L’iperico (Hypericum perforatum), è una pianta officinale appartenente alla famiglia delle Hypericaceae (Guttiferae), con le foglie picchiettate di minuscole ghiandole trasparenti che, in controluce, appaiono come forellini (da questa caratteristica deriva il nome di “perforatum”), contenenti resina e oli essenziali incolori; con i fiori color giallo carico, dotati di 5 petali delicati, ricoperti di puntini neri che, se sfregati, tingono le dita di rosso. Il termine “Hypericum” significa “sopra l’immagine” poiché nell’antichità vi era l’usanza di appenderlo sopra l’immagine sacra per allontanare i demoni. I primi cristiani chiamarono l’iperico “erba di San Giovanni”, in onore di Giovanni Battista, ritenendo che la pianta secernesse l’olio sanguigno il 29 agosto, anniversario della decapitazione del santo.
E se il naturalista romano Plinio prescriveva lo spirito di iperico come cura contro i morsi di serpenti velenosi, il medico greco Dioscoride lo raccomandava esternamente per le ustioni e, internamente, come diuretico, emmenagogo e come trattamento per sciatica e febbre ricorrente (malaria). L’iperico e’ soprattutto un antidepressivo-tranquillante; pertanto è valido nelle forme ansiose depressive, nei casi di malumore, malinconia, ansia, insonnia, agitazione nervosa. L’azione antidepressiva è dovuta all’ipericina, che però ha proprietà fotosensibilizzanti, pertanto va evitato di esporsi per periodi prolungati al sole durante l’assunzione dell’iperico, che può inoltre interferire con alcuni farmaci, psicofarmaci e contraccettivi orali. Inoltre, esso è un ottimo antivirale, alza le difese immunitarie, è antidolorifico e antispasmodico, si usa per alleviare le nevralgie croniche ed e’ efficace nella diarrea, nella gastrite, nei dolori muscolari da sforzo. I fiori dell’erba di San Giovanni hanno, invece, proprietà diuretiche, vermifughe, aromatiche, stimolanti e digestive.
Mentre l’infuso funge da espettorante dell’apparato respiratorio, contro tosse, catarri recidivanti e raffreddore e le tisane sono disintossicanti del fegato, le sommità fiorite, colte nel solstizio d’estate, vengono impiegate per produrre l’olio di iperico. Esse vengono poste a macerare nell’olio, al sole, per il ciclo lunare e l’olio così ottenuto, dalla colorazione rosso scuro intenso, viene impiegato per massaggi e frizioni nelle zone colpite da dolori articolari, ha proprietà lenitive, emollienti e restitutive, è ottimo per pelli secche, screpolate e nelle scottature… non a caso è noto come “olio della casalinga”, curando gli arrossamenti e i tagli da freddo o causati dalla trascuratezza o dalla fretta che impediscono, talvolta, di asciugarsi bene le mani dopo il lavaggio o dopo le normali faccende domestiche, il giardinaggio, la polvere e i detersivi.
Esso è cicatrizzante, antisettico per acne, foruncoli e brufoli, anestetico, astringente, purificante, ottimo nel trattamento della couperose. Ha proprietà decongestionanti, antinfiammatorie e rinfrescanti, che lo rendono prezioso nella cura delle ulcere varicose, dei dolori reumatici, nei casi di ferite, piaghe, bruciature, eritemi solari, pruriti ed emorroidi; oltre che nelle infiammazioni del trigemino, nell’Herpes simplex e zoster (fuoco di Sant’Antonio), nelle sciatiche e lombalgie. Per realizzare in casa l’olio di iperico occorrono: 70 grammi di sommità fiorite fresche e 250 ml di olio di mandorle. Fate macerare per 6 settimane olio e fiori in una bottiglia ben chiusa, a temperatura ambiente, agitando spesso e lasciate il contenitore al sole per un giorno intero. Filtrate e conservate in bottiglie di vetro scuro, al riparo dalla luce, in un posto fresco (meglio se in frigorifero).