Un percorso tra mito e immaginazione nei vicoli del borgo di Scilla!
Vi si trova uno dei più bei castelli della Calabria, direttamente a picco su una distesa di mare cristallino, che ha visto nascere e narrare uno dei miti più antichi della storia del mondo; Scilla, che ha dato il nome alla cittadina forse più caratteristica della terra calabra. Quanto della realtà si fonde col mito? Per trovarne una risposta bisogna ritornare lontano nei secoli e scoprire chi per la prima volta lasciò ispirarsi da una tal storia e scoprire il perché e il come una tal storia sia sopravvissuta così a lungo nel tempo. Il mito narra di una giovane ninfa di nome Scilla, creatura di rara grazia e bellezza, solita bagnarsi nelle acque del mare per rinfrescare il corpo dalle calure della giornata.
Proprio in ragione di tanta bellezza, una creatura del mare, Glauco, nonostante le sembianze mostruose decise di sorgere dalle acque e presentarsi dinnanzi alla giovane, palesandole il suo amore e sperando di esserne riamato. Ma la giovane Scilla spaventata dalla vista di Glauco, metà pesce e metà uomo, dalla folta barba e i capelli lunghi, sporchi di alghe di mare, si allontanò in una corsa estenuante da quella creatura mostruosa, in preda alle ansie e allo spavento per ciò che aveva veduto. Fu per questo che Glauco decise di recarsi presso Circe, pregando la maga di aiutarlo nell’intento di trovare un modo affinchè la ninfa potesse provare amore per lui. Ma fu la maga stessa però che cadde vittima di un becero gioco del destino, innamorandosi perdutamente di Glauco, e tentando in tutti i modi di convincerlo a rimanere nel suo regno e unirsi a lei.
In ragione di un netto diniego, Circe decise allora di indirizzare la sua vendetta sulla ninfa che aveva rapito il cuore dell’amato, preparando un filtro magico che disperse nelle acque. Non appena la giovane Scilla toccò le acque del mare si ritrovò immediatamente trasformata in creatura mostruosa con il corpo ricoperto da sei teste di cani, e in preda all’orrore per se stessa decise di fuggire e nascondersi in una delle grotte vicine per mai più farsi rivedere straziata da quella trasformazione. Il mito venne ripreso e raccontato da tantissimi dei maggiori scrittori e narratori del passato; ne parlò Omero, Ovidio, Virgilio. Ma la parte più importante della storia è rappresentata dal fatto che il mito sopravvisse nei secoli e ciò perché da sempre le persone che hanno abitato quei luoghi hanno sempre saputo che Scilla non ha mai lasciato quelle grotte, non si è mai allontanata dagli scorci che si affacciano sulla terra sicula.
E’ sempre stato narrato infatti che la ninfa Scilla vicina al mostro Cariddi, piangono la loro esistenza e con moto vendicativo cercano di annegare chiunque passi nello stretto di Messina,e mentre Cariddi ingoia e rigetta tre volte al giorno l’acqua del mare creando dei giganteschi vortici, Scilla attenta alla vita dei naviganti con le sue sei teste, cercando di ghermire altrettanti marinai. E’ qui per ciò che il mito incontra la realtà, il vero si incontra con l’ immaginazione.. le acque dello Stretto sono sempre state dimora di moti ondosi che hanno da secoli reso impervia la vita di pescatori e marinai, tutti convinti che fosse Scilla in preda alla sua vendetta. Raccontato il mito, non resta che visitarne i luoghi, ammirare le grotte e provare a immaginare in quale di esse sia nascosta l’infelice ninfa, passeggiando tra i vicoletti di Chianalea, borghetto di mare in cui gli scorci sugli scogli e il mare sembrano quadri impressionistici, e fermandosi al tramanto a ricaricare le forze in uno dei tanti ristorantini con le salette apparecchiate su piccole palafitte direttamente sull’acqua.. uno dei borghi più romantici d’ Italia.