Era il 26 febbraio 1962 quando una donna americana, una certa “Miss Kelly”, ricevette una lettera direttamente dalla NASA. Il testo diceva chiaramente: “La sua offerta di partecipare a una missione spaziale è encomiabile, e le siamo molto grati. Questa lettera è per informarla che attualmente non abbiamo programmi riguardanti astronaute donne, né contempliamo piani simili in futuro”. Il documento, pubblicato qualche anno fa da un utente del sito di social news e intrattenimento “Reddit”, ha fatto ben presto il giro della del web, giungendo forse anche alle orecchie di Hilary Clinton che, nel corso della sua campagna presidenziale del 2009 , ha rivelato di aver lei stessa ricevette una lettera di rifiuto simile, a seguito di una sua richiesta di “diventare astronauta”.
E se Miss Kelly venne respinta seccamente, un anno dopo gli Stati Uniti ricevettero un grande “schiaffo” dall’Unione Sovietica. Era infatti il 16 Giugno 1963, quando la 26enne russa Valentina Tereskova, appassionata paracadutista, selezionata il 12 marzo dell’anno precedente insieme ad altre 4 candidate (che non divennero altrettanto famose) iniziò la sua missione di 3 giorni a bordo della navicella Vostok- 6. Nelle foto diffuse alla vigilia del primo volo nello spazio, la Tereskova mostrava un serioso ghigno militaresco ed una folta chioma bruna, mentre dopo il ritorno sulla Terra sulle labbra le scoppiò un sorriso che sfoggiò senza sosta. Volò in orbita sulla navicella Vostok-6, una sfera uguale a quella usata due anni prima da Juri Gagarin, primo cosmonauta della storia.
La donna fece 49 volte il giro della Terra, atterrando nelle vicinanze di Novosibirsk, appesa al suo paracadute mentre la navicella, da sola, toccava terra un po’ più lontano. La Vostok non consentiva di arrivare a bordo, per cui il cosmonauta doveva lanciarsi col paracadute a un’altezza di 7 km. A quella quota l’intero seggiolino con il cosmonauta veniva sparato fuori e poi iniziava la discesa. Dopo 19 anni fu la volta di un’altra cosmonauta russa, Svetlana Savitskaya, mandata in orbita nel 1982, che compì 3 missioni e durante la seconda, denominata Salyut T-12, nel 1984, fu la prima donna ad effettuare un’attività extraivecolare della durata di 3 ore e 35 minuti. Gli Stati uniti? Beh, fu necessario aspettare sino al 1983 per avere la prima astronauta americana nello spazio: Sally Ride, che volò a bordo dello Space Shuttle Challenger nella missione STS-7.Fu la prima donna ad operare il braccio robotico dello Shuttle per recuperare un satellite in avaria. La prima donna di religione ebraica a volare nello spazio fu Judith Resnik, la prima americana a svolgere un’attività extraveicolare fu Kathryn Sullivan. Ed ancora, Christa Mc Auliffe avrebbe dovuto tenere delle lezioni dallo spazio sulla microgravità agli studenti americani, stimolandoli allo studio delle scienze, della matematica e dell’esplorazione spaziale ma, dopo il disastro di Challenger, il programma venne cancellato. Fu pertanto necessario attendere fino all’estate 2007 prima che Barbara Morgan, volando sulla missione STS-118, potesse insegnare dallo spazio alcune lezioni di Christa.
Il primato come astronauta di colore spetta a Mae Jemison, laureata in Fisica, che volo’ nel 1992 come Mission Specialist a bordo dell’STS-47. La prima europea a viaggiare nello spazio fu la britannica Helen Sharman, 27 anni, partita alla volta della stazione spaziale russa Mir nel 1991. Seguirono Giappone e Canada, rispettivamente nel 1992 e nel 1994, inviando nello spazio la canadese Roberta Bondar e la giapponese Chiaki Mukai. Due anni dopo fu il turno della francese Claudie Haigneré, che nel 1996 permise anche alla Francia di mandare la sua prima astronauta nello spazio. E l’Italia? Nonostante il determinante contributo italiano alla ISS, nonostante Guidoni, Vittori, Nespoli, Parmitano, Malerba e Cheli, per una donna nello spazio abbiamo dovuto aspettare fino al 2014. Ripercorrendo la storia delle donne “spaziali”. tanti sono i passi da gigante che il gentil sesso ha fatto per arrivare dov’e’ ora. Agli inizi, vi erano poche reporter donne, ancora meno dirigenti NASA donne, ma non esistevano affatto astronaute, in quanto lo spazio era un club per soli uomini, gestito da essi… un’esclusività motivata con gli stessi pretesti che un tempo impedivano alle donne di esercitare la professione medica, di assumere la dirigenza delle imprese, persino di giocare a tennis a livelli professionistici, di votare. Le donne, dunque, peccavano, in un certo senso, di debolezza, emotività… femminilità.
Ma qualcosa, nelle ultime ore, è ulteriormente cambiato: L’attracco è avvenuto poco prima delle 4 italiane, realizzando un sogno che si è fatto attendere per troppo tempo: dopo il lancio di ieri sera alle 22:01, Samantha Cristoforetti è la prima astronauta italiana nello spazio. “Ci sentiamo dallo spazio” , aveva promesso via Twitter prima di partire e dopo il perfetto lancio, dalla base aerospaziale di Baikonur, in Kazakistan, della navetta Soyuz e 6 ore di viaggio, la Cristoforetti, insieme al comandante russo Anton Shkaplerov e l’americano Terry Virts è stata portata nella Stazione Spaziale Internazionale. 37enne, nata il 26 aprile 1977 a Milano e cresciuta a Malè, in provincia di Trento, rimarrà in orbita per 6 mesi nell’ambito della missione Futura 42. Laureata in ingegneria meccanica in Germania, a Monaco, capitano dell’Aeronautica Militare Italiana, Samantha, entrata a far parte del Corpo astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nel 2009, si definisce un’amante delle escursioni a piedi, delle immersioni, delle esplorazioni nelle grotte, oltre che del nuoto, della corsa, del sollevamento pesi e dello yoga; ama le lingue straniere, la lettura, il ballo ed è di certo un orgoglio tutto italiano. Un forte e caloroso in bocca al lupo alla prima astronauta italiana nello spazio che, poco prima della partenza, ha detto: “… Vado nello spazio con tutta me stessa, con tutto quello che sono e di cui ho fatto esperienza, e porto certamente con me ogni persona che ho incontrato”.