Fuoco di Sant’Antonio: cause, sintomi, diagnosi, cura e prevenzione

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L’Herpes Zoster, comunemente conosciuto come “Fuoco di Sant’Antonio”, è un’infezione che interessa i nervi e la pelle, causata dallo stesso virus che provoca la varicella: il virus dell’Herpes Zoster, tra i più aggressivi della sottofamiglia degli Alphaherpesvirinae. La sua caratteristica è quella di rimanere annidato nell’organismo, dormiente nei gangli delle radici dorsali del midollo dopo la guarigione dalla varicella, per risvegliarsi quando la risposta immunitaria è più vulnerabile, mettendosi a viaggiare lungo le fibre nervose.

CAUSE:  Nella popolazione anziana, tra i 70 e gli 80 anni, o in soggetti immuno-depressi, il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio può riattivarsi per diversi motivi (es. malattie, trapianti, stress). In alcuni casi, quando il virus colpisce persone giovani, potrebbe essere il campanello d’allarme di patologie importanti come linfomi o altri tumori. Il nome “Herpes Zoster” deriva dal greco “herpo” (strisciare) e “zoster” (cintura), per indicare gli effetti di questa patologia che si insinua nel corpo come un serpente di fuoco e che a volte presenta strascichi lunghi e invalidanti.

FUOCOSINTOMI: Nella fase di esordio il disturbo non è facile da riconoscere perché la pelle non presenta lesioni o arrossamenti; tuttavia un sintomo che può far sospettare è il dolore; un dolore strano, una via di mezzo tra un’ipersensibilità, un bruciore e un prurito, che disorienta il paziente, il quale non sa bene come porvi rimedio. A distanza di circa 48 ore dalla comparsa del fastidio cutaneo, in corrispondenza della parte dolente compare un arrossamento che evolve così: si osservano piccole lesioni puntiformi, simili a vesciche, piene di liquido trasparente, che poi si accrescono in numero e vanno a raggrupparsi tra loro. Il fuoco di Sant’Antonio è giunto al massimo sviluppo e da questo momento in poi le vesciche iniziano a seccare, trasformandosi in crosticine che tendono a cadere spontaneamente, lasciando, dopo una decina di giorni, segni simili a cicatrici color latte. All’eruzione cutanea possono accompagnarsi altri sintomi: febbre, mal di testa, brividi, dolori di stomaco, insonnia e inappetenza.

FUOCO 1 DIAGNOSI: La diagnosi è più semplice in presenza di eruzione cutanea, mentre in rari casi può verificarsi lo “Zoster sine herpete”, ovvero senza esantema. In presenza di sintomi sospetti in fase acuta, si può effettuare il dosaggio dei virioni (particelle virali) mediante PCR; mentre, in fase cronica, il dosaggio delle immunoglobuline (M indicano un contatto recente, G remoto). Può risultare l’applicazione topica a base di acido acetilsalicilico ed etere etilico (criterio ex-adjuvantibus): se il paziente risponde in modo positivo, la sua risposta suggerisce uno Zoster sine herpete.

CURA: Riguardo la cura del Fuoco di Sant’Antonio, essa si basa su: farmaci antivirali (come aciclovir, famciclovir, valaciclovir, citarabina, brivudina), assunti per via orale o endovenosa (nei soggetti immunodepressi), che sono somministrati per ridurre esantema e dolore, la durata della malattia e le eventuali complicazioni.; farmaci antidepressivi, come l’amitriptilina, prescritti a fini antalgici, che influiscono sui neurotrasmettitori (come la serotonina e la norepinefrina) che inviano i messaggi fra le cellule cerebrali e che nel caso dell’Herpes Zoster giocano un ruolo nel modo in cui il corpo interpreta le sensazioni dolorose.

FUOCO 2Si somministrano soprattutto se il dolore è bruciante e continuo; farmaci antiepilettici, che regolarizzano l’anomala attività elettrica del sistema nervoso causata dai nervi danneggiati e si prescrivono soprattutto se il dolore si manifesta a fitte. Tra le terapie topiche (cure da usare localmente sulla parte interessata dall’eruzione e dal dolore): soluzione a base di acido acetilsalicilico ed etere etilico, che riduce il rischio di nevralgia post erpetica; una pomata a base di semi di peperoncino rosso, utilizzata soprattutto nelle forme post-erpetiche; cerotti o pomate a base di lidocaina con effetto antidolorifico. Inoltre, la desensibilizzazione, una tecnica per riabilitare la cute dolente, stimolandola (es. se il male si scatena al contatto con i vestiti, il medico può suggerire di strofinare per parecchi minuti, sulla parte interessata, un asciugamano; oppure se il dolore arriva da un’ abnorme sensibilità alle temperature, possono essere consigliati impacchi caldi o freddi. Inoltre, la Tens (stimolazione elettrica transcutanea dei nervi), consistente nell’applicare, sulla zona dolorante, elettrodi collegati a un piccolo stimolatore che il paziente può portare con sé, azionandolo quando il male cresce, per placarlo. Per tutti è consigliato il riposo assoluto, per dare all’organismo il tempo di reagire al virus.

FUOCO 3PREVENZIONE: La prevenzione per il fuoco di Sant’Antonio prevede di somministrare ai bambini il vaccino per la varicella in modo tale da non consentire al virus di insediarsi stabilmente nel sistema nervoso. La forma migliore di prevenzione, altrimenti, è la diagnosi precoce. Essenziale è adottare un’alimentazione che rifornisca l’organismo di una serie di sostanze nutritive in grado di eliminare parte degli effetti negativi dello stress e di sostenere le difese immunitarie, come la frutta e la verdura fresche, ricche di vitamine, sali minerali e antiossidanti (es. arance, kiwi, cavoli). Tra i rimedi naturali: l’infuso o la tintura madre di iperico con un’efficace azione antivirale; l’echinacea, da bere come decotto o tisana, che rafforza le difese dell’organismo grazie al prezioso apporto di vitamina C a cui si associano l’acido caffeico, i flavonoidi e gli oli essenziali che completano le sue virtù antivirali ed immunostimolanti. Anche il succo di riber nero puro è un toccasana contro il Fuoco di Sant’Antonio in quanto possiede una naturale proprietà antibiotica ed antistaminica per cui contrasta l’infiammazione e favorisce la guarigione, scongiurando eventuali ricadute.

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