Produzione israeliana e tecnologia Nasa usata per lo Shuttle, nuove protesi al seno già impiantate su 5 pazienti italiane
Dallo spazio al décolleté delle donne. L’ultima frontiera della chirurgia del seno arriva da Israele: nuove protesi realizzate utilizzando una tecnologia messa a punto dalla Nasa, la stessa impiegata anche per realizzare il materiale di rivestimento del ‘muso’ dello Shuttle. Un materiale resistente per superare indenne le sollecitazioni fisiche legate all’impatto con l’atmosfera, ma in tutta leggerezza così da non aumentare il consumo di carburante. Nascono così le protesi B-lite, sotto i riflettori oggi a Milano in occasione del 64esimo Congresso nazionale della Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre) in programma fino a sabato 19 settembre. A parlarne, a margine della sessione di lavori dedicata alla ricostruzione mammaria post-tumore, il chirurgo plastico Roy De Vita, primario di Chirurgia plastica e ricostruttiva all’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma che le ha utilizzate in Italia. Le protesi sono state impiantate già su 5 pazienti. Il vantaggio, spiega l’esperto, è che pesano il 30% in meno di quelle tradizionali.
Il primo studio scientifico “è appena stato pubblicato sull’Aesthetic Surgery Journal – aggiunge De Vita – Le protesi in questione sono riempite da silicone medico, proprio come le altre protesi comunemente usate, ma con l’aggiunta di microsfere di vetro borosilicato, un materiale inerte in grado di creare una fitta rete di legami chimici con il gel di silicone. Il risultato è una protesi dalle caratteristiche fisiche analoghe a quelle attuali che a parità di volume pesa meno”. La leggerezza conta, assicura il camice verde. Il progressivo abbassamento del seno, che si verifica con il passare degli anni è direttamente proporzionale al peso del seno stesso. È una legge di natura, la forza di gravità, ‘pane quotidiano’ per la tecnologia spaziale. Il seno aumentato con le nuove protesi tenderà ad essere meno ptosico, precisa l’esperto che annovera tra i vantaggi un risultato estetico più gradevole nel tempo e la minor necessità di prevedere un ritocco a distanza di anni.
“Tra le caratteristiche – riprende De Vita – ce n’è poi una fondamentale: sono maggiormente radiotrasparenti, ovvero non costituiscono un ostacolo in sede diagnostica”. Una trasparenza ai raggi che però non ha a che vedere con il colore stesso delle protesi (bianco, laddove le protesi tradizionali sono invece trasparenti). Il device è già “contrassegnato dal marchio Ce che identifica i dispositivi che hanno superato tutti i controlli relativi alla sicurezza”. Ma, precisa De Vita, “come per tutte le novità non c’è follow up”. Questo vuol dire che al momento non si conosce l’evoluzione a 10, 20 o 30 anni di pazienti che si sono sottoposte a una mastoplastica additiva con le B-lite, come invece è per le altre protesi. “Al momento sono il primo e unico utilizzatore italiano di queste protesi – dice ancora De Vita – Le ho impiantate su 5 donne, tutte soddisfatte. I primi interventi sono solo relativi a casi estetici, ma le caratteristiche delle B-lite le rendono ideali anche per gli interventi ricostruttivi e dove sono presenti esiti cicatriziali, cioè in tutti i casi in cui i tessuti di rivestimento esterni possono trarre beneficio da una minor sollecitazione legata al peso”.