Nel bel mezzo dell’ Oceano Indiano c’è una bellissima isola dalle spiagge bianche ed il mare cristallino. La meta perfetta per qualunque turista in cerca di un paesaggio mozzafiato come quello caraibico. In realtà, in quest’isola i turisti sono banditi, o meglio, sono “cacciati” dalla popolazione del luogo. L’isola infatti è ancora abitata dagli indigeni che sono rimasti come intrappolati nel tempo e vivono come migliaia di anni fa, tanto che, quando vedono uno”straniero” approdare sulla loro proprietà cercano di mandarlo via con le loro rudimentali armi ed in casi estremi, come nel 2006, lo uccidono.
L’isola è grande quanto Manhattan ed è stata occupata dagli indigeni per 60 mila anni. Questa tribù chiamata Sentinelese, di appena 200 persone circa (o forse anche di più), nei secoli hanno rifiutato qualunque tipo di contatto con il mondo, rifiutando di essere “civilizzati” da chiunque approdasse sulle coste.
Anche oggi, nel 2015, tutto è rimasto tale: nel 2006 le tribù ostili allo straniero, pur di scacciare i visitatori dal loro territorio hanno ucciso due uomini che stavano pescando nella zona Nord dell’ Isola. La loro ostilità li ha portati al punto di attaccare qualunque cosa si avvicini al territorio, sia via mare che anche per via aerea, tant’è che in alcune foto sono stati immortalati mentre lanciano pietre e sparano frecce agli elicotteri ed aerei che sorvolano il loro cielo.
Ad oggi non è stato possibile neanche scattare foto di alta qualità, capaci di documentare la loro vita isolana, proprio perchè è impossibile avvicinarsi a meno di 3 miglia dalle coste.
La popolazione vive ancora di caccia e raccolta di frutti spontanei; da quanto si è potuto constatare osservando le poche immagini dell’isola, è che non vi è traccia di pratiche agricole e la lingua rimane inclassificabile. Risulta inoltre difficile stimare il numero di persone che compongono la tribù proprio a causa dell’impossibilità di recarsi sull’isola per effettuare un censimento.
Le Autorità indiane hanno però stimato che si aggirino da un minimo di 250 individui ad un massimo di 500. E’ stato osservato però, che la popolazione fabbrica armi ed altri strumenti di caccia con ferro, che dunque sarebbe presente sull’isola nonostante non abbiano contatti con il mondo.
Ebbene la spiegazione a ciò è che negli anni 80′ circa, due imbarcazioni che trasportavano merci sono affondate durante la navigazione proprio a largo delle coste dell’Isola e dunque, si presume, che la tribù abbia raggiunto con i propri mezzi di trasporto rudimentali i vascelli abbandonati e semi affondati per recuperare del materiale poi servito per la realizzazione dei propri arnesi.
Il Survival International, che sostiene i diritti delle popolazioni indigene, ha sostenuto che questa popolazione è costantemente soggetta ad intrusioni di estranei, attirati proprio dall’impossibilità di vederli ed immortalarli, tanto che questa tribù non riesce a vivere in pace e liberamente ma deve stare sempre “sul chi va là” per evitare qualunque “invasione”. Inoltre è stato dimostrato che, nonostante il Governo Indiano abbia riconosciuto il divieto di avvicinarsi all’isola a meno di tre miglia dalla costa, sono stati molte le persone, fra cui curiosi e pescatori, che hanno violato tale norma a tutela della popolazione indigena, proprio per questo si teme ora, la sopravvivenza della tribù Sentinelese. Occorre dunque che le Autorità Andamenesi si applichino maggiormente a tutela della popolazione del posto inasprendo i divieti imposti agli indesiderati visitatori.