Caldo infernale sui deserti del Kuwait, Mitribah con i suoi +52.5°C stabilisce il nuovo massimo termico mondiale del 2015
La forte ondata di calore che nei giorni scorsi ha interessato i deserti del Medio Oriente, con una enorme bolla di aria “rovente”, caratterizzata da isoterme prossime i +36°C alla quota isobarica di 850 hpa, come da previsione ha sfornato i primi picchi oltre i +52°C del 2015. Proprio sull’entroterra desertico kuwaitiano, non lontano dal confine con l’Iraq meridionale, con l’irrompere dei bollenti venti da NO e N-NO che trasportavano l’aria infuocata e tanta polvere dai deserti iracheni, la colonnina di mercurio, nelle ore centrali del giorno, ha sfondato il fatidico muro dei +52°C all’ombra, stabilendo così il nuovo massimo annuo toccato sulla Terra in questo 2015.
La temperatura massima più alta di questa eccezionale fase di caldo feroce si è raggiunto nella giornata di giovedì 16 Luglio 2015, con una massima di ben +52.5°C all’ombra archiviata nella stazione di Mitribah. Seguiti a ruota dai +52.1°C raggiunti dalla stazione meteorologica di Abdaly, sempre nell’entroterra desertico del Kuwait. I +52.5°C di Mitribah stabiliscono di fatto il nuovo massimo mondiale del 2015, frantumando il precedente detenuto temporaneamente dai +51.7°C registrati qualche settimana fa nella “Death Valley”. Probabilmente con questa nuova massima Mitribah riuscirà a detronizzare la “Death Valley”, stabilendo la temperatura massima più alta mai toccata sulla Terra nel 2015. Rimanendo sempre in Kuwait quella di giovedì 16 Luglio 2015 è stata una delle giornate più calde dell’anno, visto che undici stazioni su diciassette hanno sforato la soglia dei +50°C. Fra queste citiamo i +51.3°C di Jahra, i +50.9°C dell’aeroporto internazionale di Kuwait City e Shuwaikh e i +50.8°C di Abraque Al Hubari e Bubiyan. Notevoli anche i +50.6°C toccati a Sabriyah, i +50.5°C di Al-Wafra e i +50.2°C di Warba.
Queste temperature così elevate si sono toccate grazie al soffio dello “shamal”, il bollente e impetuoso vento nord-occidentale che domina tutto l’anno, soprattutto d’estate, su buona parte dei deserti di Iraq, Kuwait e nord dell’Arabia Saudita. Di solito quando i deserti del Kuwait vengono investiti dallo “shamal” si viene a creare un particolare microclima che in determinate situazioni, come quella di giovedì scorso, quando i moderati venti da N-NO spingono verso la costa kuwaitiana tutta l’aria “bollente” che si produce in pieno giorno sopra le vaste superfici desertiche dell’Iraq meridionale e Kuwait, fa schizzare i termometri oltre il muro dei +50°C +51°C, mentre nelle altre località kuwaitiane le temperature non vanno oltre il limite dei +48°C +49°C.
Anche i +50.9°C registrati all’aeroporto internazionale di Kuwait City dimostrano che per raggiungere picchi cosi notevoli anche in prossimità della fascia costiera occorre la presenza della “rovente” ventilazione da N-NO che trasporta l’aria infuocata desertica fino alle coste che si affacciano sul Golfo Persico. Non è un caso se il gran caldo è accompagnato e anche incentivato dai torridi e “bollenti” venti da NO, o N-NO, che raccolgono l’aria molto calda e secca preesistente sopra i deserti dell’Iraq centrale e meridionale. Sopportare simili temperature nelle ore centrali del giorno è veramente difficile. In tale contesto il caldo si è fatto davvero infernale, grazie anche alla presenza nei bassi strati di masse d’aria molto secche, ben compresse verso il basso dalle notevoli “Subsidenze atmosferiche” prodotte dal potente anticiclone sub-tropicale in quota, legato alla “Cella di Hadley”, che in questo periodo dell’anno domina fra l’entroterra desertico della penisola Arabica, l’area del golfo Persico, l’Iraq e l’Iran.
Non è un caso se sovente il muro dei +50°C all’ombra in Iraq, come sul Kuwait, in Arabia Saudita, nel sud Iran e negli altri paesi che si affacciano sulle coste occidentali del Golfo Persico, si abbatte proprio in questo periodo dell’anno, nel cuore dell’estate boreale, durante il predominio dell’anticiclone sub-tropicale permanente, legato alla circolazione della “Cella di Hadley”, che sposta il proprio baricentro dalla penisola Arabica verso l’area del Medio Oriente e le vaste distese steppiche dell‘Asia centrale, fra Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan. In concomitanza con la risalita verso nord, tra i 25° N e i 35° N, dell’estesa cintura anticiclonica sub-tropicale, annessa alla “Cella di Hadley”, anche il ramo principale del “getto sub-tropicale” è costretto a transitare a latitudini ancora più elevate, tra l’Europa e l’Asia centro-settentrionale, con un andamento spesso molto ondulato.
L’assenza del passaggio del ramo della “corrente a getto sub-tropicale” favorisce una persistenza dei regimi anticiclonico dinamici in quota, con il conseguente accumulo di masse d’aria molto calde e secche, d’estrazione sub-tropicale continentale, sopra le vaste distese desertiche dell’area medio-orientale, fino alla media e alta troposfera. L’aria calda e molto secca, in assenza di una ventilazione significativa nella libera troposfera, ristagna fino alla media troposfera, favorendo un contemporaneo innalzamento dei geopotenziali (la quota isobarica dei 500 hpa può spingersi ben oltre i 6000 metri) che tendono a lambire valori elevatissimi in quota (indice di forte stabilità atmosferica che rende i cieli sereni). Alla quota di 850 hpa, tra l’area pakistana e i deserti del Medio Oriente, in questo periodo dell’anno si possono osservare isoterme di +33°C +34°C, nei casi più estremi, come questo, sono evidenti anche isoterme di +35°C +36°C.
Tutto questo accumulo di calore, fino alla media atmosfera, dopo settimane e mesi di prolungato dominio anticiclonico con aria molto secca, origina un ulteriore surriscaldamento delle masse d’aria presenti nei bassi strati, indotto anche dai fenomeni di “Subsidenza atmosferica” (correnti discendenti che comprimono l‘aria nei bassi strati, scaldandola e deumidificandola ulteriormente) tipici dei regimi anticiclonici dinamici, ben strutturati nell‘alta troposfera. Se a ciò poi aggiungiamo la continua insolazione diurna su vastissime distese desertiche, vista la totale serenità dei cieli, e la presenza di aria secchissima in prossimità del suolo, è normale poi che i deserti del Medio Oriente si trasformano in autentici forni a cielo aperto, dove diventa veramente difficile sopravvivere se non si è addestrati o abituati a simili condizioni climatiche cosi estreme. Questa bolla di calore nei prossimi giorni si sposterà verso l’Iran meridionale e il Golfo Persico, dove è atteso un sensibile rialzo dei valori termici, con possibili picchi superiori ai +49°C +50°C nel sud dell’Iran.