La prevenzione delle grandi infezioni: dall’Aids all’Ebola

MeteoWeb

ebola“Sui vaccini serve un approccio realistico e pragmatico. Non ha senso pensare di interrompere le vaccinazioni perche’ ci sono state morti che potrebbero, forse, esser collegate. Possiamo solo consigliare al medico di non farlo qualora la persona presenti un’infezione di qualsiasi tipo, anche un semplice raffreddore. In tal caso bisogna aspettare che il sistema immunitario si sia ripreso per ridurre il rischio di incidenti”.Cosi’ Luc Montagnier, scopritore dell’HIV e premio Nobel per la medicina nel 2008 nel corso del convegno ‘La prevenzione delle grandi infezioni. Dall’Aids all’Ebola’, organizzato oggi alla Camera dei deputati dall’associazione Arte e Vita e promosso da Benedetto Fucci (FI), membro della Commissione Affari Sociali della Camera.B”Il rischio incidenti, seppur minimo non e’ del tutto eliminabile – prosegue il professore – ma e’ niente in confronto ai benefici. Per ridurlo al minimo si possono solo aumentare le ricerche in materia e fare appello ai medici, affinche’ facciano attenzione ad evitare vaccinazioni su soggetti con apparato immunitario debilitato, oltre ovviamente a coloro che presentano allergie a componenti specifiche”.

EBOLA 1“Quella dell’Aids e’ una battaglia non ancora vinta e i numeri del contagio, soprattutto in Africa, ci dipingono una situazione intollerabile. E’ nostro interesse intervenire li’, perche’ i germi non rispettano frontiere e se epidemie Aids e Ebola non verranno sconfitte in Africa rappresenteranno sempre un problema anche per noi”. “Questo – ha aggiunto – e’ un insegnamento per tutta la medicina attuale. In questo senso la mobilitazione internazionale contro Ebola puo’ servire alla medicina del futuro”.

“Per sconfiggere l’Ebola cosi’ come l’AIDS bisogna fare appello al sistema immunitario del paziente e contrastare contemporaneamente anche lo stress ossidativo che comportano per l’organismo. Ossidazione livello di lipidi, plasma, proteine e DNA. Per affrontarli servono cure complementari ai farmaci, in particolari gli antiossidanti. Si puo’ agire immediatamente da oggi a domani, fornendoli ai malati ma anche a chi lavora con loro”. “Quella comunemente usata – ha spiegato – e’ una medicina per compartimenti che spesso pero’ fallisce. Bisogna a sempre creare un rapporto personalizzato col paziente, ricordando che i medici non curano la malattia ma la persona. E che le persone sono tutte diverse fra loro”. Serve, ha concluso, “una medicina olistica che riguardi il paziente nella sua integralita’. Per questo, accanto ai farmaci e senza dimenticarli, dobbiamo utilizzare anche sostanze naturali e puntare sull’alimentazione”.

Condividi