L’Oms suona l’allarme contro il virus dell’ebola. L’Organizzazione Mondiale della sanita’ e’ convinta che l’ebola, il micidiale virus che ha gia’ seminato oltre mille vittime in quattro paesi dell’Africa occidentale, sia un evento straordinario e un rischio per la salute pubblica anche di altri Paesi e che necessita di una risposta coordinata. E’ la peggiore epidemia registrata negli ultimi 40 anni, ha detto il ‘numero uno’ dell’organizzazione, Margaret Chan. Ecco perche’ l’Oms chiede alla comunita’ internazionale che aiuti urgentemente i Paesi colpiti, che evidentemente “da soli non hanno la capacita’ per affrontare un’epidemia di questa entita’ e questa complessita'”.
Attualmente i Paesi africani in cui il virus galoppa sono Guinea Conakry, Liberia e Sierra Leone, ma anche la Nigeria -il piu’ popoloso Paese africano, dove il contagio sarebbe pericolosissimo- segue con grande attenzione l’evoluzione del virus. La decisione e’ arrivata al termine di una riunione d’emergenza, mercoledi’ e giovedi’: una conference call con i massimi esperti mondiali e i responsabili dei Paesi interessati. Oggi a Ginevra sono state rese pubbliche le conclusioni della riunione per far fronte alla crisi sanitaria. L’organizzazione dell’Onu ha dunque raccomandato misure eccezionali per fermare la trasmissione. I Paesi in cui si registra il contagio dovranno effettuare esami all’uscita degli aeroporti, nei porti marittimi e nei valichi di frontiera a tutte le persone con sintomi febbri associabili all’ebola; potranno essere varate restrizioni di viaggio per fermare la diffusione del virus. L’allerta dell’Oms arriva dopo che gli Usa ieri hanno dichiarato “inevitabile” la diffuione di ebola oltre l’Africa occidentale e dopo che Medici senza Frontiere ha avertito che il virus e’ ormai “fuori controllo” in oltre 60 focolai e che non ha precedenti “in termini di distribuzione geografica, persone contagiate e vittime”. In realta’ lo stato di emeregza e’ in vigore in tutti e tre gli Stati africani nella situazione piu’ critica: Liberia, Guinea e Sierra leone. Nella provincia di Grand Cape Moun, in Liberia, una delle aree piu’ colpite, i militari hanno gia’ istituito blocchi stradali per impedire l’arrivo nella capitale, Monrovia, mentre i cadaveri delle vittime venono lasciati abbandonati nelle strade, per il timore del contagio.