Sul fronte dell’energia da moto ondoso la ricerca è più diffusa a livello mondiale, con delle ‘farm’ in sviluppo in Svezia e Australia
Nel Vecchio Continente si trovano il 51% e il 45% degli ‘sviluppatori’ di tecnologie che producono energia elettrica dal mare, rispettivamente dalle correnti delle maree e dalle onde. A fare i conti e’ il JRC, il centro ricerche della Commissione europea, secondo cui l’Europa dovrebbe arrivare ad installare i primi 66 MW entro il 2018. Anche l’Italia e’ in pista, specie nella ricerca sul moto ondoso. “A questo ritmo, stimiamo ci sara’ una buona presenza di impianti dal 2030 in acque europee” racconta Davide Magagna, ricercatore del JRC e autore dello studio. Attualmente le aree di studio sono sostanzialmente quattro, ma ad essere in pole e’ quella sulle correnti delle maree, specie in Scozia e Normandia. Sul fronte dell’energia da moto ondoso la ricerca e’ piu’ diffusa a livello mondiale, con delle ‘farm’ in sviluppo in Svezia e Australia. “Mentre per il moto dalle correnti la tecnologia e’ standardizzata (simile alle pale eoliche) – racconta l’esperto – per le onde sono ancora allo studio diversi sistemi”. E’ sulle onde che si concentra la ricerca in Italia in diverse universita’, “fra cui il Politecnico di Torino, Universita’ di Firenze, Seconda Universita’ di Napoli e Universita’ della Calabria” spiega Magagna. “Due aziende italiane – racconta Magagna – stanno portando avanti progetti pilota e collaborano con partner statunitensi e britannici. 40SouthEnergy, basata a Viareggio, sta conducendo test a Castiglioncello, mentre ‘Wave for Energy’, uno spin off del Politecnico di Torino, sta effettuando test a Pantelleria”.