei geologi sono stati invece deliberatamente ignorati dal vostro reporter, a parte un breve spezzone che non rappresenta minimamente le conclusioni del congresso. Nel vostro servizio si afferma che i geologi italiani sosterrebbero che non vi possa essere relazione tra attività di sottosuolo e sismicità: durante lo stesso convegno invece c’è stato un intervento che ha evidenziato lo stato dell’arte sulle conoscenze tra sismicità indotta legata alla reiniezione di fluidi nel sottosuolo (che non è fracking) e sulla possibilità di sismicità innescata, cioè terremoti naturali che verrebbero anticipati temporalmente per effetto delle attività minerarie.
Perché non avete chiesto un’opinione anche agli organizzatori del convegno? Perché non informarsi con esperti veri di come viene effettuato un pozzo, quali sono le norme di sicurezza adottate, in che modo vengono protette le falde acquifere, come viene monitorata la sismicità indotta? Ci sono delle norme chiare imposte dal Ministero dell’Industria e dello Sviluppo Economico e solo chi ha competenze specifiche è in grado di rispondere con precisione a queste giuste richieste di informazione.
La relazione tra attività petrolifera e terremoti dannosi o emissioni di gas è stata trattata nella puntata di Report dal solo punto di vista di coloro che vogliono che sia conclamata ovunque e comunque. La sismicità indotta da iniezione di fluidi nel sottosuolo è nota fin dagli anni ’60, e nessun geologo serio può sostenere che non vi sia una possibile correlazione, ma si tratta di capire caso per caso, sulla base del contesto geologico, della quantità di fluidi coinvolti e delle profondità in cui si opera, per valutare se il rapporto di causa-effetto sia consistente con i parametri in gioco o meno. I geologi tutti, professionisti e ricercatori, lavorano quotidianamente con grande impegno in campi diversi, sia per proteggere gli italiani dai vari rischi naturali, sia per salvaguardare l’ambiente, e anche per contribuire al reperimento di risorse come quella primaria che è l’acqua, e quelle minerarie che hanno fatto crescere l’Italia.
La Società Geologica Italiana è come sempre a disposizione delle redazioni giornalistiche per approfondimenti e chiarimenti.
Carlo Doglioni
Presidente della Società Geologica Italiana