Lo scenario dell’Italia emerso durante il convegno “Siccita’, degrado del territorio e desertificazione nel Mondo” tenutosi presso l’Expo, è allarmante: la desertificazione non è più un fenomeno apocalittico ma sta diventando realtà
Il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha portato il suo contributo al convegno “Siccita’, degrado del territorio e desertificazione nel Mondo” tenutosi presso l’Expo di Milano ed organizzato dal CNR con ENEA ed ISPRA. Nel corso dell’evento si e’ scattata la fotografia della situazione del bacino mediterraneo e dell’Italia in particolare, di fronte al lento processo di degrado della vegetazione e perdita di fertilita’ dei suoli. Il CREA, rappresentato nell’occasione da Guido Bonati, ha presentato le piu’ recenti novita’ nelle tecnologie di telerilevamento applicate al monitoraggio della desertificazione e del degrado del suolo, in modo specifico per l’erosione.
I sensori satellitari piu’ recenti usciti dai laboratori di ricerca consentono infatti di indagare con grande precisione aree di dimensioni ridotte e a costi limitati. Queste tecnologie sono state adottate dai ricercatori del CREA per la determinazione del rischio di erosione ai fini della applicazione della Politica Agricola Comunitaria, ma possono essere estese su larga scala anche per gli studi sul degrado ambientale. La desertificazione e’ presente a tutte le latitudini ed in tutti i continenti: in totale 110 Paesi sono colpiti dal fenomeno. Ogni anno si perdono 12 milioni di ettari di terreno, un’area equivalente alla superficie cumulata di Sicilia, Sardegna, Piemonte, Lombardia e Toscana. Si stima che nelle aree aride vivano circa 2 miliardi di persone e sul pianeta circa la meta’ delle popolazioni sotto la soglia di poverta’ assoluta vivano nelle aree aride. Il 72% di queste terre ricade in Paesi in via di sviluppo. La correlazione poverta’-aridita’ e’ quindi evidente ed e’ stata confermata dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione che prevede che entro il 2045 circa 135 milioni di persone potranno essere costrette a migrare a causa della desertificazione. Danneggiare o perdere il suolo non implica quindi soltanto diminuire la produzione agricola: significa perdere biodiversita’ e servizi eco-sistemici e in molti Paesi in via di sviluppo precede migrazioni e guerre. La ricerca in agricoltura puo’ dare risposte al problema promuovendo tecnologie e pratiche di lotta alla desertificazione, gestione sostenibile del suolo, utilizzo ottimale delle risorse idriche, avvalendosi di tecniche agronomiche avanzate ed incrementando sostanza organica del terreno, forestazione e biodiversita’.