Guinea Equatoriale: domani un giorno storico, si inaugura la nuova capitale Oyala

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Oyala è stata ubicata nel centro della foresta equatoriale ed è stata immaginata in chiave assolutamente moderna

Per la Guinea Equatoriale domani è un giorno storico: si inaugura la nuova capitale Oyala, voluta dal presidente della Repubblica Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, che si affiancherà come sede di governo ed amministrativa all’attuale Malabo. E’ un giorno storico per il piccolo paese centrafricano, prova ne sia la presenza di molti capi di stato dei paesi limitrofi, ma lo è anche per un’azienda italiana, la Piccini di Perugia. La scelta di creare una nuova capitale risponde all’esigenza di dare al paese, in fase di pieno sviluppo economico grazie alle enormi risorse petrolifere scoperte all’inizio degli anni 90, un centro amministrativo collocato in una posizione baricentrica e continentale. Malabo per ragioni storiche sorge infatti nell’isola di Bioko e per questo motivo lontano dagli attuali punti nevralgici della paese. Molti osservatori considerano anche questa scelta un modo per il presidente Obiang di presidiare meglio quella parte di territorio continentale considerato ad alto valore strategico. Oyala, i cui lavori termineranno non prima del 2020, è stata così ubicata nel centro della foresta equatoriale ed è stata immaginata, come molte di queste nuove capitali che dall’inizio del nuovo millennio stanno sorgendo in varie paesi emergenti, in chiave assolutamente moderna. In questo caso non si pensa ad una megalopoli (a regime dovrebbero viverci soltanto 200mila abitanti), ma ad una città ultramoderna destinata ad ospitare la classe dirigente di un paese a scarsa densità demografica ma dal grande potenziale in termini di risorse naturali ed economiche. Ed è qui che comincia la parte italiana di questo storico evento. La Piccini di Perugia è infatti l’impresa di costruzioni che ha progettato e realizzato il Grand Hotel Djibloho, un enorme complesso residenziale nel cuore di Oyala che comprende un albergo di 450 camere e suites, una sala conferenze per 1200 persone, un campo da golf da 18 buche, 50 ville circondate dalla foresta tropicale e tutte le comodità tipiche dei resort di lusso. Per l’azienda umbra, controllata e presieduta dall’imprenditore di origini eritree Makonnen Asmaron, un vero fiore all’occhiello sia per la qualità dei lavori realizzati, in cui emerge tutta la bellezza del made in Italy, sia per il valore dell’appalto, portato a casa dovendo battere concorrenti agguerriti, come ad esempio i cinesi che in questa parte d’Africa attuano politiche molto aggressive ad esempio facendo lavori in cambio di risorse energetiche.

Oyala non è il primo caso di capitale “pianificata” a tavolino

brasilia
Brasilia

Oyala, la nuova capitale della Guinea Equatoriale costruita dal nulla nella foresta, non sarà la prima città pianificata a tavolino. Così sono nate Brasilia, Astana e Islamabad. Ma anche Abuja, Naypyidaw e la meno conosciuta Yamoussoukro. Il caso più noto è forse quello di Brasilia, voluta dal presidente Juscelino Kubitschek per sostituire Rio de Janeiro. Il suo principale pianificatore urbano fu Lúcio Costa. Oscar Niemeyer fu l’architetto capo della gran parte degli edifici pubblici e Roberto Burle Marx ebbe l’incarico di landscape designer. Il piano urbanistico fu basato sulle teorie di Le Corbusier. Brasilia fu costruita in 41 mesi, dal 1956 al 21 aprile 1960, quando fu ufficialmente inaugurata. Altro caso quello della Nigeria, dove Abuja costruita nel centro del paese nel corso degli anni Ottanta, è diventata ufficialmente la sede del governo nel 1991 al posto della caotica Lagos con l’obiettivo di superare le divisioni regionali. Ha invece motivazioni legate alla sicurezza la decisione del Pakistan, che negli anni ’50 decise di spostare la sua capitale dalla città meridionale di Karachi a Islamabad, nel nord del Paese.I lavori di costruzione iniziarono nel 1961 e ci vollero decenni per essere completati. Più bizzarra la storia di Naypyidaw, diventata capitale del Myanmar nel 2005 al posto di Rangoon (Yangon), da cui dista più di 300 chilometri. La nuovo capitale è in una posizione più centrale e strategica, anche se in Myanmar ritengono che lo spostamento potrebbe essere stato deciso dopo l’allarme lanciato da un astrologo su un attacco militare straniero. C’è poi Astana, pianificata e costruita in pochi anni nel mezzo della steppa, divenuta la capitale del Kazakhstan nel 1997 al posto di Almaty, che rimane ancora il centro commerciale del paese e la città più popolata. Ci sono poi i casi della Russia, dove San Pietroburgo servì come capitale del paese dal 1712 al 1918, prima che il governo tornasse a Mosca, e quello della Costa d’Avorio, la cui capitale economica e la più grande città è Abidjan. Ma nel 1960, il leader post-indipendenza Felix Houphouet-Boigny fece dei progetti per stabilire una nuova capitale situata nel suo luogo di nascita: Yamoussoukro divenne così la capitale nel 1983. Per restare in Africa, Dodoma, in Tanzania, venne completata a metà degli anni 1980 dall’architetto statunitense James Rossant. Il trasferimento però non fu un successo e fu realizzato solo in parte: l’Assemblea Nazionale ha sede a Dodoma, ma moltissimi altri enti governativi sono rimasti nella vecchi capitale Dar es Salaam, che infatti viene talvolta indicata come la capitale de facto del paese. Infine, nei mesi scorsi è stata annunciata l’intenzione di costruire una nuova capitale in Egitto, a est el Cairo. Ci potrebbero volere 45 milioni di euro e cinque-sette anni, per ospitare cinque milioni di persone, uffici governativi e amministrativi e ambasciate.

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