La simbologia del Solstizio d’Inverno

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Tutti i simboli legati al solstizio d’inverno che si celebra oggi nel mondo intero

ABETE SIMBOLOTanti sono i simboli legati al solstizio d’inverno. Tra questi, il vischio, una pianta sacra ai Druidi, considerata discesa dal cielo, figlia del fulmine, quindi emanazione divina. Il vischio è ancora in voga a Capodanno, quando baciarsi sotto di esso è considerato un gesto propiziatorio di fortuna. I Celti, poi, osservavano un altro rito: le donne, immerse nell’oscurità, attendevano l’arrivo della luce, concretizzata nella candela portata dagli uomini, con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme intorno ad esso. Anche la ghirlanda è il simbolo di Yule: è la ruota che sempre gira e il cerchio senza fine che ogni volta si compie. In poche parole:la ghirlanda è la natura infinita della vita.  L’abete era usato dai popoli germanici nei riti pagani, per festeggiare il passaggio dall’autunno all’intervo. Veniva bruciato in una stufa, in modo che il fuoco propiziasse il ritorno al sole. Fu scelto l’abete in quanto albero sempreverde, portatore di speranza nell’animo degli uomini, visto che non muore mai, nemmeno nel periodo più freddo e difficile dell’anno. L’abete era anche un simbolo fallico, di fertilità e abbondanza, associato alle divinità maschili di forza e vitalità. Nei tempi antichi si diceva che le tribù germaniche sacrificassero i prigionieri al Dio della vittoria, impiccandoli agli alberi per 9 giorni, così come Wodan era stato impiccato all’albero della vita per ottenere la sacra conoscenza sulle rune. Quando le guerre cessarono, gli uomini in carne ed ossa vennero sostituiti da uomini in marzapane, in modo da invocare l’aiuto di Wodan nell’attraversare il nero inverno.

GIANO BIFRONTETra i simboli solstiziali: l’Uomo cosmico, con le braccia alzate, tradotto nella runa Algiz. Anche nei doni che il Natale porta ai bambini si ravvisa l’idea primordiale del dono di luce e di vita che il Sole nuovo dà agli uomini; un dono inteso sia materialmente che spiritualmente. Lo scambio di regali moderno è inteso da molti come una formale reminiscenza di tale significato originario. Ma gli elementi simboli sono davvero numerosi: uno molto evidente è dato dalla contrapposizione luce/tenebre, tema ricorrente in tutte le grandi tradizioni. Il sole indica, simbolicamente, l’avvento di Gesù e ciò è facilmente individuabile nella Bibbia. I libri profetici dell’Antico Testamento si concludono proprio con l’aspettativa di un Sol Iustitiae (“Per voi che temete il mio Nome spunterà un sole di giustizia, con raggi radiosi… calpesterete gli empi che saranno cenere sotto la pianta dei vostri piedi” (Malachia 3,20-21). L’elemento luminoso compare, in particolare, nella famosa trasfigurazione del Tabor, durante la quale il volto di Cristo splendente come il sole e le sue vesti divennero candide come luce. La metafora è stata istituzionalizzata dalla Chiesa cristiana nel simbolo di Nicea, comunemente chiamato Credo, dove il Cristo è chiamato “luce da luce, Dio vero da Dio vero”. Uno dei simboli più interessanti collegato allo Zodiaco è quello della caverna cosmica. La sua entrata ed uscita avvenita attraverso due porte: la porta degli uomini, legata al solstizio d’estate e al segno del Cancro; la porta degli Dei, legata al solstizio d’inverno e al segno del Capricorno. Nei miti latini, è Giano a possedere le fatidiche chiavi che, simbolicamente, consentono l’acceso alle porte che riguardano il ciclo annuale. Giano è un mostro con due teste, definito “bifronte”. I suoi due volti, secondo la tradizione, rappresentano il passato e il futuro. Nel Cristianesimo, le feste solstiziali di Giano sono entrambe collegate ad un Giovanni: la prima al Battista, la seconda all’Evangelista.

SIMBOLO AGRIFOGLIOIn alcune tradizioni, la Quercia governa la metà crescente dell’anno, quella durante la quale il giorno si allunga; mentre l’agrifoglio è il re dell’altra metà. Una credenza ancora molto diffusa nelle campagne delle isole britanniche vede l’agrifoglio la personificazione delle forze maschili della natura e nell’edera quella delle forze femminili. Tagliando le siepi, molta gente, soprattutto nel Galles, fa attenzione a non danneggiare gli alberi di agrifoglio. A rappresentare le forze opposte, che si combattono nel ciclo stagionale sopravviventi ancora oggi, troviamo il re Quercia e il re Agrifoglio, che si sfidavano due volte l’anno, per ogni anno, e uno dei due veniva alternativamente sconfitto dall’altro, che otteneva così la vittoria e la supremazia sulla Terra fino alla sfida successiva. Questi scontri avvenivano nei due momenti del ciclo annuale in cui il Sole era al suo massimo e al suo minimo splendore, ovvero durante i solstizi, simboli della massima potenza di una forza sull’altra, ma allo stesso tempo dell’inizio del suo decadimento. Il re Quercia rappresenta quindi la forza positiva e l’azione. Sconfiggendo il re Agrifoglio al solstizio d’inverno, il re Quercia assicura la rinascita della luce fino al solstizio d’estate, il suo massimo splendore. Il re Agrifoglio, invece, rappresenta la forza negativa e la passività e, sconfiggendo il Re Quercia al solstizio d’estate, assicura il ritorno dell’oscurità, la morte apparente della Natura e il suo riposo, fino al solstizio d’inverno. Ciò che è importante è l’equilibrio perfetto tra le parti. Nessuno dei due sovrani potrebbe prevalere definitivamente sull’altro, pena la distruzione del mondo.

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