di Gianluca Congi – Era il 21 agosto 2007, quando per il WWF, in qualità di “testimone del clima”, scrissi un messaggio, in relazione ai cambiamenti climatici; si trattava di una piccola osservazione, che oggi riporto integralmente: “Il Picchio nero lascia il posto ai gruccioni” – San Giovanni in Fiore. Dopo l’incendio che ha bruciato la foresta nel 2000, ora la cosa che mi desta preoccupazione è vedere, per la prima volta nella mia vita, una colonia di gruccioni, a 1200 metri di altitudine, in piena Sila, là dove fino a poco tempo c’era il Picchio nero, relitto glaciale confinato in queste montagne. In quelle poche righe, era descritto un tentativo di nidificazione, poi non andato a buon fine, e per giunta, in luoghi inadatti, alla specie, che mai prima d’ora, si era avventata fin cosi in alta quota, giacché nidifica in pianura e al massimo nella bassa collina.
Una riflessione ampia, sull’arrivo di un nuovo inquilino tra queste antiche montagne di Calabria, di cui, nemmeno i più anziani pastori, prima d’ora, ne ricordavano la presenza. In diverse zone dell’Appennino calabro, i movimenti migratori del Gruccione (Merops apiaster), si documentano regolarmente, da un ventennio a questa parte, concentrati soprattutto tra gli inizi di agosto e la prima decade di settembre. Questa specie di uccello è grande quasi quanto un Tordo, molto snello, possiede una lunga coda. Mostra un becco appuntito, sottile, lungo e incurvato verso il basso, oltre a dei bei colori sfumati di azzurro, giallo, verde, arancione e nero, con dorso, vertice e pannello superiore dell’ala interna, di marrone-rossiccio, l’occhio è rosso cremisi. Con i suoi inconfondibili richiami, emessi, in particolare, dagli stormi in volo e udibili anche dalla lunga distanza, il Gruccione è un migratore transahariano, che giunge in primavera per poi ripartire quando ancora l’estate non è ancora terminata.
Di abitudini gregarie, nidifica generalmente in colonie. Sono occorsi diversi anni di continue e interminabili ricerche, per avere la prova, che l’esotico uccello policromatico, aveva finalmente messo su casa e famiglia, a queste insolite latitudini e altitudini! Il tutto accadde, qualche anno fa, nel periodo riproduttivo per la specie; i fenomeni migratori erano esauriti ormai da diversi giorni e, alcuni gruccioni, volavano dai fili della luce verso le assolate praterie circostanti. Apparentemente spettrali, come fantasmi, i pennuti andavano e venivano verso una brulla collinetta. Che cosa stavano facendo, a giugno inoltrato e con quella frenesia fisica e canora? Non ci volle molto, per comprendere, che erano a caccia d’insetti volatori, in particolare imenotteri come api, vespe, bombi, calabroni e tutto ciò che gli capitava a tiro. Un mistero, felicemente terminato, quando, da dietro una costruzione, a due passi da una strada di campagna, su di una piccola scarpata artificiale, derivata da un vecchio sbancamento, ecco che affioravano le prime e, inconfondibili aperture dei nidi, seguite dai lunghi cunicoli scavati nella terra sabbiosa, questi, talvolta sono profondi fino a 3-5 metri e dove all’interno, per i piccoli gruccioni silani, una nuova alba era appena iniziata!
Il Gruccione quindi ha nidificato in Sila, si tratta di un fatto storico, poiché avvenuto a ben oltre 1150 metri sul livello del mare, ma sarà stato solo un evento casuale? Direi proprio di no, tenuto conto che è da circa tre-quattro anni, che nidifica regolarmente ed è in lento ma graduale aumento, a oggi sono almeno quattro i siti censiti, tutti concentrati nella medesima zona. I primi coloni gruccioni, approdati dalle terre d’Africa fin sulle alture della Sila, nel breve tempo intercorso, hanno portato altri pellegrini; puntualmente, attraversando l’azzurro Mediterraneo, crocevia di vite umane in cerca di fortuna e di un avvenire migliore, eccoli in volo spensierato, su di una Terra che cambia continuamente volto! Un sincero grazie va all’ornitologo Francesco Sottile del GRAC (Gruppo Ricerca Avifauna Calabra), per i continui contatti, al fine di raccogliere, tra gli altri, anche i miei dati pertinenti ai gruccioni della Sila, sintesi contenuta, assieme ad importanti e preziose informazioni, all’interno del bel libro di Sergio Tralongo, Luca Gorreri e Roberto Basso, dal titolo: “Merops apiaster – I GRUCCIONI”. Un particolare grazie anche a uno degli autori del libro poc’anzi citato, il reggino Sergio Tralongo, conosciuto molti anni addietro, in quel del Parco Fluviale Regionale dello Stirone, a Salsomaggiore Terme, da lui ho appreso che le colonie silane, sarebbero quelle nidificanti alla quota altimetrica più elevata d’Italia, un fatto davvero più unico che raro!
Oggi il Gruccione, in Italia è certamente in espansione, con una stima superiore alle 2.500 coppie nidificanti, si tratta di una specie protetta dalla legge, per cui sono severamente vietate la cattura, l’uccisione, la detenzione, la distruzione e il prelievo dei nidi. In Calabria è segnalato in netta crescita in particolare nel versante ionico delle province di Cosenza, Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria, pur se popola anche altre zone pianeggianti o dell’immediato entroterra calabrese ma mai oltre le prime colline. Le minacce maggiori coincidono nel periodo riproduttivo e sono individuate nella predazione dei nidi (da parte di donnole, serpenti etc.) e nel disturbo antropico attuato direttamente sui siti dove nidifica. Nell’area di studio, sempre in Sila, un posto è stato abbandonato per un paio di stagioni, poiché nelle immediate vicinanze, vi avevano realizzato una pista per automezzi, fortunatamente, con la rinuncia di tale progetto, incurante della presenza di un’abitazione e di una strada carrozzabile molto transitata dai mezzi agricoli, la specie è tornata poi a nidificare quest’anno. Con l’arrivo del Gruccione, sono sorti, gli immancabili e puntuali problemi di convivenza con l’uomo, questi uccelli, in alcune zone, sarebbero accusati di far razzia di api e quindi rappresenterebbero una nuova insidia per gli apicoltori. A parte il dato di fatto, che il Gruccione, non si nutre solo di api bensì soprattutto di altri insetti, tra cui sicuramente moltissimi calabroni, che, notoriamente sono predatori delle api stesse, per cui, secondo alcuni studi, sarebbe compensata in proporzione, la predazione da parte del volatile; come a dire, pur in assenza di gruccioni, le api, avrebbero una non indifferente pressione da parte di altri predatori, spesso invisibili ma talvolta molto più insidiosi di questo innocuo uccello. In conclusione, come sempre, mi chiedo, se non sarebbe meglio riflettere su chi, ogni giorno, stravolge l’equilibrio della natura, in tutte le sue forme e manifestazioni. Chi è la vera minaccia, il Gruccione o l’uomo padrone in veste di distruttore del proprio e altrui futuro? Pascoli, ampie coltivazioni cerealicole e di patate, praterie, frutteti in vicinanza di piccole scarpate artificiali (tranne un caso di nidificazione recente in parete sabbiosa derivata da erosione), rappresentano, al momento, l’habitat riproduttivo delle prime pur se ancora piccole colonie riproduttive della Sila, le più elevate del Paese e chissà se anche d’Europa, in uno scenario, come in questo caso, dove i cambiamenti climatici forse, non coincidono necessariamente con spiacevoli eventi o sorprese!
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it