E’ quasi arrivato il momento dell’ora X, quella in cui le lancette, nella notte tra sabato 25 ottobre e domenica 26 ottobre, saranno spostate indietro di un’ora, dalle 3:00 alle 2:00, segnando il ritorno dell’ora solare. Dato che gli orari dell’alba e del tramonto variano durante l’anno per l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica, lo scopo è quello di anticipare le attività quotidiane, permettendo, nei periodi della giornata in cui la luce è maggiore, di sfruttare al meglio la luminosità naturale, avendo così un maggiore risparmio dell’energia elettrica. Nel periodo estivo, oltre ad un guadagno “solare”, viene incentivata di più l’attività ludica, ristorativa e turistica.
Il problema del passaggio dall’ora legale a quella solare, in realtà, è più complesso di quanto sembra: da un lato vi è la difficoltà di gestire questo cambio d’orario, che avviene solo in alcuni Paesi e regioni del mondo (pensiamo ai database dei sistemi di emissione dei biglietti aerei o ai sistemi di sincronizzazione delle comunicazioni tra i diversi luoghi della Terra, con conseguenti emicranie dei programmatori e accrescimento dei costi di gestione). A ciò vanno aggiunti: fatica, stress, difficoltà di concentrazione, più incidenti alla guida e al lavoro, ma, ad essere più compromesso, è il sonno-veglia, uno dei più importanti ritmi circadiani del nostro organismo, così chiamato perché legato ad una sorta di orologio biologico interno, regolato sull’alternarsi del giorno e della notte. Gli svantaggi non si riducono ai fastidi quotidiani: uno studio condotto in Australia avrebbe addirittura registrato un aumento dei suicidi nelle settimane successive al cambio dell’ora per via dell’orologio biologico che, in persone vulnerabili, potrebbe arrecare effetti devastanti. Insomma, ognuno ha la propria opinione circa l’ora legale e l’ora solare… la convenzione delle convenzioni che, in Italia, è finita nella lista degli argomenti su cui discutere dei pro e dei contro.
Ricordando sempre le ragioni per cui l’ora legale fu inventata da Benjamin Franklin e adottata dall’Italia nel 1916: una economica e l’altra antropologica, traducibili in risparmio energetico e salute mentale e corporale; c’è chi la difende a spada tratta per via dei suoi consistenti risparmi energetici, proponendo di pensionare definitivamente la vecchia ora solare, per adottare quella legale 365 giorni l’anno. Tra i maggiori promotori dell’iniziativa, la Codacons, che da anni porta a supporto della sua battaglia i risultati di un sondaggio del 2008, in cui l’80% degli italiani si sarebbe detto d’accordo al pensionamento dell’ora solare. Pare, invece, che gli Americani abbiano problemi con l’ora legale: dal 2005, negli Stati Uniti, la sua durata è stata allungata fino a 8 mesi (dalla seconda domenica di marzo alla prima di novembre). Secondo gli scettici, quella che è stata spacciata come una manovra ecologista dal governo, sarebbe in realtà un’ operazione speculativa promossa dalle “lobbie” del tempo libero: i produttori di barbecue, attrezzature sportive, materiale per il fai –da- te, hanno tutto da guadagnare, anticipando l’entrata in vigore dell’ora legale.
Stando, invece, a quanto rilevato da Terna, operatore di reti per la trasmissione dell’energia elettrica, durante il periodo di ora legale, l’Italia ha risparmiato complessivamente 549,7 milioni di kilowattora… un valore pari al consumo medio annuo di elettricità di circa 205 mila famiglie. In 10 anni, dal 2004 al 2014, il risparmio complessivo del Paese è stato di circa 6 miliardi e 720 milioni di kilowattora, pari ad un valore di circa 900 milioni di euro. Nei mesi di aprile ed ottobre si è registrato il maggior risparmio di energia elettrica poiché questi due mesi hanno giornate più corte in termini di luce naturale rispetto ai mesi dell’intero periodo. Spostando in avanti le lancette di un’ora, si ritarda l’utilizzo di luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono in pieno svolgimento. Nei mesi estivi come luglio e agosto, invece, poiché le giornate sono già più lunghe rispetto ad aprile, l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono più o meno terminate, facendo registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio energetico.