Il fenomeno di “El Nino”, in fase di ulteriore espansione sul Pacifico equatoriale orientale, sta portando le prime piogge sull’aridissima regione del deserto di Atacama. Nei giorni scorsi, fra martedì 24 e mercoledì 25 Marzo 2015, piogge veramente abbondanti hanno colpito un’ampia area dell’aridissima regione desertica dell’Atacama, tra le città di Copiapo’ e Antofagasta, originando una disastrosa alluvione lampo che ha cagionato la morte di una decina di persone e ingenti danni ad aziende ed abitazioni. Solo nella città di Antofagasta, dove le piogge sono veramente rarissime, in appena 24 ore sono caduti fino a 23.6 mm di pioggia, che per l’area equivale ad un autentico diluvio. Difatti la media pluviometrica annua di Antofagasta si aggira attorno i 1.7 mm. In sostanza è come se in un solo giorno sulla secchissima città del Cile settentrionale sia caduta la pioggia che mediamente cade in 14 anni.
Per tal motivo bastano pochi millimetri per causare gravi dissesti in un territorio incapace di raccogliere piccole quantità d’acqua in così poco tempo. I terreni desertici sono impermeabili, questo spiega perché ogni volta che piove in modo un po’ più significativo si producono allagamenti e veri e propri eventi alluvionali che rendono impraticabili le strade nel deserto. Le abbondanti precipitazioni cadute su quest’area del deserto di Atacama, come abbiamo già avuto modo di spiegare, sono state prodotte dall’isolamento di una circolazione depressionaria, evoluta rapidamente in “CUT-OFF” che si è posizionato a largo delle coste cilene centro-settentrionali. Questa depressione chiusa in quota, particolarmente attiva nei medi strati della troposfera dove erano evidenti valori di vorticità positiva particolarmente rilevanti per l’area, ha risucchiato dal Pacifico sud-orientale masse d’aria calde e umide, di origine tropicale oceanica.
Questo flusso di aria calda e molto umida è stato convogliato dallo stesso “CUT-OFF” verso la costa del Cile centro-settentrionale, attraverso un flusso di umide correnti da NO e N-NO che hanno interagito con i rilievi circostanti, producendo piogge piuttosto persistenti per l’area, esacerbate dal “forcing” orografico. Da molti anni in queste località non si vedevano precipitazioni di tale consistenza. Questa ventilazione nord-occidentale, contenente aria particolarmente umida di matrice oceanica, è riuscita ad insinuarsi fin sull’entroterra desertico di Atacama, determinando imponenti annuvolamenti, specie nelle zone sopravento dei rilievi, dove le masse d’aria costrette a salire verso l’alto dalla forzatura orografica hanno raggiungo molto velocemente la saturazione. Questo processo, sommandosi al consistente “gradiente termico verticale” associato al “CUT-OFF”, ha agevolato lo sviluppo di nubi piuttosto spesse, a sviluppo verticale, responsabili delle piogge cadute tra le città di Copiapo’ e Antofagasta. Fortunatamente, con il colmamento di questo “CUT-OFF”, la situazione sulle aree alluvionate sta gradualmente migliorando ora che le precipitazioni sono cessate del tutto.
Perché il deserto di Atacama è il luogo più arido della Terra?
Le coste del Cile settentrionale e del Peru, fino all’area a nord di Lima, risentono pesantemente del passaggio della fredda “corrente marina di Humboldt”, che dai mari sub-antartici risale l’intera costa occidentale dell’America meridionale, dal Cile meridionale fino all’Ecuador e alle isole Galapagos, causando un costante raffreddamento delle acque oceaniche che è all’origine della costante aridità che caratterizza il clima del Cile, della costa peruviana e dell’Ecuador meridionale, dove può non piovere per anni interi. Questa fredda corrente marina, che rende i mari antistanti la costa cilena e peruviana fra i più pescosi del mondo per l’enorme mole di sostanze nutritive riportate a galla (plancton), è seguita da venti meridionali (sovente paralleli alla linea di costa, con componente da Sud o S-SO), un pò più freschi e secchi, che inibiscono notevolmente l’attività convettiva rendendo l’atmosfera molto più stabile.
L’azione della fredda “corrente marina di Humboldt” provoca un brusco raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico orientale, nel tratto antistante le coste cilene, peruviane e ecuadoregne, dove i valori delle acque in genere si mantengono sui +16°C +17°C +18°C. Le fredde acque superficiali inibiscono cosi l’attività convettiva, favorendo al contempo la formazione di una permanente “inversione termica”, negli strati più bassi della troposfera, a contatto con la fredda superficie oceanica. In pratica le masse d’aria stagnanti negli strati più bassi, sopra le fredde acque oceanica, si raffreddano ulteriormente, divenendo più fredde della colonna d’aria sovrastante, con divari di oltre i +5°C +6°C fra le masse d’aria presenti a 10 metri e quelle presenti sopra i 600-800 metri.
Questa particolare condizione di “inversione termica” rendono l’atmosfera molto stabile, impendendo l’insorgenza dei moti convettivi (moti ascensionali) con il conseguente sviluppo della nuvolosità cumuliforme necessaria per produrre le precipitazioni nell’area tropicale. Lo strato di inversione ostacola la formazione di qualsiasi tipo di addensamento cumuliforme, garantendo una certa stabilità e clima secco, con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi. Per questo motivo lungo le coste peruviane e su quelle ecuadoregne non si registrano piogge da diverso tempo, mentre il clima si presenta secco, fresco e assolato. Solo negli anni di “Nino”, quando le acque oceaniche subiscono un maggiore riscaldamento indotto da un forte indebolimento dell’Aliseo di SE e una conseguente proliferazione della calda contro corrente equatoriale sul Pacifico sud-orientale, verso le coste ecuadoriane e peruviane, si possono verificare delle precipitazioni, anche a carattere di rovescio, in grado di far fiorire il deserto di Atacama con la caduta di pochi millimetri d’acqua.
La stessa costa peruviana e la città di Lima (la capitale) hanno un clima estremamente secco (in alcune località cadono meno di 40-50 mm l’anno) e fresco per merito della “corrente di Humboldt” e le uniche precipitazioni che si registrano, quando non c’è “El Niño”, sono derivate dalle sottilissime precipitazioni nebulizzate prodotte dalla “Garua”, una tipica nebbia d’avvezione che spesso si forma lungo le coste del Cile settentrionale e della costa peruviana, quando un flusso d’aria umida e calda, di origine oceanica tropicale, transita sopra le fredde acque dove scorre la “corrente di Humboldt”. L’umidità contenuta in seno alla massa d’aria, a contatto con fredde acque oceaniche, si raffredda sensibilmente raggiungendo così il punto di condensazione che poi origina i densi banchi nebbiosi nei bassi strati che vengono spinti in direzione delle aree costiere dai venti dominanti, che spirano sempre da Sud o S-SO, quasi in parallelo con l’orientamento della fascia costiera.
In genere, con l’avvento di “El Niño”, tutto ciò viene profondamente scombussolato e la decisa propagazione della calda contro corrente equatoriale fino all’Ecuador e alla costa peruviana e del nord del Cile, oltre a far scaldare in modo davvero consistente questo tratto di oceano, contribuisce a rafforzare in modo anomalo l’attività convettiva, portando piogge molto più abbondanti del solito su tutta la costa occidentale del continente americano. In particolare lì dove si concentrano le maggiori anomalie termiche positive oceaniche, come sulla costa peruviana, ecuadoriana e lungo tutto il settore costiero dell’America centrale affacciato al Pacifico, da Panama fino a Messico e alla costa californiana.
Basti pensare, per fare un esempio, che nel “Nino” del lontano 1983 le Galapagos avevano visto un caldo umido soffocante e diluvi giornalieri quasi quotidiani per circa 7-8 mesi, mentre nella “Nina” seguente del 1985 non cadde nemmeno una goccia di pioggia in un anno intero. Davvero sbalorditivo se pensiamo che le Galapagos sono un arcipelago posizionato a ridosso della linea dell’equatore geografico. Inoltre l’aumento delle temperature delle acque superficiali blocca le correnti oceaniche ricche di nutrimento con il risultato di mettere in crisi l’intero settore della pesca delle Acciughe, che rappresenta una delle principali fonti economiche per le popolazioni costiere del Peru e del Cile. Le uniche precipitazioni riscontrabili, fra la fascia costiera del Cile settentrionale e quella peruviana, sono prodotte dai grandi nebbioni legati alla “Garua”.