Il Timavo/Reka, un fiume misterioso dove i triestini hanno battuto tanti record
Nell’era in cui nulla piu’ sembra impossibile e le frontiere fisiche e anatomiche sono superate e superabili, il fiume Timavo/Reka riesce a custodire ancora tanti naturali misteri. A cominciare dal corso – che unisce tre Paesi (Croazia, Slovenia e Italia) – piu’ spesso celato allo sguardo di quanto non sia visibile. Emerge nel corso dell’appuntamento sul Timavo nell’ambito di “Adriatico, una storia scritta sull’acqua” manifestazione su natura, cultura, economia e paesaggio del mondo adriatico, organizzata da Associazione ambientalista Marevivo con la collaborazione del Gruppo/Skupina 85.
Ancora oggi Marco Restaino, speleologo Societa’ Adriatica Speleologia e i suoi colleghi testardamente cercano una cavita’ dove scorrono le acque. Studiano i terribili spostamenti d’aria a 150 km/h negli abissi del Carso durante le piene e operano di scalpello. Calcolando la velocita’ dell’aria e effettuando altre misurazioni, sono convinti che la cavita’ sia alta 40 metri e poco piu’ larga e che si trovi a 15 metri di distanza. Ma scavare nella roccia a meno 200 metri con pochi attrezzi e condizioni che rasentano il limite umano, nonostante una inarrestabile passione, e’ difficile. Una passione ereditata: tra queste risorgive e nelle splendide grotte di San Canziano lo speleosub Giorgio Cobol – padre di Duilio che ne ha seguito le orme – e i suoi colleghi stabilirono record mondiali di profondita’, scendendo dalle grotte con rudimentali apparecchiature, oltre i 150 metri di profondita’ nelle fredde acque del fiume. Un gruppo di appassionati di cui fanno parte anche il biologo naturalista Sergio Dolce, il responsabile della Stazione Sperimentale ipogea dell’Abisso di Trebiciano, Sergio Dambrosi, il geologo Franco Cucchi dell’Universita’ di Trieste, e Clarissa Brun, guida speleologica. L’incontro e’ stato moderato dal giornalista e scrittore e speleologo a sua volta Pietro Spirito.