Torino, l’affascinante e storico capoluogo piemontese, è da sempre stata avvolta da un alone di mistero. Oltre ai bei palazzi risalenti al periodo monarchico, alla Mole Antonelliana, ai parchi come il Valentino, la città offre luoghi d’interesse anche agli appassionati di esoterismo. E’ considerata infatti simbolo del culto massonico, ma anche del satanismo del quale sarebbe una delle città simbolo.
Sicuramente in passato la “Torino sotterranea” ha dato ospitalità e protezione a uomini simbolo della magia, come l’esoterista e alchimista Alessandro Cagliostro e l’astrologo “veggente” Nostradamus.
Quest’ultimo, in particolare, arrivò nella città della Mole nel 1556 dove soggiornò nella “Domus Morozzo”, distrutta poi da un incendio. Pare che al suo interno vi fosse un’incisione, poi bruciata tra le fiamme, che diceva: “Nostradamus ha soggiornato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria. Chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera”. Questa frase attribuita proprio a Nostradamus, non ha fatto altro che accrescere il mistero che ruota attorno a Torino, considerata città crocevia di e segreti, divisa tra il bene della magia bianca e il male della magia nera.
Altro elemento a favore di questa tesi è il fatto che secondo un’antica leggenda Torino fu fondata nientemeno che dagli antichi Egizi, ma non da egizi qualsiasi, bensì da Fetonte, figlio di Iside dea della magia, che volle creare un centro di culto al dio Api, rappresentato con le sembianze di un toro, proprio nel luogo
in cui si incrociano i fiumi Dora e Po, dove il primo rappresenta il lato femminile, ovvero la Luna, e il secondo il lato maschile, il Sole. Maschile e femminile sono elementi ricorrenti in tutte le leggende esoteriche, più o meno fondate.
Secondo i moderni esoteristi Torino sarebbe al vertice di due triangoli magico-geografici. Il primo, quello della magia bianca, la unirebbe a Praga e Lione; il secondo, della magia nera, collegherebbe la città piemontese a Londra e San Francisco. Persino nella pianta della città e nella sua posizione sembrerebbero esserci elementi riconducibili a questa sua natura magica: la pianta romana indica le porte d’ingresso in corrispondenza dei quattro punti cardinali; Torino si trova sul 45° parallelo, segnato da un obelisco nella Fontana del Frejus in Piazza Statuto. Quest’ultimo, in particolare, è considerato come uno dei punti della città più trasudanti magia nera. Per contro, nella vicina Piazza Solferino, ci sarebbe invece la “Porta dell’Infinito” rappresentata dalla Fontana Angelica.
E, ovviamente, anche il Sacro Graal compare nelle leggende torinesi. Secondo la tradizione, infatti, lo sguardo della statua che rappresenta la Fede, di fronte alla Gran Madre, indicherebbe un luogo dove sono celate tutte le informazioni che servono per trovare il leggendario calice, al quale sarebbe collegato anche il castello di Moncalieri indicato come una delle sedi dei cavalieri Templari. Sempre secondo queste credenze, sotto al celebre Museo Egizio, ci sarebbero le “Grotte Alchemiche”, sede di misteriosi alchimisti medioevali, esattamente come nei sotterranei del museo de Il Cairo.
Ma si tratta di fantasia o di realtà? I cultori e gli appassionati di esoterismo sembrano non avere dubbi. Benché, andando a ritroso nella storia, come per ogni leggenda, ci sono elementi reali e molto concreti che potrebbero collegare Torino all’idea “satanica” della città del male, e non sarebbero da ricercare nell’antichità, ma in tempi più recenti. La più vicina, in ordine cronologico, risale agli anni tra il 1968 e il 1972, quando alcune persone legate all’ambiente universitario iniziarono a mettere in giro la voce, poi rivelatasi una menzogna, secondo cui più di 40 mila satanisti fossero a Torino per un motivo non meglio specificato. A prendere sul serio questa vera e propria bufala studiata ad arte furono in molti, tra cui anche i giornali dell’epoca.
Questa trovata fu uno degli elementi che, nella percezione generale, riuscì a dare a Torino una connotazione esoterica legata al satanismo, che in realtà aleggiava già nell’aria dal secolo precedente. Tra il 1850 e il 1870, infatti, il governo risorgimentale piemontese era tollerante nei confronti di tutte le religioni non cattoliche e addirittura anti-cattoliche ed esoteriche, appoggiate come segno di protesta nei confronti della Chiesa di Roma. I cultori di questi movimenti, dunque, trovarono a Torino terreno fertile dove praticare i loro riti, sia religiosi che magici. Tutto ciò, con la presenza quasi costante di occultisti e maghi in città, portò ad attribuire a Torino, nella letteratura anti-piemontese, la fama di “città del Diavolo”.
Che si collochi tra storia e leggenda, o tra bene e male, il capoluogo piemontese rimane misterioso per molti. E il futuro potrà forse portare altre novità e altri tesi più o meno veritiere, che potranno accrescere la magia e l’esoterismo della città della Mole.