Inutile mettere nero su bianco l’indescrivibile felicità dell’Italia intera ed in particolare della Basilicata, per il verdetto che ha proclamato Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La città è il simbolo di una simbiosi perfetta tra architettura e natura… anzi, di architettura che diventa scultura, in una sorta di equilibrio tra intervento umano ed ecosistema per oltre 9 millenni, durante i quali parti dell’insediamento tagliato nella roccia furono gradualmente adattate in rapporto ai bisogni crescenti degli abitanti. Con 7 voti su 13, la città lucana ha sbaragliato la concorrenza di Siena, Perugia, Lecce, Cagliari e Ravenna. A dare l’annuncio, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibac) Dario Franceschini. Steve Green, presidente della Giuria di selezione, composta da 13 membri (6 italiani e 7 stranieri) ha invece evidenziato che tutte le città candidate sono autentici laboratori che possono far fiorire la cultura, la creatività e le città stesse. Il Sindaco di Matera, Salvatore Adduce, dopo la proclamazione, col viso contratto da una forte emozione, ha invece detto : “E’ un esempio di civiltà e riscatto che da Matera e dal Sud arriva all’Europa”, proseguendo: “Noi siamo il malleolo dello Stivale, generalmente ritenuto una zona poco ospitale. Ma abbiamo sconfitto questa diceria”.
Già lo slogan utilizzato dalla città durante la candidatura, “Open future”, è un esempio lampante della volontà di vincere i problemi esistenti, guardando avanti e impegnandosi per le generazioni future. La data del 17 ottobre 2014, che costituirà per sempre un altro pezzo del puzzle della storia di Matera e dell’Italia intera, va ad unirsi alle altre: quella del 21 settembre 1943, in cui 11 materani insorsero contro l’occupazione nazista o del 1948, quando fu sollevata la questione nazionale sui Sassi da Palmiro Togliatti e Alcide de Gasperi. Ora Matera, dalla profonda vergogna di un’Italia arretrata, spenta e desolata, diventa motore, linfa e impulso per la cultura, l’economia e l’Italia che deve essere. Ma veniamo alla storia della città. Nell’immediato dopoguerra era evidente la necessità di riqualificare un territorio distrutto e umiliato, pensando ad una Nazione nuova che potesse rispondere alle esigenze di un mondo moderno e dal respiro internazionale. Gli abitanti dei Sassi vennero sgombrati dalle loro abitazioni, per via delle loro condizioni definite dai più troppo misere; vivendo tra grotte scavate nella roccia viva che chiamavano case, sebbene troppo fatiscenti.
I materani sono stati a lungo visti come l’emblema di un’Italia arretrata, ignorante, degradata, simbolo di emigrazione e di povertà. All’inizio degli anni 80’ però, per evitare che la città divenisse un museo a cielo aperto, si è avviato un intenso lavoro culturale di coinvolgimento di intellettuali, amministratori ed artisti, di tipo informativo e di valorizzazione del territorio e delle risorse, culminato con l’iscrizione alla Lista dei Patrimoni Mondiali nel 93’. Matera conta 55000 abitanti e dista solo 45 km dalle spiagge. Tante sono le sue perle di bellezza. Tra le più importanti: il Duomo del XIII secolo, in stile romanico pugliese, che si erge imponente sul colle della Civita, primo insediamento umano della città; la Cattedrale, interamente ristrutturata nel periodo Barocco, che sopita interessanti opere lignee e pittoriche di artisti locali, tra cui il 500esco presepe in pietra di Altobello Persio e il coro ligneo del 400’ di Giovanni Tantino di Ariano Irpino.
Altre chiese romaniche degne di nota, nel centro storico, sono : S. Giovanni Battista e S. Domenico; così come, meritevoli di attenzione, lungo la dorsale seicentesca del “Piano”, troviamo le costruzioni civili e religiose del periodo Barocco, tra cui le chiese di S. Francesco d’Assisi, del Purgatorio e di S.Chiara; sino al bellissimo Palazzo Lanfranchi, sorto come seminario alla fine del 600’, già Liceo Ginnasio, dove per alcuni anni insegnò il grande Giovanni Pascoli; recentemente ristrutturato, che ospita il Museo d’arte medioevale e moderna di Basilicata. Ma veniamo ai Sassi. Per coglierne l’essenza, scoprendone storia e tradizioni, partiamo dalla definizione, utilizzata per definirli, dall’Unesco: “Questo è il più eccezionale ed intatto esempio d’insediamento trogloditico nella regione mediterranea, perfettamente adattato al proprio terreno ed ecosistema. Il primo insediamento risale al Paleolitico, mentre i successivi illustrano un numero significativo di fasi della storia umana”. Si tratta, quindi, di una testimonianza continuativa dell’arte di vivere nelle grotte dal Paleolitico ai giorni nostri.
I Sassi di Matera rappresentano un’opera d’arte alla cui realizzazione hanno partecipato centinaia di migliaia di artisti, accomunati da un unico obiettivo: vivere quello che la natura offriva loro. L’intero habitat rupestre è formato dai rioni (Sasso) Caveoso, (Sasso) Barisano e Civita. I Sassi regalano spettacoli mozzafiato in tutte le stagioni: in primavera ed estate, assumono un colore che si colloca a metà strada tra il Mediterraneo e i deserti Sahariani; mentre in autunno e in inverno, con un colore tendente al grigio bruno, si mimetizzano con i cieli ed il territorio circostante; avvolgendo tutto di un’atmosfera romantico-malinconica. Tra i vicoli di Matera si percepiscono ancora i segni di un passato intramontabile, tra stormi di uccelli che si alzano in volo al rintocco delle campane, il tintinnio dei bicchieri, il sommesso chiacchiericcio e le specialità gastronomiche locali. Ecco che dall’Italia del Sud spunta un nuovo baluardo di speranza per la Lucania e un esempio da ammirare per il mondo interno… un esempio encomiabile di passaggio dalla “vergogna” al riscatto.