Furiosa tempesta di bora spazza l’alto Adriatico: raggiunti i 157 km/h a Trieste, possenti mareggiate con onde di 4 metri su Romagna e Marche

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wind10m_H_web_45Come previsto abbondantemente da giorni lo spostamento della profonda ciclogenesi verso il medio-alto Tirreno ha determinato un brusco infittimento del “gradiente barico orizzontale” e del “gradiente termico orizzontale” fra l’Europa centrale e il Mediterraneo centrale (con le Alpi da spartiacque) che ha contribuito ad attivare furiosi venti di caduta, da E-NE, lungo le coste della Venezia Giulia, il Golfo di Trieste e l’Istria, con il ritorno della bora violenta. Fra il Golfo di Trieste e l’Istria le raffiche di bora già dalla mattinata di ieri si sono rese violente, con picchi che hanno sfondato la soglia dei 120-130 km/h. Raffiche ben oltre i 100 km/h vengono segnalate anche fuori Trieste, all’aeroporto Ronchi dei Legionari, dove vengono misurate raffiche fino a 111 km/h.

neve al nordL’inspessimento del “gradiente barico orizzontale” fra l’Italia centrale e l’alto Adriatico, con massimi di “gradiente” posizionati proprio al traverso dell’Adriatico settentrionale, ha creato la configurazione barica perfetta per il richiamo di un intenso richiamo di venti da E-NE ed Est, attivi soprattutto fra il Golfo di Trieste e l’Adriatico più settentrionale. Questi venti freddi e turbolenti si sono “canalizzati” all’interno dei principali valichi delle Alpi Dinariche, tramite l’attivazione di poderosi “deflussi” che in queste ore stanno dando origine alle violente raffiche di bora (“vento catabatico”) fra il Golfo di Trieste, l’Istria, la Dalmazia settentrionale e tutto l’alto Adriatico, fino alle coste del Friuli, Veneto e della Romagna. La Bora è il vento più violento e turbolento d’Italia e dell’intero bacino del Mediterraneo. Visto le sue particolari e complesse caratteristiche è anche uno dei venti più studiati al mondo.

imageFrequentemente soffia con estrema violenza, tra l’autunno, l’inverno e l’inizio della primavera, lungo il golfo di Trieste, la costa dell’Istria e la Dalmazia, fino al confine con il nord dell’Albania, con furiose raffiche discendenti che raggiungono il medio-alto Adriatico per poi proseguire in direzione del Veneto, della Romagna e dei litorali di Marche e Abruzzo, dove può dare origini a mareggiate con un consistente moto ondoso malgrado un “Fetch” piuttosto limitato. La principale caratteristica della Bora è quella di essere un “vento catabatico”, costituito da masse d’aria fredde che per azione della forza di gravità scendono a gran velocità dai rilievi del Carso riversandosi con potenti e turbolenti folate di caduta lungo il golfo di Trieste e le coste del medio-alto Adriatico.

Effetto delle violente raffiche di bora che dal Carso scendono sul porto di Trieste
Effetto delle violente raffiche di bora che dal Carso scendono sul porto di Trieste

Inoltre la Bora non si orienta in un’unica direzione, secondo la legge di Buys Ballot, ma fluttua intorno ad una direzione media che è tipica per ogni località. Nell’alto Adriatico e sul Golfo di Trieste la sua direzione tipica è proprio da E-NE, la componente tipica del vero vento di Bora, con distribuzione di provenienza tra i 30° e i 90°. In genere il forte vento da E-NE comincia a spazzare le coste del Golfo di Trieste, l’Istria e i litorali dalmati, quando un robusto promontorio anticiclonico si posiziona sull’Europa centrale, con delle propaggini anticicloniche che si allungano verso est, mentre al contempo una profonda area ciclonica si colloca sui mari attorno l’Italia, possibilmente con un minimo barico al suolo sul Tirreno o sull’Adriatico (situazione tipica in inverno). In questo caso, il “gradiente barico orizzontale” (differenze di pressione) che si origina lungo i margini delle due figure bariche antagoniste, origina un intenso flusso nord-orientale o orientale che richiama masse d’aria fredde e molto dense di origine continentale, o gelide se provengono direttamente dalle latitudini artiche o dall’area russo-siberiana (in tal caso parleremo di “Burian” quando su Trieste il termometro scende abbondantemente sotto i +0°C), che dalla pianura Danubiana e dall’area dei Carpazi si muovono verso i rilievi dell’altopiano del Carso e le Alpi orientali.

La tempesta di bora in atto sull'Adriatico settentrionale (credit Lamma)
La tempesta di bora in atto sull’Adriatico settentrionale (credit Lamma)

Una volta raggiunti i monti del Carso e le Alpi orientali le masse d’aria fredde e molto dense, di origine continentale, sono costrette a incanalarsi lungo i bassi valichi (definite anche come porte) presenti sui monti del Carso e sulle Alpi Dinariche (Bosnia Erzegovina), per traboccare con furiosi deflussi (raffiche di caduta turbolenti) verso le coste adriatiche, il breve tratto costiero sloveno e le coste dalmate, fino alle porte di Zara-Zadar, con risentimenti sulle Bocche di Cattaro, in Albania. Questi valichi naturali favoriscono l’incanalamento dei venti, provenienti dai quadranti orientali e settentrionali, convogliandoli tramite fortissime raffiche di caduta e turbolenti deflussi che agevolmente possono sfondare la soglia dei 120-130 km/h, in direzione del mar Adriatico. Il valico più importante, dove si origina la potente bora che poi va a sferzare Trieste e l’area del Golfo, è quello di Postumia, un grande intaglio che è posizionato tra l’altopiano carsico del monte Nanos e il comprensorio montuoso del monte Nevoso.

swh_G_web_15Proprio questa è la porta dove si origina il flusso della bora che scendendo dal Carso si tuffa su Trieste e sul Golfo, con raffiche molto forti che vengono rese ancora più violente dalle forti differenze di densità, di pressione e di “gradiente termico” che si verificano fra la pianura Danubiana, l’altopiano del Carso, solitamente molto freddo, e le sottostanti coste adriatiche, molto più temperate e umide (sull’Adriatico stagna un “cuscino d’aria più calda” che inasprisce tali divari termici che fanno la forza della Bora). Queste notevoli differenze, se associate a “gradienti barici” di una certa rilevanza tra Balcani, Adriatico e Italia centro-settentrionale, possono generare delle vere e proprie tempeste, con raffiche di uragano, che vengono rese molto furiose e turbolenti durante lo scivolamento dall’altopiano del Carso verso la parte più interna del Golfo di Trieste, dove non di rado si registrano raffiche ad oltre 150-170 km/h, in grado di apportare danni a strutture e edifici.

Bora-sul-mareQuando raggiunge il Golfo di Trieste le impetuose raffiche, ad oltre i 100 km/h, creano spettacolari vortici e soffiate di salino, generando anche un consistente moto ondoso di deriva, molto pericoloso per navi e imbarcazioni di piccola stazza, costrette per tal motivo a rinforzare sensibilmente gli ormeggi non appena le folate superano i 100-110 km/h. Proprio in queste ore, con l’avanzare della profonda depressione verso il medio-alto Tirreno, la bora sta letteralmente “frustando” la costa istriana e il Golfo di Trieste, con raffiche di caduta (dal valico di Postumia) davvero violente che avrebbero toccato picchi estremi di oltre i 130-140 km/h a Trieste (dove vengono segnalati anche dei danni, per alberi sradicati e tetti di abitazioni danneggiati). Al momento sul capoluogo della Venezia Giulia è in atto un autentico “fortunale”, con un “deflusso” violento che si tuffa sul Golfo di Trieste, con raffiche che nel porto della città avrebbero raggiunto un picco di ben 157 km/h da E-NE registrato dalla stazione OSMER, nel Molo Fratelli Bandiera.

mareggiata jesolo-2I 157 km/h raggiunti al porto, durante la tempesta di queste ore, rappresentano una delle raffiche di bora più violente toccate in questi ultimi anni. Ma siamo pur sempre lontani dal record del10 Marzo del 2010, quando in condizioni barica ideali per la formazione delle più tremende bufere di Bora, la stazioni dell’Istituto Nautico archivio una raffica di picco di ben 188 km/h, mentre in città si superarono i 152 km/h. Quel giorno in alcune vallate della Slovenia e sulle coste della Dalmazia gli anemometri di alcune stazioni meteorologiche (non a norma WMO) avevano misurato valori superiori ai 200-220 km/h negli episodi più violenti, come il 10 Marzo 2010. La bora violenta dovrebbe continuare a spirare fino alla prima mattinata odierna, per poi iniziare lentamente ad attenuarsi, divenendo sempre meno potente dalle 08:00 – 09:00 AM, quando è atteso un significativo allentamento del “gradiente barico orizzontale” su tutto l’alto Adriatico.

maxresdefault (1)I fortissimi venti da E-NE che dal Carso e dai valichi delle Alpi Dinariche scivolano verso l’Adriatico settentrionale stanno anche creando un intenso moto ondoso di deriva, con onde “gravitazionali” che crescono in altezza e lunghezza man mano che si allontanano dalla costa, uscendo fuori dal Golfo di Trieste per estendersi al litorale di Grado e alle coste venete e romagnole. Queste ondate, crescendo in altezza in mare aperto (malgrado la presenza di un “Fetch” limitato), tendono a propagarsi molto velocemente in direzione delle coste di Veneto e Romagna, dove andranno a rompersi con grande impeto originando intense mareggiate da Est. Alcune boe posizionate sull’alto Adriatico, dopo le 00:00, hanno registrato il passaggio di onde alte fino a 3.5-4.0 metri.

161546912-ddf50841-7369-4ada-94b2-e7ac4049b1b1Per l’Adriatico settentrionale si tratta di ondate davvero molto alte che spinte verso le coste di Romagna e Marche settentrionali rischiano di causare ingenti danni, con una accelerazione del fenomeno dell’erosione, particolarmente evidente fra il litorale ravvenate, il riminese e il pesarese, dove le mareggiate raggiungeranno la massima intensità. Su questi tratti di costa in nottata potrebbero giungere onde alte più di 4.0 metri. Ma “Run-Up” fin sui 5.0 metri saranno possibili fra il riminese e l’alta costa pesarese nell’arco della nottata. Sulle coste del Friuli e del Veneto, in particolare sulla laguna di Venezia, la bora impetuosa favorirà il fenomeno dell’acqua alta, determinando allagamenti anche su Chioggia, particolarmente esposta in condizioni di forte bora.

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